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venerdì 24 marzo 2017

Colpo basso, Renzi sputtana Di Maio: "Ecco quanto guadagna davvero..."

Renzi contro Di Maio e Di Battista: "Da premier guadagnavo la metà di loro"



"C'è un racconto su Renzi il burattinaio che non esiste. Io mi sono dimesso da tutto, da premier e da segretario". Intervistato dal Corriere della Sera, Matteo Renzi si difende e contrattacca i grillini nel giorno dei nuovi insulti tra Beppe Grillo e Pd. "Io non ho vitalizi e mai li avrò. Ho anche rinunciato alla pensione privata - spiega -. Da premier guadagnavo la metà di quello che guadagnano Di Battista e Di Maio dopo che hanno restituito una parte dello stipendio, o, almeno, dicono di averlo fatto. Già, perché il loro è un concetto di riduzione per cui dicono di prendere tremila euro e invece ne prendono diecimila. Questo per dire che ho le carte in regola per poter parlare. Ebbene, l'atteggiamento strumentale e quasi violento non sfonda con il sottoscritto. Non accetto che il giorno in cui a Londra ci sono dei morti, ci possa essere qualcuno che inneggia alla violenza e arriva addirittura a usare la violenza nei confronti delle istituzioni".

Sulla decadenza del senatore forzista Augusto Minzolini ammette: "Io avrei votato per la decadenza. Non perché non ritenga che questa sia una vicenda molto strana, ma perché penso che il Parlamento non sia il quarto grado della magistratura. Dopodiché ho ascoltato con molto interesse alcune valutazioni di senatori che hanno votato contro la decadenza, ciò che ha detto Minzolini nel suo intervento e anche i discorsi di quelli che vogliono cambiare la Severino. Ma finché c'è questa legge quello che valeva per Berlusconi deve valere anche per gli altri".

A chi la accusa di aver creato un sistema di potere toscano, Renzi risponde secco: "Questo è uno dei temi più ridicoli che abbia mai sentito. Anche se l'argomento è molto serio. Sono arrivato a Palazzo Chigi un mese prima di una tornata di nomine importanti e non ho scelto nessun fiorentino, ho fatto di tutto per mettere i più bravi. Sto scrivendo un libello dove il passaggio della scelta delle persone e delle nomine segna la vera frattura tra me e un mondo della politica romana, che è la vera causa per cui ho perso la sfida". La vicenda Consip, che vede suo padre Tiziano indagato insieme al braccio destro Luca Lotti, non lo spaventa: "Nei miei mille giorni di governo ho visto un atteggiamento della politica troppo spesso subalterno al grillismo e all'ondata giustizialista. Un esempio? La teoria secondo cui chi ha ricevuto un avviso di garanzia, e lo dico io che in 13 anni che faccio politica non ne ho mai ricevuto uno, si deve dimettere. Io non la penso così...".  

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