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lunedì 20 febbraio 2017

"Mi vergogno". Mps, D'Alema crolla:  clamorosa confessione sui bidonisti

D'Alema si vergogna del Pd: "Ha salvato i bidonisti Mps"



di Gianluigi Paragone



La lista dei bidonisti entra nelle beghe del pd. A presentare il conto è un sempre più battagliero Massimo D’Alema. Ecco cos’ha detto a un seminario di formazione: «Il parlamento ha votato per non pubblicare le liste dei debitori, dei ricchi signori che hanno preso i soldi e non li hanno restituiti. Anche il mio partito, di cui ho la tessera in tasca, ha votato. E lo dico con un certo sentimento di vergogna».

A conti fatti, dunque, le beghe della finanza italiana tornano a galla e con esse riemergono anche i silenzi e gli stop di una buona parte del Palazzo. Partito democratico in testa. Tra Renzi e Gentiloni assistiamo alla stessa incomprensibile liturgia di una copertura del potere a svantaggio dei cittadini. I quali stanno pagando a loro insaputa - e finalmente possiamo utilizzare l’espressione a ragion veduta - manovre che odorano di palazzo.

Perché mai il parlamento non ha voluto rivelare i nomi dei debitori bidonisti? Perché le trame che hanno retto una parte delle relazioni tra partiti, società civile e banche, non possono essere svelate? Perché i cittadini devono sempre rimbalzare contro quel muro di gomma che presidia il Palazzo? Non solo non è giusto, ma è profondamente diseducativo. Sotto le insegne del banche si sono consumate delle fregature colossali: possiamo conoscere i protagonisti di questa mangiatoia? Il parlamento risponde picche. Esattamente come sta prendendo tempo sulla commissione d’inchiesta riguardante le banche zompate in aria.

Massimo D’Alema oggi dice di vergognarsi per i silenzi sui debitori vip di Mps e così facendo si leva dalle ombre create da chi era pronto a rinfacciargli amicizie chiacchierate legate a Montepaschi. Il Lider Massimo sta giocando la partita politica che più gli riesce meglio; dalla campagna referendaria ad oggi, Baffino gioca al gatto col topo con un Renzi impallidito e senza più lucidità. Il fu Re Rottamatore si è messo da solo all’angolo e sta prendendo un sacco di botte. Per fare lo sbruffone abbassa spesso la guardia, come a dire che è tutto sotto controllo. Con la scissione si beccherà un altro uno-due e allora a quel punto il ko non sarà lontano. Con il sistema proporzionale, la scissione regala alla minoranza un peso nelle trattative che vale doppio. Per questo da giorni sono convinto che la scissione prenderà corpo: perché dovrebbero restare minoranza quando possono rendersi protagonisti e interlocutori indispensabili? Renzi è un giocatore nato nel leaderismo del maggioritario; è il Cesare Borgia che dice o me o il nulla. L’ex premier non conosce le rotondità del proporzionale e sarà costretto a trattare fino a che non gli salteranno i nervi.

Se poi a questa debolezza interna al partito si aggiunge una frattura con il fronte degli under 40 sarà difficile per Renzi giocare da protagonista. Il suo affanno proprio sulla questione delle banche e i pessimi risultati sul campo del lavoro sono ferite che difficilmente si rimarginano. Non bastano i colpi di teatro né le frasi a effetto con cui conquistò la cima. Lui e i suoi del Giglio magico sono come i pifferi della montagna: partirono per suonare e furono suonati.

La gente vuole sapere per conto di quali debitori vip sta pagando il conto. I risparmiatori truffati vogliono sapere la verità sulle banche fallite. E tutti noi vorremmo sapere quando finiranno di prenderci per i fondelli. Ma questa è una vecchia canzone.

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