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lunedì 20 febbraio 2017

Cacciano Berlusconi e stra-godono Salvini-Meloni, sondaggio pazzesco

Meloni e Salvini, il sondaggio sul listone unico senza Berlusconi: vale il 25%


di Matteo Pandini



Nessuno, tra quelli che animavano il centrodestra di governo, vuole prendersi la responsabilità di abbandonare la compagnia. E infatti alle amministrative di primavera, salvo rare eccezioni, la coalizione resterà intatta. La musica rischia di cambiare alle Politiche. Ma tutti, pubblicamente, fanno finta di niente. Tanto che perfino Silvio Berlusconi è arrivato a spedire una lettera ad Alemanno e Storace per dire che «il Polo Sovranista saprà essere parte integrante» di una coalizione «che possa candidarsi a guidare il Paese». Ha poi aggiunto Renato Brunetta: col Cavaliere in campo, «tutti uniti possiamo valere il 40%!». Dalla Liguria, salta su Matteo Salvini: «Lavoro per l’unità!», però non voglio in squadra i vari «Alfano o Casini».

Questo tira e molla dura da mesi. In molti scommettono che, quando ci sarà la contesa per Palazzo Chigi, il Cavaliere andrà per la sua strada. Ben diversa da quella di Salvini e Giorgia Meloni. Tutto resta in sospeso solo perché non è ancora chiaro quando si voterà. E con quale legge elettorale. Col proporzionale - ipotesi concreta - tutti i partiti saranno incentivati a correre da soli. Un vero peccato, dicono dai Fratelli d’Italia, perché un listone da battezzare «Italia Sovrana» e in cui coinvolgere il Carroccio e i vari Fitto, Storace e Alemanno, potrebbe valere «il 25%». Senza gli azzurri. E con la possibilità di crescere.

Girano già alcuni sondaggi. L’idea affascina i lumbard. Che però - anche se nessuno lo dice apertamente - non gradiscono d’infilarsi sotto un tetto chiamato Italia o che abbia riferimenti al tricolore. Anche perché, ragiona un fedelissimo di Salvini, «forse sarebbe preferibile chiamarci Alleanza identitaria, anche perché il federalismo resta irrinunciabile». Fatto sta che questi dibattiti sono stati rimandati a data da destinarsi. Ora, si discute di primarie. Lega e Fratelli d’Italia ne stanno ragionando da settimane, e gli sherpa sono al lavoro per limare il regolamento. Si sono ispirati a quello del centrodestra francese.

Se e quando verranno apparecchiati i gazebo, i cittadini dovranno: scucire una cifra simbolica, di 1 o 2 euro. Esibire documento e - molto probabilmente - il certificato elettorale. Firmare una carta dei valori, impegnandosi a non votare più di una volta.

Un’altra idea su cui i partiti stanno ragionando, è inserire il nome degli elettori in un elenco ad hoc. Aggiornato in diretta con qualche diavoleria informatica. Così da scovare subito eventuali furbetti. Gli aspiranti candidati alla guida della coalizione, invece, dovranno raccogliere un certo numero di firme. Da far autenticare ai consiglieri comunali. Lo stesso procedimento previsto per le normali elezioni.

Nell’aria, galleggia l’ipotesi di celebrare le primarie in una regione per volta. Ma tutto dipenderà dalla data del voto. Se ci saranno le urne a giugno, non ci sarebbe il tempo tecnico. «Vogliamo avere idee chiare da Berlusconi» ripete Salvini, deciso a mettere su una coalizione con l’obiettivo dichiarato di abbattere questa Unione europea. Un tema che non appassiona gli azzurri, non a caso freddini sulle primarie. Il capo leghista azzera le polemiche: «Dobbiamo pensare alle amministrative, presto si voterà in città chiave» come Genova, Verona, Padova. E le Politiche? «Dipende dal Pd, siamo ostaggio delle loro liti» dicono in coro dal centrodestra. Mentre il capo leghista torna a battere il tasto-immigrazione: «Ci vuole una pulizia di massa. Via per via, quartiere per quartiere, con le maniere forti se serve perché ci sono interi pezzi d’Italia fuori controllo», dice a proposito delle iniziative anti-clandestini varate da Donald Trump.

Berlusconi si sfoga con i suoi, e le sue riflessioni rimbalzano nelle agenzie: «Torniamo a occuparci dei problemi della gente, ho superato Renzi in gradimento e con me in campo» tutta la coalizione «recupera almeno 10%». Anche perché «siamo alla pari con la Lega». Parole che suonano come una reazione stizzita a Salvini, che ad Arcore giudicano uno sbruffone.

Un ganassa, con cui sarà difficile trovare un’intesa...

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