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lunedì 29 febbraio 2016

ECCO IL SUO CANDIDATO Salvini, ora è terremoto: chi ha scelto, i risultati

Ecco il suo candidato. Ora è terremoto-Salvini: chi ha scelto, i risultati



Quasi finite le primarie fai-da-te di Matteo Salvini per Roma. Il leader della Lega Nord, in una conferenza stampa a Montecitorio, ha fornito i primi dati a scrutinio ancora in corso. Il risultato però è delineato: "In ventiquattr'ore quasi 15mila persone sono uscite di casa per esprimere la loro opinione ed è qualcosa che deve servire a tutto il centro destra". In testa c'è Alfio Marchini (1.450 voti). Seguono Irene Pivetti (1.300), Francesco Storace (1.250) e Guido Bertolaso (1.050). "A metà dello spoglio nessun candidato arriva alla maggioranza - ha aggiunto Salvini - non dico tutti sullo stesso piano, ma ci sono poche percentuali di differenza". Sorprende comunque Bertolaso, fieramente osteggiato da Salvini, tanto che il segretario del Carroccio ha ammesso: "Evidentemente la sua proposta ha una sua dignità". Forte di questi dati, Salvini ha suonato la carica invocando le primarie: "I gazebo erano una roba nostra, non rappresenta tutti, ma dà un risultato". E ancora: "Fermiamoci un attimo e ragioniamo se non sia il caso di coinvolgere tutti i cittadini in una giornata di partecipazione e di scelta popolare", perché "così il centrodestra a Roma perde e fa il più grande regalo possibile a Matteo Renzi".

IL PREZZO DI SUO FIGLIO Ecco quanto lo ha pagato: le cifre, imbarazzo per Nichi

Ecco quanto ha pagato il figlio Tobia. Le cifre che imbarazzano Vendola



Negli Stati Uniti avere un figlio da una madre surrogata è facile. Basta avere i soldi. Il costo, riporta il Corriere della sera, si aggira tra i 135mila e i 170mila euro. Tanto avrà speso Nichi Vendola con il suo compagno Eddy Testa per avere il piccolo Tobia Antonio. Una spesa che lievita se aumentano il numero dei tentativi per averlo e se la gravidanza è gemellare. 

Con quella cifra non solo paghi il bambino ma anche la cittadinanza americana e la certezza che quel bambino sarà figlio dei genitori internazionali e che la madre surrogata non avrà alcun diritto. Per questo si parla di un giro d'affari pazzesco destinato a crescere: più di 2.000 bambini nati ogni anno, il triplo di 10 anni fa, molti dei quali per coppie straniere. La California è la meta più gettonata dai gay italiani cui la pratica è preclusa nell'Europa dell'Est, per esempio.

Farinetti che coltellata a Renzi La frase che sputtana Matteo

Oscar Farinetti sveglia Renzi: "Per l'Italia quattro anni di m..."


di Franco Bechis



Lo dice senza fronzoli: «Siamo nella merda». E spiega pure perché: «lo siamo perchè mancano i posti di lavoro». Non basta? Aggiunge: «e per farvi coraggio voglio dire che secondo me stiamo entrando in un periodo di tre o quattro anni che saranno ancora più complicati del periodo 2009-2014. Ma è scritto che è così. Perché in quel periodo là almeno avevamo i Brics che tiravano, per cui esportavamo là. Adesso ci vengono a mancare anche quelli».

Queste parole non escono da una notoria Cassandra, dall' ultimo degli economisti catastrofisti. E nemmeno da un gufo di quelli che Matteo Renzi accusa di macumbe e gesti iettatori solo per oscurare i grandi passi avanti che le sue decisioni avrebbero fatto fare all' Italia. Nossignori, a dire che domani sarà ancora peggio è stato ieri a Roma l' imprenditore più renziano che ci sia: Oscar Farinetti, il fondatore e padrone di Eataly. E lo ha fatto a casa Renzi, proprio nella stessa sala dove ieri mattina era passato per un saluto il presidente del Consiglio e capo del partito di maggioranza: davanti ai giovani riuniti per la scuola di formazione politica del Pd.

I rischi di internet - Farinetti non ha fatto il gufo: ha raccontato la realtà presente, uscendo dallo schema ottimismo/pessimismo che secondo lui è il modo con cui si può guardare il futuro prossimo. Se sei ottimista pensi che un problema possa avere nel tempo una soluzione, e lavori su quella strada. Se sei pessimista invece pensi che le soluzioni non ci siamo mai, e quindi non fai nulla e ti culli nella difficoltà. Ma guardare la realtà è esercizio da realista. E Farinetti ha imbastito una lezione sicuramente interessante, anche se probabilmente urticante per la narrazione dell' esecutivo.

Per Renzi, che non ha presenziato allo show, a dire il vero il Farinetti di ieri sarebbe stato indigesto e urticante sotto molti altri aspetti assai poco diplomatici nel momento politico attuale. Farinetti è stato pesantissimo nei confronti dei cattolici, e alla platea di ragazzi che lo stava ascoltando ha pure detto: «Mi spiace di dirlo ai democristiani che ci sono fra voi. Ma la cosa più giusta detta da Karl Marx è che la religione è l' oppio dei popoli». Ha divagato su materie non sue come la storia patria, perdendosi in luoghi comuni sulla divisione fra conservatori neofobici (che avrebbero paura della novità) e innovatori, sostenendo che il Medioevo era il simbolo dei primi e l' impero romano (e poi il Rinascimento) dei secondi. Nella sua verve anticattolica si è fatto anche trascinare più in là, attaccando acidamente Angelino Alfano perchè «può dire scemenze, tanto poi va a confessarsi e lo perdonano pure».

Farinetti non è filosofo, politico o pensatore e si è visto bene ieri. È un imprenditore, comunque la si pensi, di successo. E quella prospettiva di tre quattro anni più neri di quelli che abbiamo vissuto merita di essere ascoltata sul serio. Secondo il fondatore di Eataly a determinare il ciclo negativo dell' economia c' è un solo responsabile: Internet. Che è la più grande invenzione della storia dell' umanità, dopo il fuoco. Ma che oggi produce un solo effetto: distruggere posti di lavoro in società fondante sul modello consumistico, che hanno le loro economie costruite alla base proprio sui posti di lavoro.

Farinetti lo ha spiegato ai giovani Pd con parole colorite. Raccontando che internet come il fuoco «è una invenzione che cambia il destino, la postura, l' essenza degli umani. Il colpo di fortuna è nascere nell' epoca di una invenzione straordinaria. La sfiga è che per domarla ci vuole un po' di tempo. Il fuoco ci misero migliaia di anni a domarlo. E noi siamo nella stessa situazione di allora. Abbiamo inventato una macchina straordinaria che si chiama Internet. E siamo sicuri che è una invenzione meravigliosa, che ci rimetterà di nuovo a posto, che creerà posti di lavoro, che ci farà vivere di nuovo in un' era fantastica, che risolverà un sacco di problemi del pianeta. Tuttavia siamo come nel momento in cui fu scoperto il fuoco: ci stiamo bruciando i piedi, stiamo dando fuoco alle foreste. Non riusciamo a domarlo».

Insulti e giudizi - Oggi quella straordinaria invenzione secondo Farinetti ha due scopi: «nella attività economica distruggere posti di lavoro. Nel privato la usiamo per insultarci o per giudicare». Il giudizio popolare non va giù al fondatore di Eataly, che subito se la prende con il sito più famoso per giudizi nel suo settore: «Grazie a internet diventiamo tutti giudici, tipo questa cagata di Trip Advisor. Io sono contro Trip Advisor, perché secondo me bisogna usare dei professionisti. Sono i politici a dovere fare politica, gli imprenditori a dovere fare impresa. E devono essere quelli che capiscono di cibo a giudicare il cibo».

Con uno scenario immediato così nero, ai ragazzi però Farinetti ha dato una soluzione: «avessi la vostra età, saprei su cosa puntare. Fino ad oggi si è costruito un modello sociale ed economico per godere. Ora sappiamo che il mondo finirà. E il lavoro del futuro dovrà basarsi non più sul godere, ma sul durare. Funzioneranno tutte le attività che cercheranno di allontanare il più possibile la fine del mondo, cercando di ritrovare un rapporto con la terra, con l' aria e con l' acqua». E su quelle la politica dovrebbe investire.

Il pizzino: "Sa cosa deve fare..." Prova devastante contro Napolitano

"Sa bene quello che deve fare...". Il "pizzino" che demolisce Napolitano



Gli Stati Uniti spiavano Silvio Berlusconi: è la novità della settimana. E, in tandem con Bruxelles, cospiravano per la sua caduta. Strategie e complotti con epicentro a Washington, insomma, testimoniati da una serie di carte e documenti che, ora, sono state scovate. A trovarle è stato Andrea Spiri, professore della Luiss, che ha scovato al Dipartimento di Stato di Washington i "fogli che scottano" dopo la progressiva desecretazione avvenuta tra ottobre 2012 e dicembre 2015.

Parte di questi documenti sono stati pubblicati da Il Giornale. Si torna così a novembre 2011, con lo spread in volo, l'assedio a Berlusconi e i "sorrisetti" di Merkel e Sarkozy. Ed è il 12 novembre quando il sottosegretario alla crescita economica Robert Hormats invia una mail a Jacob Sullivan, capo dello staff del segretario di Stato Hillary Clinton. Hormats si rifà a un rapporto inviato il 9 novembre dall'ambasciatore David Thorne. Nella missiva si legge: "Continuano i battibecchi politici, ma la direzione generale è fissata". E la direzione è un cambio di governo: quello che ha poi portato Mario Monti a Palazzo Chigi.

La corrispondenza prosegue con un misterioso omissis. Quindi Thorne riprende: "Sono anche intervenuti la Merkel e Sarkozy. Lo spread è sotto il picco, ma ancora molto alto. L'Italia sa quello che deve fare. David". "Spero - riprende Hormats - che Thorne abbia ragione, che l'Italia sappia quello che deve fare. Dovremmo vedere se Monti può farcela con gli insofferenti e se può portare dalla sua parte l'opinione pubblica. Egli è molto brillante, ma le sue capacità politiche e motivazionali andranno verificate". E mister Hormats aveva ragione: Monti, infatti, si sarebbe rivelato un totale disastro.

La frase più pesante, però, è quel "l'Italia sa quello che deve fare". Era tutto già scritto, già deciso, insomma. E il grande burattinaio era l'allora capo dello Stato, quel Giorgio Napolitano avrebbe brigato per il crollo dell'ultimo esecutivo Berlusconi: quando gli Usa scrivevano "l'Italia sa quello che deve fare" era fin troppo facile individuare in Re Giorgio il referente. Eppure, Napolitano, oggi ha scelto di tacere: il presunto regista del complotto ha annunciato che non risponderà alle domande su ciò che è accaduto in quelle settimane.

Il sondaggio che cambia il centrodestra Chi è il big che batte Salvini e il Cav

Sondaggio sulla fiducia nei leader: Toti meglio di Salvini e Berlusconi



Con le amministrative ormai a qualche settimana di distanza, fervono i sondaggi. Uno particolarmente interessante, anche per i risultati parzialmente inattesi, è quello realizzato da Tecnè e illustrato sul quotidiano "Il Giorno". Mostra la fiducia nei leader politici in una scala che va da 0 (nessuna fiducia) a 100 (massima fiducia) e mette al primo posto la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni con un punteggio di 36 su 100. La sorpresa è al secondo posto, dove si piazza quello che, a questi livelli, è da considerarsi un outsidere: Giovanni Toti. Con 35 punti su 100, il consigliere politico di Berlusconi passato dall'Europarlamento prima di diventare governatore della Liguria, precede Matteo Renzi (34 su 100), il grillino Luigi Di Maio (31 su 100), Beppe Grillo e Matteo Salvini (30 su 100), Silvio Berlusconi con 29 su 100.

I giudici entrano in Forza Italia Ordine a Berlusconi: "Cosa devi fare"

Il giudice a Forza Italia: "Riassumere subito la dipendente licenziata"



Dopo essere entrati per anni a gamba tesa nella politica italiana nel suo complesso, i giudici entrano ora direttamente dentro Forza Italia. E lo fanno addirittura dando ordini a Silvio Berlusconi, che del partito è stato storico fondatore ed è tuttora indiscusso numero uno. Il tribunale civile di Roma ha infatti accolto il ricorso di una dipendente licenziata da Forza Italia, ordinandone l'immediata riassunzione. Una bella rogna per la tesoriera azzurra Maria Rosaria Rossi, per la quale la sentenza rischia di tramutarsi in un precedente a favore dei 95 lavoratori che sono stati messi alla porta dal partito nei mesi scorsi.

Come riporta il quotidiano "La Repubblica", la pronuncia, emessa lunedì scorso dal giudice Maria Gabriella Marrocco sottolinea "l'illegittimità della procedura di cassa integrazione fin dal suo momento originante". Per questo, si legge, la lavoratrice "fondatamente pretende di essere riammessa nel posto di lavoro con le mansioni e l'inquadramento orario preesistenti e di vedersi corrispondere la retribuzione dal momento della sospensione in poi".

Il documento che cancella l'Italia Verremo commissariati: la prova

Il documento che cancella l'Italia. Verremo commissariati: la prova


di Carlo Pelanda



Il rapporto 26 febbraio 2016 della Commissione segnala che l’Italia danneggia l’intera Eurozona per poca crescita e che costituisce un pericolo prospettico per la stabilità finanziaria dell’eurosistema. Nel rapporto 2015 non c’era un segnale di pericolosità così forte: come mai dopo un miglioramento, pur piccolo, della crescita l’Italia è oggi più “eurofrenante” di un anno fa? Si tratta di sottigliezze di linguaggio, ma chi usa questi rapporti per farsi un’opinione su nazioni di cui non ha conoscenza diretta le annota, per esempio le agenzie di rating. La Francia con un’economia stagnante che non può fare a meno di un deficit oltre soglia per finanziare il modello statalista, cosa che proietta il suo indebitamento prospettico oltre quello italiano, invece non è considerata un pericolo.

L’ipotesi di due pesi e misure non mi sembra immotivata. Sensazione rafforzata dai rapporti sulla Germania: non nascondono i problemi correnti e prospettici, ma il fraseggio li alleggerisce. Per esempio, in realtà il sistema bancario tedesco è minato da una miriade d’istituti locali con governance politica, difesi da Bundesbank che non ha voluto che la vigilanza Bce penetrasse i loro bilanci opachi, probabilmente densi di titoli tossici non ancora svalutati, come in alcuni grandi istituti. Nei rapporti, invece, si trovano cenni, ma senza definizione di un grosso problema nazionale ed europeo come è. Mentre in Italia, dove c’è una massa di crediti deteriorati già svalutati di circa il 50% e il resto sotto controllo, il rapporto fa intendere che ci sia una crisi bancaria che non c’è. Questi rapporti sono fatti con molta cura sul piano formale, ma su quello sostanziale esibiscono mancanze analitiche importanti, in particolare al riguardo dell’Italia. Tra le tante, una chicca: l’export, punto di forza, sarebbe minato dal fatto che tante piccole imprese esportano in modi sporadici e non sistematici come le grandi industrie, così ipotizzando che l’export italiano sia volatile e, allusione implicita, non un punto di forza. Questa fesseria gira il globo e poi ci si sente chiedere da qualche investitore estero se il sistema italiano d’industria diffusa stia implodendo mentre in realtà sta rinforzandosi.

Ma il fraseggio più ingiustamente penalizzante per l’Italia è il definirla “periferia economica”, nel rapporto 2015 è perfino insultante. Come diavolo si può definire periferia economica una nazione che è ai primi posti nel mondo per scala e capacità industriale? Volendo cercare precisione, il centro economico dell’Europa, o volano industriale e finanziario, è fatto da diverse regioni subnazionali in una fascia a “T”: l’Italia settentrionale, il lato renano della Germania, un pezzo di Francia nord-orientale, l’Olanda, l’area di Londra, ecc., e non da nazioni intere.

Il punto: dopo aver visto come nel 2011 i tecnici del Fmi, su pressione delle nazioni che volevano sostituire il governo italiano del tempo, hanno associato la solida Italia alla fragile Spagna unendole nel rischio d’insolvenza, cosa che ha prodotto una devastante rappresentazione sbagliata dell’Italia, è più razionale essere paranoici che accomodanti. Il fraseggio negativo della Commissione potrebbe essere usato come base per un futuro commissariamento dell’Italia e/o per trattative che mettano Roma in svantaggio iniziale. Da un lato, i difetti dell’Italia sono innumerevoli e non contestabili. Dall’altro, parte di questi difetti non trovano soluzione per l’architettura rigida delle euroregole e certamente l’Italia ha una solidità economica e finanziaria molto maggiore di quella rappresentata nei rapporti detti. Ci sono motivi per ipotizzare un’intenzionale volontà di sottorappresentarla? Non possiamo provarlo, ma nemmeno escluderlo. Pertanto dovremmo: (a) pretendere la creazione di un comitato scientifico (vero) paneuropeo che controlli le analisi dei tecnici della Commissione sul piano della consistenza metodologica; (b) pretendere dalla Commisione che i Country Report d’inizio anno, su cui non prende responsabilità per i contenuti, vengano firmati da chi li redige, così eliminando l’ambiguità di documenti non ufficiali, ma che vengono percepiti come se lo fossero. Speriamo basti solo questo per ridurre la quantità di errori, fraseggi pilotati e stereotipi che sembrano contenere.

DOPO THOHIR Trump si compra l'Inter Ecco chi si porta

L'indiscrezione dalla Spagna: Trump si compra l'Inter e Simeone in panchina



Erick Thohir vuole vendere l'Inter. Tutta oppure un pezzo. Cerca soci. Da settimane la notizia gira sui giornali e sui siti internet. E ora dalla Spagna, e in particolare dal quotidiano catalano "Sport", arriva una indiscrezione clamorosa. Il socio che potrebbe entrare all'Inter accanto al miliardario indonesiano è nientemeno che Donald Trump, il magnate americano che è in corsa alle primarie per diventare il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Trump non apparirebbe direttamente, ma entrerebbe nella società nerazzurra per mezzo di una società che fa capo a lui, la Proto Group Ltd.

E non è finita qui. Perchè sempre il giornale catalano rivela un'altra trattativa in corso, che potrebbe andare in porto se davvero Thohir trovasse un partner danaroso per via Durini: quella che farebbe arrivare sulla panchina nerazzurra, al posto di Mancini, Diego Simeone, il "Cholo" che ha portato in alto i "colchoneros" dell'Atletico Madrid nella Liga spagnola e in Champions League. Per Simeone sarebbe pronto un contratto da 20 milioni a stagione che lo consolerebbe dall'aver perso la corsa al Chelsea (a vantaggio di Antonio Conte).

È nato Tobia, il figlio di Vendola La soffiata: ecco chi è la madre

È nato Tobia, il figlio di Vendola. Lo scoop: ecco chi è la madre


di Giacomo Amadori



Ieri nel tardo pomeriggio (ora italiana) in una clinica californiana top secret è nato Tobia Antonio Testa. Le prime notizie in Puglia sono arrivate verso le 19. È dunque un maschietto il figlio di Nichi Vendola e del suo compagno trentottenne, l’italo-canadese Ed Testa. La madre genetica (la proprietaria dell’ovulo), secondo alcune indiscrezioni, sarebbe californiana, mentre l’utero dovrebbe essere di una donna di origine indonesiana residente negli Stati Uniti. Un bel pot-pourri di nazionalità che porterà il piccolo ad avere tre passaporti. I due papà, in base alle prime notizie, torneranno in Italia non prima di fine marzo. Probabilmente dopo Pasqua.

Non è facile avere altre notizie o conferme, vista la cortina fumogena alzata dai famigliari dei neo papà. Nei giorni scorsi uno dei fratelli di Nichi, su Facebook, aveva addirittura scritto che Vendola era negli States per curarsi una «otite con epididimite ingravescente» che lo affligge da quando aveva 12 anni. In realtà Nichi è partito a fine gennaio per andare ad assistere all’ultimo mese di gravidanza la donna di cui è stato «affittato» l’utero, una pratica legale in California, proibita nel nostro Paese. Vendola potrà veder riconosciuta ufficialmente la propria paternità in Canada, Paese del suo compagno, ma non in Italia fin quando non sarà approvata la legge sulla cosiddetta «stepchild adoption», ovvero quella sull’adozione del figlio del compagno nelle coppie gay. A meno di un (probabile) intervento di un giudice. Infatti il padre genetico di Tobia Antonio è Ed, quasi 20 anni più giovane del cinquantassettenne Nichi. Una scelta ragionata quella della coppia che è servita a trasmettere al bimbo il patrimonio genetico dell’aspirante padre più giovane, lo stesso che, prevedibilmente, potrà vivere accanto al figlio più a lungo.

Il primo nome, Tobia, non appartiene a nessuno dei nonni, il secondo è stato messo in onore di Antonia Lategola, mamma di Nichi, deceduta il 17 dicembre scorso a 90 anni, ma anche del papà di Ed, Antonio, ottantenne parrucchiere emigrato in Canada dall’Alto Lazio (la mamma Anna è un ex bancaria con radici abruzzesi). Vendola nei mesi scorsi aveva sottolineato il suo desiderio di paternità: «Appena lascerò l’incarico alla Regione, rifletterò se affrontare la paternità. Questo è un pensiero che riposa in un angolo della mia vita e che ho sempre rimandato. Per quanto mi riguarda, ogni volta che leggo di un neonato abbandonato in un cassonetto dell'immondizia, vorrei correre a prendermi cura di quella creatura». Nei giorni scorsi Libero aveva rivelato che stava per esaudire il suo desiderio.

Un argomento affrontato da Ed già nel 2012, quando l’allora «first gentleman» della Puglia, aveva dichiarato a Vanity Fair che lui e Nichi sognavano «più di un figlio». Il giovane, nativo di Montreal, laurea in Economia e grafico di professione, aveva raccontato come lui e Vendola si fossero conosciuti in un bar di Roma: «Abbiamo cominciato a chiacchierare, Nichi si è subito offerto di accompagnarmi a scoprire alcuni angoli incantati della vecchia Roma. Davvero una bella passeggiata, non è mai più finita». Nell’occasione svelò un lato inedito del leader di Sel: «Spesso intona delle canzoncine che inventa lì per lì, facendomi credere che si tratti di vecchie canzoni d'amore. E io ci casco».

I due convivono dal 2004 nel borgo antico di Terlizzi (Bari), paese natìo di Vendola, dove Eddy giura di non aver mai subito discriminazioni. «Piuttosto io e Nichi ci sentiamo discriminati da uno Stato che non riconosce i nostri diritti, che quasi non ci vede, e che sembra troppo condizionato da una classe dirigente ipocrita e arretrata».

domenica 28 febbraio 2016

Caivano (Na): Parte la Fase 2?

Caivano (Na): Parte la Fase 2? 



di Gaetano Daniele


 Simone Monopoli
Sindaco di Caivano

Tanto caos e molti scontenti. Cittadini in primis. La cosiddetta Fase 2 proclamata più di 5 settimane fa stenta a decollare e la gestione comunale viene fortemente criticata dai cittadini caivanesi. Troppe contraddizioni. Dopo le dimissioni dell'assessore de La Svolta Mena Sorrentino, e dopo le dimissioni del Vice sindaco di Forza Italia, Diana Bellastella, siamo ancora fermi ai proclami. Le opposizioni tacciono, forse per tornaconto politico. Ma il nuovo proclamo del Sindaco Simone Monopoli, è targato 26 febbraio. Dopo 5 settimane di nulla, arriva il nuovo proclamo: Un fine settimana per me zeppo di incontri e di riflessioni mettendo al centro l'interesse di Caivano. La "start up" e' stata perfetta. Adesso abbiamo il dovere di partire con la "fase 2" garantendo il massimo sforzo possibile per un governo locale di "alto profilo" in grado di rappresentare un valore aggiunto alla comunità. Aprendo anche con la minoranza, sui grandi temi, un confronto di contenuto per ‪#‎lavorareinsieme‬ ‪#‎perscrivere‬ ‪#‎tuttaunaltrastoria‬ ‪#‎percaivano‬. 

Insomma, sarà vero? e quanti giorni dovranno ancora passare affinchè il sindaco ufficializzi realmente i nomi dei nuovi assessori visto che la "start up" è stata perfetta? La clessidra è stata girata, i cittadini attendono, le opposizioni inciuciano, il Paese affonda. 

La stangata tra (ex) moglie e marito cosa farà ora la Finanza sui divorzi

La stangata su divorzi e assegni. Cosa userà la Finanza contro gli evasori



Arriva un nuovo giro di vite sui controlli della Guardia di Finanza per le coppie in fase di divorzio, separazioni e per quelle coinvolte in procedimenti che prevedono assegni di mantenimento. Già dal 1970, l'articolo 5 delle legge n.898 dava la possibilità al giudice di dare mandato alle Fiamme gialle per verificare eventuali discordanze sulle dichiarazioni che i due coniugi devono presentare relativamente al proprio patrimonio e a quello comune. Soprattutto nel caso in cui, ad esempio, uno dei due coniugi si dichiari non abbiente e richieda la difesa a carico dello Stato. Stando alla circolare n.364521/2015, i controlli possono essere disposti sia dal giudice che spontaneamente dal comando territoriale della Finanza. Un nuovo metodo che avrebbe portato a esiti positivi nello smascherare false dichiarazioni e che ha portato i comandi territoriali a rafforzare i controlli.

Le novità - La controffensiva della Finanza contro l'evasione nelle separazioni prevede una serie di aggiornamenti ai metodi di contrasto che parte dall'introduzione di nuovi codici nel database informatico delle Fiamme gialle, passando per l'uso più intensivo di mezzo aerei e navali. In questo modo i finanzieri controlleranno l'eventuale esistenza di immobili e concessioni governative, con le relative imposte non pagate ad esempio per barche e seconde case.

"Facevo sesso in cucina col nonno" Veronica frase choc: Loris la vide e...

Veronica Panarello: "Loris mi beccò mentre facevo sesso in cucina con mio suocero"



Emergono colpi di scena sempre più clamorosi nel caso sulla morte di Loris Stival, il bimbo di 8 anni di Santa Croce Camerina che, secondo l'accusa, sarebbe stato ucciso dalla madre Veronica Panariello. La trasmissione tv "Quarto grado" venerdì scorso, ha rivelato i contenuti di una conversazione che la donna accusata di omicidio avrebbe avuto con una psicologa del carcere di Catania, dove è attualmente detenuta. "Voglio raccontare una cosa che finora non avevo detto a nessuno per vergogna" ha detto Veronica. "Dieci giorni prima della morte di Loris, mentre i bambini erano a letto e io pensavo che dormissero, io e mio suocero abbiamo avuto un rapporto sessuale in cucina e Loris ci ha visti. E' entrato all'improvviso e ci ha beccati. L'ho raggiunto in camera, ero disperata e lui molto arrabbiato". Secondo la donna, nei giorni successivi il bambino l'avrebbe minacciata di raccontare tutto a suo padre.

Dieci giorni dopo, Loris non aveva voluto andare a scuola e il nonno Andrea era "capitato" a casa. "Andrea cominciò a discutere con Loris, poi chiese di andare a prendere qualcosa per farlo stare fermo... Quando tornai di là, Andrea aveva preso un cavetto usb grigio del computer, non so da dove, e lo stava stringendo attorno al collo di Loris". Dichiarazioni choc, che gli inquirenti stanno valutando. Il nonno, indagato per atto dovuto, sarà ascoltato mercoledì prossimo.

Il clamoroso scippo di Sky alla Rai: dite addio a un evento storico della tv

Il clamoroso scippo di Sky alla Rai: addio a un evento storico della tv




Dopo sessant'anni di vita, la cerimonia di consegna dei David di Donatello sarà trasmessa su Sky e non più dalla Rai. La consegna degli oscar italiani non sarà più una triste e soporifera trasmissione relegata ai margini del palinsesto di viale Mazzini, ma una produzione realizzata da Magnolia quasi in stile hollywoodiano. Ci saranno contenuti speciali, approfondimenti e tutta una programmazione dedicata per preparare gli spettatori alla data dell'evento, il prossimo 18 aprile. "L'accordo tra l'Accademia del Cinema italia e Sky - ha detto il presidente Gianluigi Rondi - prevede, oltre alla serata di premiazione, una serie di manifestazioni celebrative che avrano l'obiettivo di fare il punto sul cinema italiano di oggi, in modo da diffondere tutti gli aspetti creativi e produttivi e per avvicinarlo sempre più favorevolmente alle attese del suo pubblico".

Belpietro smaschera Napolitano "Vi svelo il suo piano con Renzi"

Maurizio Belpietro: "Napolitano tira i fili pure a Renzi"


di Maurizio Belpietro



Quando il 14 gennaio di un anno fa Giorgio Napolitano firmò la lettera di dimissioni e lasciò il Quirinale, tirai un respiro di sollievo. Finalmente usciva di scena uno dei peggiori presidenti della Repubblica che la storia ci avesse riservato e per giunta quello che più a lungo era riuscito a restare in sella. Con lui sul Colle si arrivò là dove nessun capo dello Stato si era mai spinto, non solo per il doppio mandato, ma anche per una supplenza che di fatto lo aveva trasformato nel monarca di una Repubblica presidenziale. Un sovrano non eletto dal popolo, che pur senza avere alcun mandato degli elettori agiva e si comportava come se lo avesse e come se disponesse di pieni poteri, compresi quelli di fare e disfare governi. Dunque, quando Napolitano lasciò, salutai l’addio festeggiando con un brindisi. Purtroppo mi sbagliavo. E non perché il suo successore si sia rivelato peggio di lui (così non è stato). E nemmeno perché Sergio Mattarella si sia dimostrato l’opposto del predecessore, ossia talmente poco presidenzialista da apparire più simile a un fantasma che a un presidente. No, la ragione per cui mi sbagliavo è che Napolitano pur dimettendosi dall’incarico di fatto non se ne è mai andato.

Altro che presidente emerito: l’ex inquilino del Quirinale è un presidente nel merito. Sì, sul Colle c’è quell’altro, ma in campo resta sempre lui, il nonno della Repubblica, il quale pur avendo mollato la poltrona, si è tenuto stretto tutto il resto, intrighi compresi. È lui che briga, traffica, suggerisce e incoraggia il Parlamento. Legge elettorale, riforma del Senato, Unioni civili. Nonostante non abbia alcun ruolo ufficiale, li esercita tutti per indirizzare le cose secondo il suo volere. Colloqui, interviste, indicazioni: la sua pressione si fa sentire ovunque. Una moral suasion che ai miei occhi è quanto di più immorale e poco democratico ci sia. Che il vecchio comunista non si sia fatto da parte, ritirandosi a vita privata, lo dimostra non tanto il fatto che stazioni perennemente nell’aula del Senato, tanto perennemente da dimenticarsi la tessera per votare inserita anche quando lui non c’è, ma che il suo zampone sia spuntato anche nella polemica che nei giorni scorsi ha visto fronteggiarsi l’attuale presidente del Consiglio con quello passato. Non mi riferisco ovviamente a Enrico Letta, che dopo essere stato defenestrato da Palazzo Chigi ha fatto perdere le proprie tracce. No, il richiamo è a Mario Monti, l’ex bocconiano che proprio Napolitano volle alla guida di un governo tecnico nel novembre del 2011. Il professore con un intervento nell’aula di Palazzo Madama ha bocciato la linea del governo sull’Europa e per farsi capire meglio ha anche scritto una lettera al Corriere della Sera. Matteo Renzi ovviamente non l’ha presa bene. Un po’ perché è allergico a qualsiasi critica, anche la più lieve (non a caso si prepara a tappare la bocca ai pochi programmi tv che non esaltano il verbo renziano) e un po’ perché nell’intervento del senatore a vita ha intravisto la mano dell’ex presidente della Repubblica, il quale sui rapporti con l’Europa e sulle relazioni con i cosiddetti partner ha sempre voluto mettere bocca e soprattutto il naso. La nascita del governo Monti e il siluramento di quello Berlusconi del resto sono opera pacificamente riconosciuta di nonno Giorgio, il quale con Angela Merkel aveva (e ha) buoni rapporti e pure con Francois Hollande.

Del resto, che l’uomo non stia in Senato al solo scopo di godersi il vitalizio ma semmai di godere del potere di condizionamento che ancora esercita, lo si è visto anche ieri, quando Jean Claude Juncker, ossia l’arcinemico di Renzi, prima di incontrare il presidente del Consiglio ha voluto far visita all’ex capo dello Stato. E quando mai si è visto un presidente della Ue in visita ufficiale che si attarda per tre quarti d’ora con uno che in teoria non dovrebbe contare più niente? E non dopo essersi recato a Palazzo Chigi o al Quirinale, ma prima, quasi che servisse quell’appuntamento per dissodare il terreno.

Sta di fatto che dopo aver parlato con Napolitano, Juncker ha visto Matteo Renzi e sono state rose e fiori. Altro che fuochi d’artificio, come aveva promesso il nostro capo del governo. L’incontro si è concluso a tarallucci e vino, con una dichiarazione del nostro presidente del Consiglio che è apparsa come un modo per abbassare le penne. «Il governo è dalla parte delle regole, crede nel rispetto delle regole e fa di tutto per essere all’avanguardia». Poi ha aggiunto: «Condividiamo la linea della commissione sulla flessibilità. Per noi il riferimento è quello che ha scritto la Commissione europea sulla flessibilità, non chiediamo di cambiare».

Ma come? Fino a ieri Renzi minacciava sconquassi se non avesse avuto in cambio la flessibilità di bilancio, e ora fa retromarcia? Stai a vedere che con le sue manovre il presidente a riposo ha messo sull’attenti il presidente (del Consiglio) in carica. In tal caso si capirebbe chi è il burattinaio e chi il burattino.

L'attacco della Meloni alla Boschi Il morso di Giorgia: "Così ci rovina"

Meloni, attacco finale alla Boschi: ecco come rovina gli italiani



"Il Governo Renzi mette in atto una nuova infamia per aiutare le banche ad accanirsi sulla povera gente. Dopo la vergogna del prestito vitalizio ipotecario e delle case in leasing e dopo lo scandalo del decreto salva banchieri e truffa risparmiatori, ora Renzi e la Boschi si inventano un decreto per dare la possibilità alle banche di espropriare la casa a chi salta anche poche rate del mutuo, senza dover nemmeno passare per la sentenza di un giudice". E' furibonda Giorgia Meloni, che sul suo profilo Facebook attacca il governo e in particolare il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che stanno per cambiare la normativa sui pignoramenti delle case per chi è moroso sul pagamento delle rate del mutuo. In pratica, basterà non aver saldato sette rate anche non consecutive per vedersi portare via l'appartamento dalla banca.

"Come al solito, la porcata a favore delle banche e contro la povera gente è ben nascosta tra le pieghe di un provvedimento complesso e difficile da interpretare, che con freddo cinismo il governo ha definito a tutela del credito". Peccato però, conclude la leader di Fratelli d'Italia, "che non sia a tutela del credito dei normali cittadini, bensì a tutela del credito delle banche e dei poteri forti che hanno piazzato a Palazzo Chigi Renzi e il suo giglio magico e che oggi pretendono la giusta riconoscenza. Fratelli d'Italia si batterà contro questo ennesimo regalo alle banche, come ha sempre fatto".

Sondaggio, numeri choc per Matteo Che brutta fine fanno i suoi candidati

Sondaggio: a Milano e Roma centrodestra a un soffio dal Pd



di Salvatore Dama


Il centrodestra se la può giocare. A Milano e Roma, soprattutto. Dove Stefano Parisi e Guido Bertolaso sembrano entrare in partita per giocarsi il ballottaggio. Altro che pura testimonianza. I sondaggi di Tecnè per TgCom24 indicano una tendenza. Le forchette tra i candidati delle tre coalizioni in ballo - centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle - sono ravvicinate. Si incrociano. Vedono il Pd in vantaggio, ma non in fuga, considerando i mesi che ancora mancano al giorno delle urne.

Prendiamo Milano. Beppe Sala era dato come strafavorito. Invece l’ex commissario dell’Expo, nei sondaggi, non rivela un margine tale da poter considerare già vinta la sfida. Il candidato renziano è stimato tra il 34 e il 37 per cento. Stefano Parisi, il manager scelto dal centrodestra per la corsa a Palazzo Marino, tallona l’avversario al 30-33%. La candidata dei Cinquestelle Patrizia Bedoni è al 14-17 per cento. Secondo lo studio di Tecnè, a penalizzare Sala è il suo predecessore. Una zavorra. Secondo il 59 per cento dei milanesi, infatti, Giuliano Pisapia non è stato un buon sindaco. Insomma a Milano nulla è scontato. Anche perché a tre mesi dal voto è molto alto il numero degli indecisi (il 45%).

Analogo dato spicca a Roma. Nella capitale il disinteresse degli elettori è alimentato anche dalle inchieste giudiziarie e dalla rovinosa fine della giunta Marino. L’indecisione genera equilibrio. In testa ai sondaggi c’è Virginia Raggi con il 22-25 per cento. La candidata dei Cinquestelle è seguita da Roberto Giachetti del Pd (24-27) e da Guido Bertolaso (23-26). Le polemiche di questi giorni all’interno del centrodestra non sembrano aver danneggiato l’ex commissario della Protezione civile, indicato da Silvio Berlusconi per la corsa al Campidoglio e sostenuto con convinzione da Giorgia Meloni. Il problema è Matteo Salvini. La Lega non ritiene Bertolaso il miglior candidato possibile. Oggi e domenica il Carroccio lancia un consultazione molto simile alle primarie, con gazebo dove i cittadini possono espremere la propria preferenza su una lista di possibili candidati alternativi. Eppure l’ex sottosegretario non sembra essere messo così male come dice Salvini. Secondo Termometropolitico.it il candidato più performante è invece Alfio Marchini. Da solo, con la sua lista civica, ha il 12%. Se fosse il candidato unitario del centrodestra andrebbe al ballottaggio con la Raggi. E, sostiene Ipr, avrebbe valide chance di vittoria finale.

Anche a Napoli nessun candidato la spunterà al primo turno. Euromedia Research dà un discreto margine al sindaco uscente Luigi De Magistris su tutti gli altri competitor. Ma è ben al di sotto del 50. Da segnalare il tramonto bassoliniano. Il ritorno dell’ex sindaco partenopeo, in corsa alle primarie del Pd, non scalda più i cuori della sinistra. Diversa la situazione rappresentata dal sondaggi Index per Piazza Pulita. Lettieri è primo con il 27%, seguito da De Magistris e Bassolino, entrambi con il 23.5%, poi c’è il Mister X dei Cinquestelle con il 22%. Il candidato del centrodestra rimane in testa anche se la competizione dovesse essere con Valeria Valente, l’altra candidata in corsa alle primarie del Pd.

Il termometro settimanale dei partiti non segnala picchi particolari. Il Pd veleggia sopra il 30 segnando una piccola crescita rispetto a gennaio. Segue il M5S con il 28 per cento, la Lega con il 14,5 (ma in calo di un punto), Forza Italia al 12,5 e Fratelli d’Italia al 5,5. Entrambi in risalita. Quanto alla fiducia nei leader, c’è da segnalare la performance di Giorgia Meloni (36) e l’exploit di Giovanni Toti. Il presidente della Regione Liguria ha un indice di fiducia pari a 35. Superiore a quello del suo mentore Silvio Berlusconi. Che scende al 29. Giù anche Renzi e Grillo.

Lo scandalo: clienti ricattati per il mutuo C'è una banca nei guai per truffa

Clienti ricattati per il mutuo. La banca nei guai per truffa



La Banca popolare di Vicenza è al centro di tre inchieste, due sono a Prato e Udine dove si indaga, riporta Repubblica, per truffa ed estorsione nei confronti di centinaia di clienti e investitori "obbligati" a comprare le azioni dell'istituto, sotto la minaccia di revoca di fidi o mutui.

In sostanza, i clienti e gli imprenditori che avevano bisogno di chiedere prestiti sono stati costretti ad acquistare, in totale, un miliardo di euro di azioni della banca veneta. Una operazione, dichiara il procuratore capo di Prato Giuseppe Nicolosi, vietata e "condotta in assoluto spregio della buona amministrazione". E sono centinaia i risparmiatori friulani e pratesi (artigiani, piccoli imprenditori, pensionati) che hanno perso tutto dopo aver acquistato le azioni della loro banca, il cui valore è poi crollato, che hanno sporto querela.

Drammatico il caso di un pensionato friulano che ha perso tutti i suoi risparmi, 170mila euro, che erano destinati alle cure della moglie malata di cancro. "Non vorremmo che queste indagini si fermassero all'esecutore materiale (ovvero i dipendenti delle filiali che hanno materialmente processato le sottoscrizioni, ndr) che così diventerebbe il capro espiatorio, lasciando impuniti coloro che realmente hanno implicazioni su scala nazionale", spiega Barbara Puschiassis della Federconsumatori del Friuli. 

sabato 27 febbraio 2016

TRAPPOLA MUTUO Occhio a banche e governo, così possono toglierti la casa

TRAPPOLA MUTUO Occhio a banche e governo, così possono toglierti la casa



Cambieranno le norme sull'esproprio veloce della casa in caso di morosità nel pagamento delle rate del mutuo. A proporre una rivoluzione nei pignoramenti, riporta il Tempo, è il governo con un decreto legislativo sui finanziamenti ipotecari. E' stato infatti trasmesso alla Camera l'atto del governo n. 256 che modifica alcuni punti salienti del testo unico della Finanza. Nel recepire la direttiva europea 2014/17, il provvedimento agevola le vendite forzose degli immobili da parte delle banche cancellando l'articolo 2744 del codice civile, che vieta il cosiddetto "patto commissorio" e cioè "il patto col quale si conviene che, in mancanza del pagamento del credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore".

Le banche potranno quindi impossessarsi dell'immobile e metterlo in vendita per soddisfare il proprio credito qualora il mutuatario sia in ritardo con il pagamento di 7 rate, anche non consecutive. Il decreto dà anche la possibilità alle banche di vendere gli immobili a qualsiasi prezzo pur di recuperare i propri crediti. 

PIANO DIABOLICO Le mani di Equitalia e Pd sui nostri conti correnti

Le mani nei nostri conti correnti: il piano diabolico di Equitalia e Pd



Contro l'evasione fiscale ci vogliono poteri speciali. Lo sostiene l'amministratore delegato di Equitalia Enrico Maria Ruffini davanti alla commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria. Insomma, i risparmi degli italiani (conti correnti, depositi, azioni, obbligazioni), scrive il Giornale, sono in pericolo.

"Allo scopo di consentire che siano intraprese azioni di recupero puntuali ed efficaci", spiega Ruffini, "sarebbe importante accordare alle società del gruppo la fruibilità, in forma massiva e a cadenze ravvicinate, di informazioni attuali in ordine alla consistenza effettiva dei rapporti che i debitori intrattengono con gli operatori finanziari". In sostanza, se diventasse legge, gli esattori con un clic potrebbero passare subito all'incasso, saltando l'eventuale verifica in contraddittorio (anche giudiziario) con il cittadino interessato. 

Tra il 2000 e il 2015 su 1.058 miliardi di crediti da riscuotere Equitalia ne ha intascati solo 51, il 5 per cento. E ora tira dritto, forte anche di una promessa del Pd, che in Commissione Finanze del Senato, attraverso la relatrice Lucrezia Ricchiuti, aveva fatto: "Restituire al concessionario pubblico efficienza di recupero", garantire "libero accesso a tutte le informazioni finanziarie che riguardano i contribuenti, come i conti bancari italiani e quelli all'estero, la compravendita di auto o di imbarcazioni, i conti titoli".

Gira una voce su Renzi, "Lo abolirà". Altra mancia elettorale (con fregatura)

"Abolirà il bollo auto": la mossa elettorale di Renzi (con fregatura)



Bonus 80 euro, bonus per i 18enni, il concorsone scuola. Ad ogni scadenza elettorale, Matteo Renzi ha sempre preparato un'arma in grado di convincere gli scettici a votare per lui e per il Pd. D'altronde, tra le capacità innegabili del premier va riconosciuta quella di trasformare ogni appuntamento con le urne in un referendum sulla propria persona. E si sa, se quella persona elargirà qualche mancia, qualche elettore si lascerà pur convincere. Ora il voto incombe ancora ma a differenza degli ultimi 2 anni il governo ci arriva con il fiatone, tra Pd spaccato, maggioranza-Frankenstein e provvedimenti non sempre graditi all'elettorato, anche quando rivisti e corretti come nel caso delle unioni civili. Come ricorda Francesco Verderami sul Corriere della Sera, Renzi ha speranze concrete di vittoria solo a Milano, mentre da Napoli a Roma passando per Bologna le prospettive per i suoi candidati sono decisamente complicate. Urge, dunque, un colpo a sorpresa. Secondo il retroscenista del Corsera l'asso nella monica è lì lì da essere calato in tavola: "Nella maggioranza - scrive - circola voce sull'abolizione del bollo auto". Mossa assai gradita a tutti gli italiani possessori di un mezzo. La fregatura? Dietro l'angolo, perché "il conto è da lasciare alle Regioni".

Una pioggia di miliardi per Putin: l'accordo (di guerra) con la Cina

Una pioggia di miliardi per Putin: l'accordo (di guerra) con la Cina



L'intervento dei caccia russi in Siria è stato uno dei migliori spot per l'industria militare di Mosca che nel 2016 cominciano a incassare le prime grosse commesse da diversi Paesi. I cinesi, per esempio, sono rimasti particolarmente colpiti dai Sukhoi Su-35S, ammirati anche al Singapore Airshow la scorsa settimana, come riporta Italia Oggi, a tal punto che anche l'agenzia Tass conferma la volontà di Pechino di acquistare almeno 24 caccia all inclusive. Una commessa del valore di 2 miliardi di dollari. La Cina sarebbe la prima potenza a dotarsi dei caccia russi, ma non l'ultima di quest'anno. A ruota c'è l'interesse anche dell'India, già intenzionata a comprare 40 caccia da Vladimir Putin, in particolare il modello Su-30Mki, sviluppato in collaborazione con l'aeronautica militare indiana e assemblato in India. Altre richieste arrivano al Cremlino dal nord africa, tutte da definire, e dall'Indonesia, pronta a sostituire la sua flotta fatta degli obsoleti caccia americani, gli F-5E/F.

La rinascita - Per l'aviazione russa è uno dei momenti più floridi, almeno stando ai dati dell'agenzia Rosobornexport, specializzata nell'intermediazione degli scambi commerciali import-export per la Russia. Mosca può vantare un portafoglio di ordini da 20 miliardi di euro solo per i velivoli. Un giro d'affari sviluppato da una delle tecniche di marketing più banali che esistano: "L'aumento della domanda - ha detto Sergey Kornev, capo dipartimento export - è stato facilitato dalla convenienza economica dei modelli russi, dalla reputazione della Russia come partner affidabile e dalla cooperazione tecnica e militare stretta con i vari paesi".

Eccezionale impresa dell'italiano Moro: nessuno al mondo ci era riuscito

Eccezionale impresa dell'italiano Moro: nessuno al mondo ci era riuscito



Simone Moro è diventato il primo uomo nella storia a scalare il Nanga Parbat, 8.125 metri in Pakistan, durante la stagione invernale. Assieme a lui anche lo spagnolo Alex Txicon e il pakistano Alì Sadpara. L'impresa era stata tentata 31 volte prima della riuscita, con la cordata che è arrivata in cima alle 11.37 (ora italiana). Per Moro, ormai un simbolo dell'alpinismo italiano e mondiale, si tratta del quarto ottomila scalato durante l'inverno. All'appello degli 8000, solo il leggendario K2 non è ancora stato scalato da nessuno durante la stagione invernale. Il gruppo era partito dal campo 4 a 7200 metri e ora sta effettuando la discesa. Tamara Lunger, altoatesina, si è fermata qualche metro prima della vetta. 

Finisce un'epoca nel calcio mondiale Eletto il nuovo numero 1 della Fifa

Gianni Infantino eletto presidente della Fifa: prende il posto di Blatter



Finisce un'epoca nel calcio mondiale, quella di Sepp Blatter: Gianni Infantino è il nuovo presidente della Fifa. Il dirigente svizzero di origine italiana, segretario generale della Uefa, ha raccolto al secondo turno 115 voti, più del necessario (ne bastavano 104) per ottenere la presidenza della Federazione internazionale. Battuta la concorrenza dello sceicco Salman Bin Ibrahim al Khalifa, che si è fermato a 88 voti. Appena 4 preferenze per il principe Alì di Giordania, zero per Jerome Champagne. Il quinto candidato, Tokyo Sexwale, si era ritirato prima che prendessero il via le votazioni.

Marina, arriva la maxi stangata Ecco come la vogliono punire

Mondadori-Rcs: gli ordini dell'Antitrust a Marina Berlusconi




Erano attese da tempo le prescrizioni dell'Antitrust sull'acquisto di RCS Libri da parte di Mondadori. E l'Authority per la concorrenza non ha avuto mano morbida con la casa editrice di Segrate, che per l'acquisto di RCS Libri ha sborsato 126 milioni di euro.

Come scrive Il Fatto Quotidiano, la prescrizione  più importante è la rinuncia da parte del gruppo guidato da Marina Berlusconi a Bompiani e Marsilio (Sonzogno compresa). La vendita dei due marchi ridurrà, secondo le stime, del 4-5% la quota di mercato che Rcs Libri (10-12% totale) porta in dote a Mondadori (25%). L' aggregato, insomma, dovrebbe valere - a cessioni fatte - il 32% del mercato più ricco.

Altro punto all'ordine del giorno era l'acquisizione dei diritti d'autore. Mondadori dovrà rinunciare per tre anni al diritto di opzione sulle opere future, al diritto di preferenza per il rinnovo e al diritto di prelazione per le opere in raccolta. Data la durata media dei contratti, ha scritto Segrate nella sua memoria, l' effetto di questa misura si trascinerà fino al 2029.

Quanto alla distribuzione degli e-book Mondadori è obbligata per tre anni alla messa a disposizione dell' intero catalogo a condizioni eque, trasparenti, non discriminatorie e orientate ai costi a tutte le piattaforme di vendita che ne facciano richiesta. Poi c' è il tema delle librerie: Mondadori e Rcs Libri, in proprio e in franchising, sono colossi della vendita al dettaglio: per i prossimi tre anni e mezzo dovranno garantire la "presenza di un numero di titoli editi da soggetti terzi pari ad almeno il 40% del totale dei titoli esposti e farlo in modo adeguato e in numero proporzionale rispetto a quanto avviene per i titoli Mondadori e Rcs Libri della medesima tipologia.

Pd esploso: renziani contro sinistra dem Quello sfottò: "E' colpa vostra se..."

Il Pd esplode sopra la mina Verdini. Speranza: "Congresso subito". La Serracchiani: "Tutta colpa tua"



Dalle unioni civili al "tutti contro tutti". Il Pd uscito a pezzi dalla trattativa sul ddl Cirinnà sta vivendo ore da psicodramma. Roberto Speranza, ex capogruppo alla Camera e leader dei dissidenti dem, ha invocato chiaro e tondo "un Congresso, subito". Non nel 2017, dunque, ma nelle prossime settimane, perché la linea decisa dal premier Matteo Renzi, che ha ceduto ad Angelino Alfano sulle adozioni gay e ha imbarcato i voti di Denis Verdini, non può più essere tollerata. L'ingresso ufficioso dei verdiniani nella maggioranza con il voto di fiducia "tocca l'identità profonda del Partito Democratico - spiega Speranza -. Il Pd è nato per essere cardine del centrosinistra", invece "giorno dopo giorno rischia di diventare altro e per me questo non è accettabile". Dunque, è la sfida a Renzi, "non si può più stare zitti ed è il momento che si faccia una discussione vera sulla identità del Pd e l’identità di un partito si può decidere solo in un congresso, chiediamo che si faccia il congresso anticipato". La differenza con il governo Letta (in cui il Pd era a braccetto con Scelta Civica e Forza Italia), Speranza spiega: "L'appoggio di esponenti di centrodestra è diverso, perché allora era indispensabile avere quei voti per far nascere un governo. Ora si tratta di un governo che già esiste. È indispensabile ricordare la dialettica dinamica parlamentare di quei giorni". Il punto, è la sua accusa durissima a Renzi, è che ora "sta cambiando la prospettiva politica: si sta costruendo un patto organico con residui del berlusconismo".

Serracchiani raggelante - Le parole di Speranza, che raccolgono ampio consenso nell'ala sinistra del partito (non a caso già giovedì Pierluigi Bersani aveva invocato un congresso anticipato), trovano la replica stizzita dei renziani della prima ora e non. "A Speranza ricordo che Verdini ha votato la fiducia al governo Monti e l'ha votata al governo Letta, oltre ad aver votato ieri per le unioni civili, passaggio storico atteso da anni - commenta Debora Serracchiani, vicesegretaria del Pd -. Il gruppo di Verdini non c'entra nulla con il Pd, non fa parte  del nostro partito e mai ne farà parte. L'unico a tenere quotidianamente insieme il Pd e Verdini è proprio Speranza, che insegue i propri fantasmi o forse più semplicemente le dichiarazioni dei Cinque Stelle e di Forza Italia". Poi la battuta, raggelante: "Forse, più che al congresso del Pd, vuole candidarsi a segretario di Ala? Sicuramente avrebbe più chance. Se invece vuole candidarsi segretario del Pd si accomodi, ci metta la faccia al prossimo congresso. Vedremo chi vincerà e chi perderà". Tradotto: prove tecniche di scissione.

Addio alla ricetta, ora cambia tutto Come avere le medicine in farmacia

Dal 1 marzo addio alla vecchia ricetta: arriva quella elettronica




La vecchia ricetta va in pensione e cede il passo a tablet e computer. L’applicazione a regime della normativa sulla circolarità nazionale della ricetta dematerializzata è prevista per il 1 marzo, quando le farmacie dovrebbero essere nelle condizione di calcolare ticket e regime di esenzione vigente nella Regione di provenienza del cittadino. La legge che manda in soffitta i blocchetti rossi del nostro dottore è in realtà del dicembre 2015 e recepisce un decreto di più di tre anni fa.

Dopo una serie di blocchi informatici ora ci siamo: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collegherà a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che ci consegnerà pillole o sciroppi. Ma ricetta elettronica, sottolinea la federazione dei medici di famiglia Fimmg, non è ancora sinonimo di abolizione della carta. Per ora, infatti, riceveremo dal dottore un piccolo promemoria da consegnare al bancone della farmacia, che permetterà di recuperare la nostra prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di linea internet. Ma quando il sistema andrà a regime anche questo foglietto sparirà, rendendo la procedura interamente paperless.

Ma come funziona, nel concreto, il nuovo sistema? I dottori, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio pc a un apposito portale: compilando la ricetta sullo schermo, identica a quella cartacea, un Nre (numero ricetta elettronica) sarà associato al nostro codice fiscale, aggiungendo in automatico anche eventuali esenzioni. Il sistema stampa quindi il promemoria, con il quale possiamo andare in farmacia: con i dati presenti, attraverso i codici a barre stampati sul piccolo foglio A5, il farmacista recupera la prescrizione direttamente on-line e ci consegna la medicina di cui abbiamo bisogno.  In questa prima fase di avvio, fino a fine 2017, sono ancora esclusi dal nuovo metodo alcuni farmaci come gli stupefacenti, l’ossigeno, le prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale, i farmaci con piano terapeutico Aifa. La ricetta elettronica, in compenso, vale in tutte le farmacie del territorio nazionale, sia pubbliche che convenzionate. Questo significa che i farmaci potranno essere ritirati anche fuori dalla regione di residenza. 

CENTRODESTRA, I NUMERI Il sondaggio clamoroso vince solo se candida lui

Il sondaggio che lancia Marchini: il centrodestra vince solo se candida lui



Il centrodestra è diviso, i suoi elettori no. Secondo il sondaggio Ipr di cui pubblica i passaggi salienti il Corriere della Sera, Alfio Marchini è l'unico candidato in grado di battere a Roma la grillina Virginia Raggi. Peccato che, almeno al momento, le forze del centrodestra siano ancora divise su nomi e strategie da tenere. 

Lo scenario - Marchini da solo avrebbe il 14%, con il Movimento 5 Stelle al 25,5% e il Pd con Roberto Giachetti (che dovrà però vincere le primarie contro Morassut) secondo al 22%. Guido Bertolaso sarebbe al 21% mentre la lista Noi con Salvini da sola si fermerebbe al 2,5%, superato dall'ultra sinistra di Stefano Fassina (5,5%) e dalla destra di Francesco Storace (5%). Bertolaso meglio di Marchini, dunque, ma anche qualora riuscisse a scavalcare Giachetti e arrivare al ballottaggio, non riuscirebbe a conquistare i voti del centrosinistra e battere la Raggi. Se invece il centrodestra si schierasse con Marchini (anche senza il sostegno di Giorgia Meloni), Alfio arriverebbe al 29% e al secondo turno guadagnerebbe il 52% dei voti contro il 48% della grillina. Certo, resta la variabile Meloni: senza di lei Fratelli d'Italia da sola sarebbe al 14%, ma se davvero scendesse in campo le carte potrebbero cambiare. 

venerdì 26 febbraio 2016

Caivano (Na): Lo Sportello Amico Online promuove: "La cultura quale mezzo di contrasto alla violenza"

Caivano (Na): Lo Sportello Amico Online promuove: "La cultura quale mezzo di contrasto alla violenza"


a cura di Gaetano Daniele



Da sinistra verso destra: Giuseppe Mellone, Teresa Fusco,
Gaetano Ponticelli, Cinzia Buonfiglio, Lorenzo Frezza


Questo ambizioso progetto portato avanti con passione dal gruppo consiliare di Forza Italia, composto da: Teresa Fusco, Cinzia Buonfiglio, Gaetano Ponticelli, Giuseppe Mellone e Lorenzo Frezza, ha come obiettivo l'attivazione di uno "Sportello Amico Online" per il cittadino, che consenta l'erogazione di un sistema unitario di servizi per cittadini ed impresa, fruibile nell'ambito territoriale della comunità e non solo. Parte quindi lanciando il primo convengo: "La Cultura quale mezzo di contrasto alla violenza". Il Convegno sarà seguito da una serie di eventi ad oggetto: Stalking, violenza sulle donne, violenza sui minori, la politica al femminile, pari opportunità, e finirà con il tema: "Maggio della Donna". I partecipanti, ma anche tutti i lettori e i cittadini di Caivano, potranno rivolgersi allo "Sportello Amico Online", sia per un contributo di idee ma anche per usufruire di una consulenza psicologica e legale gratuita, seguita appunto, dall'avvocato Teresa Fusco, una delle responsabili dello "Sportello Amico Online".

A breve su www.ilnotiziariolocale.blogspot.com verrà pubblicata la data ufficiale del primo convegno. 

Per rivolgersi allo "Sportello Amico Online", telefonare negli orari d'ufficio al seguente numero: 380 20 60 478, oppure scrivere all'indirizzo E_mail: sportelloamicoonline@libero.it

Verdini e quel piano per la scissione: chi è il big che spaccherà Renzi e Pd

Rivolta Pd contro Renzi: il piano di Bersani per spaccare premier e partito



Hanno incassato in silenzio l'umiliazione sulle unioni civili, con lo stralcio delle adozioni gay, l'obbligo di fedeltà, la vittoria di Angelino Alfano e lo smacco dell'ingresso non ufficiale nella maggioranza di Denis Verdini. Ora, però, gli uomini della minoranza Pd si preparano alla guerra contro Matteo Renzi, guidati da un irriducibile: Pierluigi Bersani. Giovedì in Senato si sono astenuti tra i dem i soli Luigi Manconi e Felice Casson, ma all'interno il partito è una polveriera e quella frase del premier "ha vinto l'amore" suona, dopo qualche ora, una ironica reliquia del passato. 

Lo spettro della scissione - Altro che amore, sarà una guerra. "Faremo di tutto per evitare la scissione", spiega Roberto Speranza, ex capogruppo e capofila della sinistra democratica. Quella parola, "scissione", è un fantasma che aleggia sul Pd renziano da mesi ma mai come oggi appare minaccia concreta. "Si apre un problema grande come una casa - ragiona Bersani -. A dispetto di quello che dice Verdini, l'esperto in giravolte parlamentari, sono molto preoccupato". 

"Verdini è troppo" - Il tema è proprio l'appoggio dei transfughi berlusconiani, che si preannuncia decisivo nei prossimi mesi. Hanno votato la fiducia, Renzi non ha intenzione di salire sul Colle per formalizzare la nuova maggioranza (perché al momento ieri i 18 voti di Ala si sono "aggiunti" ma non sono stati fondamentali) come suggerisce anche l'ex presidente Giorgio Napolitano. Ma se anche un ex renziano di ferro come Matteo Richetti esce allo scoperto con un "Verdini che dà la fiducia è oggettivamente troppo" significa che la febbre anti-Renzi sta crescendo oltre il livello di guardia.

Anticipare il Congresso - Di sicuro, però, dentro il Pd Bersani e i suoi vogliono accelerare la data del Congresso, previsto per il 2017. Mai come in questo caso Renzi rischia lo scontro frontale con i suoi dissidenti, tanto più clamoroso perché fatto dentro casa, davanti a tutti, e non più dietro messaggi più o meno cifrati via stampa o nelle segrete stanze dei Palazzi romani.  

Rom e Bertolaso, lo smacco della Pivetti Irene torna e si candida: ecco con chi

Rom e Bertolaso, lo smacco della Pivetti. Irene si candida: ecco con chi



Conduttrice tv, prima presidente della Camera leghista sulle rovine della Prima repubblica, ora candidata a sindaco di Roma per il centrodestra. Non smette di sorprendere Irene Pivetti, lanciata "da un gruppo di amici romani" come candidata alle primarie tra Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Al Tempo, la Pivetti gioca di modestia e furbizia, tiene a giusta distanza l'etichetta di leghista della prima ora, ma sa tenere ferma la barra quando si tratta di argomenti sensibili all'elettorato di Matteo Salvini. La sua diplomazia è altissima quando evita di infierire sulle polemiche per gli scivoloni a tempo record di Guido Bertolaso, passato da candidato unico della coalizione, a problema imbarazzante. Secondo la Pivetti: "Bertolaso è stato spericolato - ma a proposito degli scontri interni - li guardo con ottimismo, perché il centrodestra si sta rinnovando e cerca un nuovo modo per esprimersi, nuovi punti di riferimento". Da un lato il suo talento equilibrista e rassicurante, dall'altro la Pivetti sorprende quando prende una posizione salviniana, ma in salsa pivettiana, per esempio sui terribili campi rom della capitale: "Le dico questo - racconta - quando lavoravo a Domenica In tornavo a casa dalla Dear col 69, l'autobus che fa due fermate davanti ai campi rom. Questa situazione non è normale, è una patologia che siano zone della città strutturalmente insicure anche alle cinque del pomeriggio. I rom stessi non lo considerano normale. Quindi quei campi vanno chiusi, va trovata una collocazione compatibile con la vita ordinata e normale delle nostre città".

Caivano (Na): La Giunta è come l'aggiunta

Caivano (Na): Ora festeggiamo poi pensiamo alla Giunta Si è festeggiato ma la Giunta stenta a decollare Problemi per la formazione della cosiddetta Fase 2


di Gaetano Daniele


"I festeggiamenti poi la Giunta". Il più grande fallimento politico degli ultimi 15 anni è targato Simone Monopoli. Dopo 8 mesi ancora con il nodo Giunta. Se ci pensiamo bene e strofiniamo bene gli occhi oggi doveva essere il momento storico di Simone Monopoli: il salvatore della patria promesso al Comune da tipo SEMPRE, rimasto fuori dai giochi politici che hanno preceduto l'attuale e nuova formazione politica. Forte di una opposizione collaboratrice che sfugge quasi sempre alle domande chiave, con la sola differenza che nell'amministrazione Falco il PD passò direttamente dalle fila dell'opposizione in maggioranza. Oggi, invece, si corre al silenzio stampa, oppure alle frivole accuse reciproche di routine tanto per alzare un po di vapore acqueo, altro che fumo. Ma dov'è finito il leader delle opposizioni del Partito Democratico Luigi Sirico, considerato che Monopoli dopo due mesi circa non riesce a formare neanche la Giunta?. Solo l'architetto Francesco Emione di Liberi Cittadini, scese in campo e a tutto oggi non scende a compromessi sottobanco. Difatti, è di pochi minuti fa la critica che lancia all'attuale amministrazione a guida Monopoli: Il vicesindaco ha dato le dimissioni un mese fa. Un altro assessore ancora prima. La pubblicistica di regime proclamava “urbi ed orbi” l’inizio della fase 2. Ad oggi, si registra il nulla assoluto, un consiglio comunale andato deserto, un altro che si è svolto nello squallore totale di un ‘Aula priva delle forze politiche di opposizione (non consociative). Pare che il sindaco abbia deciso di varare una giunta cd. tecnica di alto profilo e mandare a casa tutti gli assessori. La prima giunta di Monopoli ha fallito. L'annunciata giunta tecnica è però un vulnus della democrazia, l’attestazione del fallimento della politica, la rappresentazione plastica che l’Ente pubblico è guidato da una classe dirigente che si autodichiara incompetente. La maggioranza si è presto frantumata. Monopoli ha avuto bisogno dei “vituperati” vecchi amministratori per guidare il Consiglio Comunale e puntellare la maggioranza. Oggi i voltagabbana bistrattati dal “Monopoli oppositore” sono i suoi alleati più saldi. Il dibattito è miseramente limitato alle nomine in giunta. I consiglieri comunali cambiano partito come al calciomercato. E mentre la maggioranza continua sulla scia delle più infelici pratiche della prima repubblica, la città aspetta la soluzione dei problemi reali. Povera Caivano. 

Insomma, per Monopoli la Giunta comunale non è un valore aggiunto. Si può governare anche senza Giunta, infatti, sono circa due mesi che il Paese attende di vedere una maggioranza unita e compatta, ciò che non è in grado di offrire Monopoli, nonostante abbia aggregato sul suo carro, sul carro del vincitore, tutta l'informazione locale e non solo, addirittura aperto la porta al direttore editoriale di julie news dott. Giovanni De Cicco, che pesa alle casse comunali oltre i 40 mila euro per l'intero mandato (Quinquennio). 

In breve, bene leggere sui quotidiani, periodici, settimanali o blog vari vicino al sindaco che l'attuale amministrazione Monopoli sta facendo bene (bene cosa se a distanza di circa due mesi non è in grado di offrire al Paese la giusta stabilità). Bene leggere tutto, è politica, come potrebbe un addetto stampa che percepisce uno stipendio (dai contribuenti) da chi lo ha fatto nominare scrivere contro o male? ma come ricordavamo poc'anzi, i festeggiamenti ed il divertimento è terminato. Il Paese attende.