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domenica 31 gennaio 2016

Caivano (Na): Breve intervento Video dell'ex Sindaco dott. Giuseppe Papaccioli

Caivano (Na): Breve intervento Video dell'ex Sindaco dott. Giuseppe Papaccioli


a cura di Gaetano Daniele



Dott. Giuseppe Papaccioli
Dirigente Asl Già Sindaco di Caivano

Quanto accaduto lo scorso 29 gennaio è la traduzione di quella che è un'accozzaglia non di idee e neanche di ideologie ma di persone che hanno messo insieme idee particolari ed ora cercano di capitalizzare. Cosi l'ex Sindaco di Caivano dott. Giuseppe Papaccioli. E nota: Sul caso parentopoli, dove appunto, all'interno di un video pubblicato da ilgiornaledicaivano.it, dove si evince una donna urlare e puntare il dito contro l'attuale amministrazione e l'attuale sindaco di Caivano Monopoli, di eventuali parentele ed altro... bisogna che si faccia al più presto luce e verificarne la veridicità delle accuse. Insomma, l'ex Sindaco di Caivano non le manda di certo a dire. A breve il video integrale dell'intervista. 


Renzi, adesso è tempo di tremare: i tre sondaggi che lo demoliscono

Europa, adozioni gay e referendum: i tre sondaggi che mandano a casa Renzi




Gay, Europa e referendum costituzionale: tre sondaggi rischiano di mandare in frantumi il governo di Matteo Renzi e il sogno del premier di vincere le prossime elezioni. 

Addio Europa - Sul Giornale Renato Mannheimer assicura che 7 italiani su 10 sono contrari all'Europa, o almeno questa Europa. "L'Unione europea può essere definita per gli italiani un grande amore del passato, oggi quasi completamente esaurito". Nel 1994 il consenso e la fiducia nelle istituzioni comunitarie era al 70%, sceso al 64% nel 2005, al 60% nel 2008, al 57% nel 2010 e al 51% nel 2011. Poi il crollo: 39-40% nel 2012-13 e 27% registrato oggi, a causa delle politiche di rigore e della (mancata) gestione dell'emergenza immigrazione. I più critici sono operai, casalinghe e pensionati, con picchi tra i simpatizzanti di Lega e M5S ma anche nel Pd. Anche da questo punto di vista si comprendono i toni duri usati da Renzi, una brusca virata rispetto al primo anno da premier per risollevare un gradimento in picchiata al 30% (e il governo è al 28%). 

Adozioni gay - Un sondaggio realizzato sempre da Mannheimer per il Tempo fa luce sulla questione gay. Il 52% è favorevole alle unioni civili estese alle coppie omosessuali, il 45% si dice contrario. Cambia tutto, invece, se si parla di stepchild adoption e adozioni per le coppie gay, su cui il no raggiunge il 70 per cento. 

Il referendum - Terzo e ultimo sondaggio: il referendum costituzionale. Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera ricorda come meno di uno su due (46%) dichiara l'intenzione di recarsi alle urne. Tra coloro che dichiarano di voler votare, il 21% approverebbe la riforma, il 16% la boccerebbe e il 9% è ancora indeciso. In senso assoluto, il sì prevarrebbe sul no con il 57% contro il 43%, ma a gennaio il divario era di ben 32 punti. Segno che il sostegno al governo anche su questo punto è in calo. Renzi ha immaginato il referendum di ottobre come un plebiscito a favore di se stesso, tanto da promettere di lasciare la politica in caso di sconfitta. Nei prossimi mesi potrebbe pentirsene amaramente. 

"Cosa pensavano davvero di Cucchi" Madre e sorella, intercettazione choc

"Cosa pensavano davvero di Cucchi". Intercettazione choc di madre e sorella




"Quando abbiamo chiesto alla madre di Cucchi di mettere un avvocato di fiducia, ci ha risposto che non avrebbero speso altri soldi per quel delinquente del figlio, che poteva andare a fare il barbone per strada". Lo rivela in una intercettazione - riportata dal Tempo - agli atti dell'inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi (deceduto a 31 anni all'ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto per spaccio di droga) del maresciallo Roberto Mandolini, indagato per falsa testimonianza insieme a Vincenzo Nicolardi. I carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco sono invece indagati per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità "per il violentissimo pestaggio" che avrebbe subito Cucchi.

Il 17 luglio 2015, Mandolini (che il giorno prima ha ricevuto l'invito a comparire davanti al pm Giovanni Musarò il 23 luglio) chiama Rosalia Staropoli, consulente legale del Sap a Vibo Valentia, e le dice che al gip dirà: "Certo che ho omesso qualcosa, ho omesso di dire quello che mi ha riferito Cucchi della famiglia". Lei lo incalza e lui continua: "Quando hanno chiesto alla madre di mettere un avvocato di fiducia, la donna ha risposto che non avrebbero speso altri soldi per quel delinquente del figlio, che poteva andare a fare il barbone per strada". Il maresciallo aggiunge che "quel giorno hanno pure scherzato, dicendo a Cucchi di pensare ai nipotini e lui gli ha risposto che la sorella erano due anni che non glieli faceva vedere".

Difficile dire se quello che dichiara il carabiniere sia vero visto che queste intercettazioni sono fra quelle che lo hanno inguaiato. Tant'è. Mandolini continua: "La sorella (Ilaria, ndr) pseudo -giornalista, si era candidata con Ingroia e la Bonino. Dopo aver pre soi soldi, 1.342.000 euro, ha venduto casa e ha cambiato vita. Del fratello, quando era in vita, non ne voleva sapere nulla".

Caivano (Na): Esclusiva Consiglio comunale deserto La parola al Capogruppo di F.I Ponticelli

Caivano (Na): Esclusiva Consiglio comunale deserto La parola al Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli


di Gaetano Daniele


Gaetano Ponticelli
Capogruppo Forza Italia

Seduta deserta e consiglio comunale rinviato. "E' una tristezza e una vergogna tuona l'opposizione guidata dai leader Emione e Sirico". Le istituzioni e i cittadini vanno rispettati - chiosa l'architetto Sirico -. Posso capire che si ricorra ad espedienti simili, in qualche occasione particolare, ad esempio se si tratta di argomenti importanti come l'approvazione del bilancio, ma non era questo il caso - continua Emione - e nota: non si può pensare di amministrare in questo modo. I consiglieri comunali hanno la responsabilità di garantire sempre il numero legale, e questo vale tanto per la maggioranza che per la minoranza. Ma proviamo a sentire il Capogruppo e leader del centrodestra, Gaetano Ponticelli. 

Consigliere Ponticelli, il consiglio comunale del 29 gennaio è andato deserto per mancanza di numero legale, perchè? 

Innanzitutto, grazie per lo spazio che mi concede. In un clima teso e soprattutto soggetto a strumentalizzazioni da parte delle opposizioni, considerato il rinvio del consiglio comunale a causa del mancato raggiungimento del numero legale, ho ritenuto saggio e giusto, spiegare al suo blog, il Notiziario sul web, uno dei pochi blog d'informazione plurali e seri, le motivazioni di quanto accaduto. Tengo a precisarle quindi, che la maggioranza è unita e compatta. 

Consigliere Ponticelli, quindi trattasi di incidente di percorso e non di crisi politica?

Assolutamente nessuna crisi politica. Come le ricordavo poc'anzi la maggioranza è unita e compatta. Io scorso 29 gennaio, è stato un giorno particolare. Caivano era immobilizzata a causa di un incidente stradale e, alcuni consiglieri comunali, bloccati nel traffico, non hanno potuto raggiungere in tempo la sede del consiglio comunale. Lo dimostra il fatto che sono arrivati dopo pochi minuti dall'appello. Se fossi stato opposizione, avrei aspettato qualche altro minuto affinchè dare l'opportunità di aprire la seduta consiliare e permetterci di rispondere a tutti i punti da loro formulati. Evidentemente l'opposizione andava di fretta, aveva forse qualche partita di calcio in scaletta? 

Consigliere Ponticelli, a che punto siamo con la formazione della nuova Giunta?

Stiamo lavorando a tutto campo per offrire al paese il meglio. 

Consigliere Ponticelli, caso Navas, si sente di dire qualcosa?

Navas chi?

Consigliere Ponticelli, vuole aggiungere altro?

Il mio appello è rivolto ai miei concittadini, ai caivanesi, alla mia gente, a coloro i quali hanno riposto in noi la loro fiducia, e a loro dico di pazientare ancora un po'. Governare non è facile, ce lo insegnano le opposizioni, che in 4 anni di amministrazione non hanno prodotto nulla. Noi siamo appena al settimo mese, un parto dura 9 mesi, non chiedeteci miracoli, dateci il tempo di attuare il nostro programma e le nostre idee. In una grande famiglia come l'attuale maggioranza, il confronto è il sale della democrazia. Siamo sempre aperti al confronto, con tutti, anche con le opposizioni, perchè dai loro errori abbiamo molto da imparare. 

sabato 30 gennaio 2016

Ecco il popolo del Family Day in piazza Gli organizzatori: "Siamo 2 milioni"

Il popolo del Family Day al Circo Massimo. Gli organizzatori: "Siamo 2 milioni"




Si è concluso sulle note di Nessun dorma dalla Turandot di Puccini il Family Day al Circo Massimo. Una sorta di avvertimento che arriva dalla piazza che oggi ha detto no alle unioni civili, alle adozioni omosex e all’utero in affitto. Un monito, che in chiusura della kermesse aveva indirizzato direttamente ai politici, Massimo Gandolfini, leader del Family day, raccogliendo l’applauso più forte della giornata. "Al momento delle elezioni dovremo ricordare chi si è messo dalla parte della famiglia e dei bambini e chi se ne sarà dimenticato rendendo possibile l’abominevole pratica dell’utero in affitto", ha detto il medico bresciano. "Seguiremo i prossimi passaggi della legge minuto per minuto e valuteremo chi ha raccolto il messaggio della piazza e chi lo ha preso per metterselo sotto i tacchi. Dovete valutare bene la vostra coscienza, perché un giorno dovrete rendere conto delle vostre azioni" ha detto chiudendo il suo intervento.

I numeri - Un appello secco, forte del placet della tanta gente presente in piazza, da cui a più riprese si dava notizie dal palco del circo Massimo, prima un milione, per arrivare ai due, comunicati sul finire della giornata. Numeri enormi che, come succede in questi casi, dovranno essere confrontati con quelli delle forze dell’ordine, che potrebbero essere diversi. Le richieste del popolo del Family Day, oggi le hanno ascoltato in diretta alcuni politici che si sono fatti vedere sotto al palco, in un evento che non prevedeva nessun intervento di parlamentari, ma che avrà, come era nelle previsioni, grande significato politico in vista dell’iter del ddl Cirinnà, che martedì arriva in senato per il voto.

I politici - Tra i membri del governo in piazza, il ministro per l’Ambiente Gianluca Galletti: "Sui valori irrinunciabili siamo liberi - sottolinea ai cronisti che lo accerchiano - . Non ci può essere nessun patto di governo su questi valori, e come ha detto Renzi, correttamente, c’è libertà di coscienza. La famiglia - ha ricordato, sottolineando di parlare a titolo personale - è quella costituita da un uomo e da una donna e bisogna tutelare la parte debole, che sono i bambini che hanno diritto ad avere un padre e una madre" sottolineando che "sarebbe perciò un errore che il Parlamento non tenga conto del messaggio che arriva dalla piazza". I più numerosi tra i parlamentari al Circo sono i centristi. Renato Schifani, senatore di Ap, punta sulle unioni civili "dicendo però no ai matrimoni gay". 

In ogni caso, per l’ex presidente del Senato "questa è una piazza bellissima e festosa ma non contro Renzi, perchè la legge è di iniziativa parlamentare, il governo non c’entra". "Ascolteremo tutto quello che questa piazza chiede - ha detto il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa - e porteremo in Parlamento le istanze contro il ddl Cirinnà soprattutto dicendo no alle stepchild adoption". Per Eugenia Roccella (Idea) oggi arriva "un secco no alla legge Cirinnà, e un invito ai parlamentari ad essere coerenti fino in fondo e a interpretare la volontà popolare", mentre Carlo Giovanardi usa l’ironia: "Vorrei vedere due uomini da soli su un’isola deserta se riescono a fare un figlio, dopo possiamo allora parlare di diritti". Gli fa eco Maurizio Gasparri di Forza Italia: "Siamo qui per ascoltare questo popolo che si è riunito in questa piazza. Cercheremo soprattutto di dire no all’utero in affitto - ha spiegato il senatore di Forza Italia - e dalla prossima settimana porteremo in Parlamento le istanze che questa splendida piazza sta portando avanti, in una discussione che durerà settimane". In linea il collega di partito Renato Brunetta, che spiega come "la Cirinnà non è la strada giusta, non si può equiparare una relazione omoaffettiva al matrimonio, non si può correre il rischio di aprire all’utero in affitto. Questa piazza merita ascolto. Renzi, come credo, è una persona intelligente, e terrà conto del messaggio di oggi. Se non lo farà, andrà a sbattere". "Il Senato non potrà non ascoltare il messaggio che è arrivato oggi dal Circo Massimo a Roma, in una delle più gigantesche manifestazioni popolari del Dopoguerra", dice ancora il senatore azzurro Altero Matteoli. "Sono qui al Family day in veste di esponente politico e di donna. E se Dio vorrà la prossima volta sarò qui anche in veste di madre visto che ho appreso da poco di aspettare un bambino - dice Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, all’arrivo in piazza - Per questo sono ancora più arrabbiata per il ddl Cirinnà".

FAMILY DAY O NO? Salvini, Cav e scelte dolorose Chi va in piazza, chi rinuncia

Il Notiziario sul web sostiene il Family Day -  A Roma: governo e partiti divisi, chi sarà in piazza e chi no




Una famiglia (politicamente) allargata per il Family Day: oggi in piazza a Roma (appuntamento alle 12 al Circo Massimo, inizio vero e proprio alle 14) il popolo di chi vuole difendere la "famiglia tradizionale" contro il ddl Cirinnà e le aperture a unioni civili e coppie gay comprenderà esponenti di destra e di sinistra, in un mosaico che supera decenni di contrapposizioni tradizionali e che al tempo stesso genera non pochi imbarazzi dentro e fuori il Parlamento. 

Nel governo - Cosa fa il Pd, che ha appoggiato con molti suoi uomini le manifestazioni di una settimana fa a favore delle unioni civili? Ufficialmente non sarà in piazza, ma parteciperà un suo autorevole esponente "catto-dem", Bepppe Fioroni. E il governo? Ci sarà il ministro dell'Ambiente dell'Udc, Gianluca Galletti, mentre quello dell'Interno Angelino Alfano ci sarà "con il cuore" così come Beatrice Lorenzin (che però ha un alibi di ferro: è in viaggio in Cina). Ovvia la presenza di Paola Binetti, che sperava però in una adesione più entusiastica da parte di Ncd, con tanto di minaccia: "Se rinuncerà a votare secondo i suoi principi non escludo la separazione di Udc e lo scioglimento di Area popolare". 

A destra - Anche a destra qualche distinguo a fatto rumore. Mara Carfagna ha detto che non condivide i toni della piazza, Nunzia De Girolamo ha scritto al Papa annunciando che voterà a favore del ddl Cirinnà. Ci saranno invece i parlamentari di Lega e Fratelli d'Italia, guidati da Giorgia Meloni, così come i forzisti Renato Brunetta e Maurizio Gasparri. I governatori nordisti Roberto Maroni e Giovanni Toti scenderanno nella capitale, Luca Zaia ha preferito spedire una delegazione, il sindaco di Verona Flavio Tosi capitanerà un gruppo di sindaci. Non ci sarà invece Matteo Salvini. Motivo più personale che politico: è divorziato. Mancherà pure Silvio Berlusconi, presente invece nel 2007: da allora per lui è cambiato tutto, soprattutto in casa.

Il cachet di politici, giornalisti & co: quanto prendono per andare in tv

Tutti i cachet dei programmi tv. Giornalisti e politici: quanto guadagnano




Programma tv che vai, gettone che trovi. Uno dei tormentoni del telespettatore medio è interrogarsi su se e quanto siano pagati gli ospiti nello studio del programma che si sta guardando. A svelare qualche retroscena ci ha pensato un articolo del quotidiano La Notizia che ha preso in esame i cachet pagati per le ospitate in diverse trasmissioni televisive, soprattutto talk show e programmi di infotainment sportivo. Un giro di "rimborsi" e cachet che riguarda personaggi dello spettacolo e anche qualche giornalista e politico, anche se per la maggior parte partecipano ai programmi gratuitamente.

I più ricchi - A pagare meglio di tutti la presenza in tv è Mediaset, che per esempio ha sborsato 20mila euro per ogni partecipazione di Claudio Amendola al Grande Fratello o 5mila per avere Vladimir Luxuria. Un po' meno quotati Alba Parietti e l'opinionista Giampiero Mughini, habitueé anche di Tiki Taka, che incassano tra i 1500 e i 2000 euro a presenza. Sulle stesse cifre viaggiano altri ospiti frequenti nel programma di Pierluigi Pardo, vedi Melissa Satta e Giuseppe Cruciani. Proprio il conduttore della Zanzara potrebbe presto veder aumentare le sue quotazioni se dovesse accettare l'avventura a Ballando con le stelle. Cifre più contenute a Mattino 5, dove si oscilla tra le 500 e le 2000 euro.

I più poveri - Le ospitate in Rai sono un affare meno succulento per chi frequenta gli studi della tv pubblica. Al Processo del lunedì la più pagata sarebbe stata Mara Maionchi, il cui compenso però non è noto. Ma non se la passa male neanche l'onnisciente Andrea Scanzi del Fatto quotidiano, che per ogni apparizione ha intasca tra le 1000 e le 1500 euro. Non sempre però viale Mazzini riconosce un gettone di presenza, quando c'è di norma non va oltre le 500 euro, fatta eccezione per chi si presta a fare il giudice in programmi come Ballando o Tale e Quale: per personaggi come Zazzaroni, Lippi, Goggi e Proietti i cachet salgono.

Visibilità - I più sfortunati sono gli ospiti dei programmi di La7, con le dovute eccezioni. Chi viene chiamato per partecipare alle levatacce di Omnibus, o a Coffe Break, oppure l'Aria che tira, il compenso sarà solo un ricco pacco di visibilità. Solo per qualcuno viene previsto il rimborso del taxi. Certo non tutti sono così bistrattati. A coccolare i suoi ospiti ci pensa per esempio Lilli Gruber che mantiene un giro fisso di ospiti sin dall'inizio della stagione, vedi Damilano, Cacciari, Travaglio e il solito onnisciente Scanzi. Con loro concorda un pagamento forfettario con tanto di contratto.

RAI 3 OKKUPATA L'assalto finale dei renziani: che succede in viale Mazzini

RAI 3 OKKUPATA I renziani vogliono la testa di Giannini




Sale la tensione a Rai3 dopo quella frase pronunciata da Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, su Maria Elena Boschi. L'ex direttore di Repubblica aveva parlato di "rapporto incestuoso" a proposito del caso della Banca Etruria, e ora i renziani vogliono la sua testa.

In primis, riporta il Giornale, c'è stato l'attacco di Michele Anzaldi, renziano, membro della commissione di Vigilanza, che ha chiesto a Giannini e ai dirigenti "che guadagnano quattro volte più del premier" di "rispondere" e che in realtà vuole il suo licenziamento. Poi è stata la volta di diversi esponenti renziani del Pd, che hanno a vario titolo attaccato Giannini.

Il conduttore di Ballarò finora non ha commentato le critiche: "Risponderò nella puntata di Ballarò di martedì prossimo", ha annunciato il giornalista. "Io non ho mai varcato il limite della mancanza di rispetto delle persone. Solo chi voleva in maniera subdola equivocare poteva farlo". 

Clamorosa lettera contro Renzi: la rivolta mai vista alla Farnesina

Caso Calenda, la lettera degli ambasciatori e dei diplomatici contro Matteo Renzi




I diplomatici italiani in rivolta contro Matteo Renzi. La gaffe delle statue velate per la visita dell'iraniano Rohani, visto da qualcuno come una maliziosa vendetta da parte della Farnesina nei confronti del premier, potrebbe non essere un caso, perché ora arriva la conferma ufficiale. Due lettere, una firmata da 230 diplomatici in carriera, l'altra da 24 ambasciatori di grado, protestano per la nomina del viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda a rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea. A non andar giù al corpo diplomatico non è tanto l'uomo, quanto il metodo: praticamente mai era stato preferito un politico a un diplomatico di carriera. Tra l'altro, Renzi non era stato tenero con il rappresentante sostituito, Stefano Sannino, giudicato poco combattivo. Uno schiaffo per tutta la categoria. 

"Qua è pieno di rissosi" - La prima lettera, come scrive anche il Corriere della Sera, è stata inviata al segretario generale Michele Valensise e al capo di gabinetto del ministro Elisabetta Belloni ed esprime "sorpresa e preoccupazione" per la scelta di Calenda e "il declino di autorevolezza dell'Amministrazione degli Affari esteri". Si chiedeva di rivedere la decisione, ma Renzi ha tenuto duro. Unico risultato: poter incontrare i due destinatari della lettera. Un caso politico, visto che al secondo dei due summit ha partecipato anche il ministro Paolo Gentiloni. Valensise ha spiegato che la designazione di Calenda è da considerare una eccezione, e non la regola. Molti però non sono stati convinti e qualcuno ha anche commentato con amara ironia una battuta di Renzi in persona: "Serviva uno rissoso? Ma qui è pieno di gente rissosa. Il punto è se basta battere i pugni". 

La protesta degli ambasciatori - Con Renzi i giovani ambasciatori si sono detti "profondamente disorientati": "Non ci si improvvisa ambasciatori, si diventa diplomatici non solo col superamento di un concorso pubblico fra i più selettivi, ma attraverso un percorso di professionalità, responsabilità e continue valutazioni". La scelta di un politico per Bruxelles "equivale a ignorare tutto questo" e per questo "le chiediamo fin da ora una conferma della sua eccezionalità e del fatto che non si avranno in futuro altre nomine politiche". Toni di fatto confermati anche dalla lettera degli ambasciatori di grado, che lanciano un "fermo e pressante appello a contribuire a ristabilire il clima di motivazione, coesione e fiducia, specialmente nelle più giovani generazioni di diplomatici"

Caivano (Na): Qerelle Forza Italia Nino Navas lascia il partito Scaricato da chi lo sosteneva in campagna elettorale

Caivano (Na): Qerelle Forza Italia Nino Navas lascia il partito Scaricato da chi lo sosteneva in campagna elettorale


Nino Navas

Nino Navas, storico esponente e sostenitore di Forza Italia, ha lasciato il partito. Ad annunciarlo lo stesso Nino Navas al Giornaledicaivano.it del giornalista Francesco Celiento, nella quale chiarisce d'averlo fatto dopo aver anticipato tale decisione al primo cittadino Simone Monopoli. Coerenza e lealtà - fa evincere Navas - all'interno della Missiva. Navas punta il dito anche contro un noto sito web molto vicino al sindaco che lo accusa riportando una cronistoria che nulla centra con la politica vera. Da precisare che lo stesso sito web che oggi lo accusa al punto da indurre Navas a rivolgersi ai suoi legali per costatarne eventuali estremi di querela a mezzo stampa, alle scorse competizioni elettorali lo sosteneva e lo difendeva anche dagli attacchi politici dell'attuale opposizione, uno dei tanti casi, la questione dei gelati Winner Taco, che lo stesso candidato al consiglio comunale, in una delle sue manifestazioni regalava ai partecipanti come gadget. Insomma, la solita politica che punta a scaricare il proprio alleato nel momento in cui tenta di formulare un pensiero. Lo si fa senza stile, senza professionalità, entrando nel personale. Navas l'ennesima vittima politica del sistema? Avanti un altro. Chi sarà il prossimo? 

Di seguito la Missiva che Nino Navas invia a ilgiornadedicaivano di Francesco Celiento:

Nei giorni scorsi, un piccolo quotidiano on line di provincia che non di rado, al posto di fare reale informazione viene utilizzato come “macchina del fango”, ha pubblicato un articolo ‘contra personam’ completamente fuorviante e con fatti descritti assolutamente non veritieri sul mio conto.

Proprio per questo intendo precisare alcune circostanze riportate, approfittando dello spazio che il Suo giornale, sempre attento alle dinamiche del territorio, mi concede.

In primo luogo, non mi sono mai definito “capo dei ribelli”, espressione giornalistica che ha utilizzato Lei, direttore, per semplificare la situazione di serrato confronto all’interno del partito di Forza Italia.

Personalmente posso dire di essere un imprenditore prestato alla politica che ha cercato in questi mesi di mettere a disposizione del sindaco i propri contatti e  la propria esperienza per realizzazione di progetti a favore del territorio e della comunità. E della bontà, oltre che dell’efficacia del mio contributo, il primo cittadino ne ha avuto sempre prova.

Anzi in più di un’ occasione sono stato compulsato, nonostante non ricoprissi alcuna carica, ad occuparmi di diverse questioni e problemi tanto da essere in varie circostanze delegato ufficialmente. (prot 21265/2015, prot 16160/20150, prot 16512/2015).

Anche per quanto riguarda la vicenda del coordinamento della locale sezione di Forza Italia le cose sono andate in maniera diversa. L’invito ad assumere il ruolo di commissario mi è stato fatto direttamente dai due fratelli Monopoli, Luca (coordinatore dimissionario) e Simone, sindaco di Forza Italia.

Io, semplicemente per spirito di servizio, ho dato la mia disponibilità a traghettare il partito fino all’individuazione del nuovo coordinatore da scegliere attraverso la partecipazione collegiale ed il voto di tutti gli iscritti.

Dunque, da un lato, mi si chiede di dare il mio contributo sottraendo tempo prezioso alle mia attività e dall’altro si scrive che il sottoscritto  “vuole fare qualcosa”. Un vero caso di dissociazione mentale o molto più semplicemente di contraddizione.

Per quanto riguarda la vicenda della prima riunione della cabina di regia, anche qui,voglio precisare come la stessa fu anticipata la mattina ed io trovandomi già in comune per un incontro tra me, il sindaco, ed un altro imprenditore lo stesso Monopoli mi invitò a prendervi parte. Del resto è noto come il sindaco ha come sua consuetudine quella di tenere sempre riunioni allargate al di là dei ruoli dei partecipanti, ruoli che solo quella mattina sono stati fatti valere. Ma va bene così.

Ed ancora, per quanto riguarda il documento firmato da una parte consistente dei candidati e sottoscritto dallo stesso ex vicesindaco, questo è giunto dopo una riunione e una condivisione rispetto ai contenuti. Non ho notizia di smentite pubbliche da parte di nessuno dei sottoscrittori.

In relazione, invece, alle ultime due riunioni di partito, le sole alle quali non ho partecipato, voglio puntualizzare che la mia assenza è stata dovuta dal fatto che gli incontri non sono stati convocati dal coordinatore pro – tempore. Del resto in tutte e due le occasioni si è avuta, non a caso, una esigua partecipazione.

Voglio ulteriormente ribadire che la mia è unicamente una passione civile perché non vivo di politica ma ad un certo momento della mia vita sento la necessità di dare un contributo in termini di impegno per la crescita di un territorio dove le imprese di famiglia sono presenti da oltre quarant’anni.

Questa mattina, in un incontro con il sindaco, gli ho preannunciato che avrei lasciato Forza Italia perché non condivido più il modo in cui viene gestito il locale circolo e per la mancanza di un coordinatore realmente terzo rispetto alle parti.

In conclusione di questa mia lettera, al sindaco che comunque è chiamato ad un compito gravoso e non facile, gli dico di guardarsi bene dal “cerchio magico” di cui si è circondato che in soli otto mesi è stato capace di far calare in maniera drammatica il consenso di cui godeva. La mia decisione è certamente sofferta e attendo di confrontarmi prossimamente con i miei riferimenti sovra comunali del partito.

Visto che l’articolo a cui ho fatto riferimento all’inizio di questa lettera contiene numerose circostanze non vere oltre che nefandezze sul mio conto, sto verificando con i miei legali se vi sono i presupposti per una querela per diffamazione a mezzo stampa.

Nel ringraziarLa, voglio evidenziare che tutto quanto ho riportato nella presente ha un comune denominatore: riscontri e testimonianze.

venerdì 29 gennaio 2016

Caivano (Na): Esclusiva Si spacca la maggioranza? Consiglio Comunale deserto Monopoli messo in un angolo

Caivano (Na): Si spacca la maggioranza? Consiglio Comunale deserto Monopoli messo KO


di Gaetano Daniele



I nodi vengono al pettine: Monopoli è giunto al capolinea. Stasera grande figuraccia del sindaco Monopoli che, in consiglio comunale non può contare su una maggioranza politica e neanche numerica, atteso che, i mal di pancia che erano presenti nelle varie formazioni che gli hanno consentito sebbene al ballottaggio di raggiungere lo scranno di sindaco del comune di Caivano, stasera non aveva neanche  i numeri per sedersi a discutere. Infatti, il consiglio comunale in seconda convocazione alle ore 19.00 è andato deserto. Forse perchè si era sbagliato nelle convocazioni? o forse perchè la famosa fase 2 è fuori fase? Evidentemente Monopoli ha perso la bussola. Basta al Sindaco Monopoli dettare legge attraverso una gestione familiare o a pochi noti del cerchio magico? Tra l'altro le possibili schermaglie, anzi, addirittura sarebbero quasi venuti alle mani, di alcuni consiglieri comunali che, discutendo animatamente si sono incorsi in reciproche offese. Monopoli quindi, in questi ultimi 8 mesi di amministrazione ha visto cambiato un segretario e ha visto la trasmigrazione di molti consiglieri comunali da un gruppo ad un altro sarebbe nell'angolo. Stamattina le dichiarazioni anche del suo amico e più volte delegato, certo Nino Navas, lasciavano intravedere qualche maretta, anzi, dire maretta è dir poco, e intanto la città proprio in questi momenti in cui si aggiudica la gara d'appalto per la NU  è allo sbando. La città si aspetta appunto risposte che tardano ad arrivare. Le dimissioni del vicesindaco Bellastella, e le dimissioni dell'ex Assessore Sorrentino, quote rosa, evidentemente erano già un segnale, ma adesso la situazione è ancora più stringente, vedremo gli eventi, ma la città aspetta tempestive risposte. Qualcuno parla di inesperienza, radio caivano parla di incapacità politica palese e manifesta, adesso attendiamo le risposte da parte di questa amministrazione e attendiamo soprattutto le manovre che questo Sindaco dovrà mettere in essere, speriamo che il tutto si risolva nella esclusiva e dettato interesse del Comune e della Città. 

Bomba sull'Airbus russo in Sinai Arresto choc: non è stato un terrorista

Bomba sull'Airbus russo: è stato un meccanico della Egyptair




La notizia l'ha data in esclusiva l'agenzia Reuters. E conferma i peggiori timori relativi alla sicurezza del trasporto aereo in Egitto: a mettere sull'Airbus russo della Metrojet la bomba che lo scorso ottobre lo ha fatto precipitare nel Sinai poco dopo il decollo da Sharm El Sheikh è stato un meccanico della compagnia di bandiera egiziana Egyptair. L'uomo, secondo la Reuters, è stato individuato e arrestato insieme a due poliziotti dell'aeroporto e un addetto ai bagagli, circostanza questa che non fa che aggravare la situazione della sicurezza nello scalo sul Mar Rosso. Secondo la ricostruzione delle fonti, una volta saputo che uno dei suoi componenti aveva un parente che lavorava all'aeroporto l'Isis gli avrebbe affidato la 'missione' consegnandogli una borsa con una bomba. Il cugino jihadista del meccanico si sarebbe unito allo Stato islamico un anno e mezzo fa. Nella strage sono morte 223 persone.

Bollo auto, cosa succede se non paghi: sanzioni e prescrizione, parla l'esperto

Bollo auto, cosa succede se non paghi: sanzioni, prescrizione ed esenzioni, parla l'esperto




Cosa succede se ci si dimentica di pagare il bollo dell'automobile? L'avvocato Valeria Zeppilli, in un articolo pubblicato all'interno della newsletter dello Studio Cataldi e ripreso dal sito dell'agenzia, spiega rischi e scappatoie per evitare stangate. 

Sanzioni, prescrizione, esenzioni - Se il pagamento avviene entro un anno dalla data in cui doveva essere effettuato, si applica il cosiddetto ravvedimento operoso e le sanzioni sono ridotte, altrimenti arrivano al 30 per cento. Il termine di prescrizione è triennale. Se l'amministrazione finanziaria non contesta nulla nei successivi tre anni rispetto a quello in cui si sarebbe dovuto provvedere al pagamento, nulla potrà più essere preteso dal contribuente. Lo stesso accade se l'avviso di accertamento, notificato nei termini, non è seguito da alcun altro atto interruttivo per i tre anni successivi al 61° giorno dalla notifica. Ciò anche se il credito è stato iscritto a ruolo. Alcune auto poi sono esentate (parzialmente o totalmente): non pagano il bollo i veicoli destinati al trasporto di disabili, le auto elettriche a emissioni zero e, a determinate condizioni, quelle di vecchia immatricolazione. Hanno invece diritto solo a una riduzione le auto alimentate esclusivamente a gas (in alcune zone l'esenzione è totale), anche se esenzioni e riduzioni variano a seconda della regione di residenza. 

Barbara Berlusconi, un siluro su Galliani in poche parole. Così affonda Adriano

Barbara Berlusconi, siluro su Galliani: "Siamo onesti, Milan da Europa League"




"Credo che si debba essere onesti, per quest'anno l'obiettivo è la qualificazione in Europa League ma dall'anno prossimo bisognerà puntare alla Champions". L'ammissione di Barbara Berlusconi, amministratore delegato del Milan, al di là dei toni diplomatici, suona come una nuova, durissima bordata spedita all'indirizzo di Adriano Galliani. Da quasi tre anni ormai i due "colleghi" coabitano, la figlia del Cav al marketing e Galliani al reparto sportivo. Come noto, però, i rapporti tra i due sono stati sempre tesi e l'entrata a gamba tesa di Barbara nel settore di competenza dello storico ad rossonero lo conferma. "Abbiamo investito tanto - aggiunge la Berlusconi alla conferenza stampa del Derby della Pace -, quindi la squadra è solida e per questo bisognerà ambire e raggiungere obiettivi importanti nelle prossime stagioni". Per quest'anno, però, la sfida appare già persa, con il Milan sesto a quota 33, a 14 punti dal Napoli primo e a 8 dal terzo posto, appeso a un successo in Coppa Italia per dare luce nuova a una stagione ancora una volta deludente. "Io e Galliani immaginiamo il futuro del calcio in modi differenti, ma non c'è volta in cui non abbiamo collaborato - cerca poi di glissare la figlia del presidente -. Abbiamo punti di vista diversi, ruoli, età e obiettivi diversi ma collaborare per il bene della squadra è la prima cosa. Nel piano Uefa dei prossimi quattro anni abbiamo deciso assieme gli obiettivi. Quest'anno non abbiamo raggiunto l'obiettivo e puntiamo l'Europa League, ma spero che mio padre e Galliani riportino il Milan dove merita".

L'ultima umiliazione per De Martino. Cosa vende Belen (a sua insaputa)

L'ultima umiliazione per De Martino. Colpo bassissimo: cosa vende Belen (a sua insaputa)




Riavvicinamento? Ma quando mai: tra Belen Rodriguez e Stefano De Martino è finita. Anzi, "finitissima". L'ultima prova (o presunta tale) è quella presentata da Novella2000, su cui si legge non soltanto che l'argentina non ci pensa proprio a tornare sui propri passi, ma anche che Belen "dopo avere iniziato il lungo lavoro per cancellare il tatuaggio che si erano fatti insieme, ha deciso di mettere in vendita la sua casa milanese". Il punto è che "come raccontano alcune sue amiche, le ricorda troppi momenti vissuti con il ballerino". Nel dettaglio, sarebbe stato messo in vendita un lussuoso appartamento nel centro di Milano: ci sarebbero già diverse persone interessate all'acquisto, e la Rodriguez sarebbe già alla ricerca di una nuova casa. Ma il punto più pruriginoso della vicenda raccontata da Novella 2000 è un altro: Belen avrebbe messo in vendita la casa all'insaputa di Stefano, "perché ormai non fa più parte della sua vita".

Beccato il trafficante di cocaina Clamoroso arresto a casa Pantani

Il trafficante di cocaina: un clamoroso arresto a casa Pantani




Un pusher di cocaina è stato arrestato mentre si trovava a casa di Laura Manola Pantani, la sorella del ciclista Marco, morto nel 2004 per un edema polmonare e cerebrale che si presume fosse dovuto a una overdose di cocaina. L'uomo finito in manette, 35 anni, è Lamine Sarr, considerato dagli investigatori "il referente per lo spaccio di cocaina a Genova". L'arresto è avvenuto a Cesenatico, nella casa della sorella del Pirata: lo spacciatore è stato sorpreso nella cucina della donna. Laura Pantani non risulterebbe indagata, e anzi ha affermato di non conoscere nulla del passato del pusher, un senegalese che era già stato condannato in via definitiva a sei anni per traffico di cocaina. La Pantani ha aggiunto di non sapere nulla "tantomeno del suo coinvolgimento nel mondo della droga". Secondo quanto si è appreso, lo spacciatore si trovava in casa della ragazza perché "era in difficoltà". La fedina penale di Lamine Sarr è piuttosto ricca: oltre all'arresto nel 2011 e a quello delle ultime ore, sul suo conto pendeva un provvedimento di espulsione, ovviamente eluso.

Il grande accusatore dei due marò? Spunta una mazzetta milionaria

La speranza per i marò. Il loro grande accusatore? Quella mazzetta da 19 mln...




L'uomo che accusa i marò sarebbe un corrotto. Si parla di Oomen Chandy, governatore dello stato indiano del Kerala e principale delatore dei nostri due militari, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che avrebbe intascato una mazzetta da 19 milioni di rupie, ovvero 2 milioni di euro. L'accusatore, insomma, potrebbe essere ben più sporco e compromesso degli imputati.

La notizia viene rilanciata dalla stampa locale: Saritha Nair, una donna imputata nel processo sulle mazzette del Kerala, ha fatto il nome di Chandy, affermando, appunto che avrebbe intascato l'equivalente di 2 milioni di euro. Il governatore da par suo si difende affermando che si tratta "solo di un complotto ai miei danni. Un complotto ben orchestrato". Ad oggi non è arrivata alcuna condanna, ma non si può non notare come anche l'accusa ai nostri marò, sfruttata da Chandy a fini elettorali, ad oggi sia soltanto un'ipotesi indiana.

L'uomo, inoltre, solo pochi giorni fa si è opposto alla decisione di prolungare il soggiorno di Latorre in Italia, dove si trova per le cure mediche necessarie dopo l'ischemia che lo ha colpito durante la detenzione in India. Oomen Chandy ha chiesto al premier Modi di far rientrare il fuciliere, puntando il dito e affermando che "i militari italiani hanno compiuto un crimine sul territorio indiano e dunque devono rispondere alle leggi indiane".

Ufficiale: in Svezia muore Schengen 80mila migranti espulsi con voli charter

La Svezia espellerà con voli charter fino a 80mila migranti. Salvini: "È la fine di Schengen"




Secondo il leghista Matteo Salvini "questa è la fine di Schengen". La Svezia chiude la porta ai migranti: nel giorno dell'ennesimo naufragio nell'Egeo (almeno 24 morti, tra i quali 10 bambini), il governo di Stoccolma rende noto che espellerà tra le 60mila e le 80mila persone a cui ha negato la richiesta di asilo e li rispedirà a casa affittando voli charter (perché i voli commerciali usati abitualmente, dato il numero enorme non bastano più). Intanto un altro segnale di "chiusura" europea arriva dall'Olanda, che rispedirà in Turchia tutti i richiedenti asilo che arrivano in Grecia via mare in cambio di un piano di ingresso regolare in Europa per accogliere tra i 150mila e i 250mila rifugiati. Il Regno Unito invece ha reso noto che accoglierà i figli di rifugiati che siano stati separati dalla loro famiglia a causa dei conflitti in Siria e in altri Paesi. In gergo si chiamano "minori non accompagnati". Londra ha chiesto all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati di "identificare le situazioni eccezionali nelle quali è meglio, nell'interesse dei minori, il loro trasferimento nel Regno Unito", ha fatto sapere il governo, precisando tuttavia che nella "grande maggioranza" dei casi è bene che rimangano vicino al loro Paese di origine con familiari. 

Dopo il massacro della volontaria - Il governo svedese ha chiesto a polizia e ufficio migranti che organizzino le espulsioni, ma i tempi non saranno brevi: "Ci vorrà tempo, forse anni", ha spiegato il ministro dell'Interno Anders Ygeman. Nel 2015 sono arrivati in Svezia circa 163mila richiedenti asilo, il numero più alto pro capite in Europa (e delle circa 58.800 richieste di asilo valutate lo scorso anno fu accettato il 55%). "Stiamo parlando di 60mila persone - ha spiegato il ministro - ma il numero potrebbe salire a 80mila". La decisione è la conferma delle difficoltà del governo svedese a gestire un così alto numero di migranti: in rapporto alla popolazione svedese, i 163mila rifugiati che hanno fatto richiesta di asilo in Svezia nel 2015 equivarrebbero a 1,3 milioni di persone in un Paese di 80 milioni di abitanti come la Germania (che ha ricevuto l'anno scorso 1,1 milioni di rifugiati). Il governo di Stoccolma ha annunciato la misura due giorni dopo l'uccisione di una 22enne, responsabile di un centro per minori stranieri alle porte di Goteborg, massacrata da un 15enne dopo un alterco.

CONTENTINO PER ALFANO Ufficiale: c'è il mini-rimpasto Due poltrone a Ncd: i nomi

Governo, via al rimpasto: contentino a Ncd, due poltrone a Enrico Costa e Dorina Bianchi




Via libera al rimpasto di governo, targato Ncd. Al termine del Consiglio dei ministri di questa sera sono stati "promossi" due uomini di Angelino Alfano: il nuovo ministro degli Affari regionali è Enrico Costa, mentre Dorina Bianchi è stata nominata sottosegretaria alla Cultura. Le due cariche erano vacanti da mesi, con la prima lasciata da Maria Carmela Lanzetta.  Sorpresa: Antonio Gentile, che si era dimesso nel 2014, torna al governo come sottosegretario allo Sviluppo. Per il senatore di Ap si prospetta però la promozione a vice ministro una volta che l'uscente Carlo Calenda, neo rappresentante del governo presso l'Ue, 
traslocherà ufficialmente a Bruxelles.

Salgono Zanetti e Cesaro - Promozione anche per il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti di Scelta Civica, che è stato nominato viceministro dello stesso dicastero. Il collega di partito Antimo Cesaro è a sua volta diventato sottosegretario alla Cultura. Sotto il profilo politico, il Pd si rafforza nel suo ruolo di traino della compagine con l'inserimento di tre nuovi sottosegretari più uno "d'area", Tommaso Nannicini. Ncd vede ripristinato il suo peso dopo le dimissioni di Maurizio Lupi. Ma la riorganizzazione della squadra di governo, come aveva promesso il presidente del consiglio la scorsa settimana, ha visto un vero e proprio vortice di nomi, con tanti spostamenti e qualche nuova entrata. Nei ruoli di sottogoverno si segnala, prima di tutto, la nomina di Tommaso Nannicini come sottosegretario alla presidenza del consiglio. Professore associato di economia politica alla Bocconi, Nannicini ha 42 anni ed è nativo di Montevarchi, in provincia di Arezzo. Il deputato del Pd, già capogruppo in Commissione Esteri, Enzo Amendola va a ricoprire il ruolo di sottosegretario agli Esteri con delega alla cooperazione internazionale, settore su cui il presidente del consiglio ha detto di voler investire molto in futuro. Volti nuovi anche alla Giustizia, con la deputata Pd Federica Chiavaroli e il collega Gennaro Migliore nel ruolo di sottosegretari. La sottosegretaria allo Sviluppo Economico Simona Vicari passa al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tra i promossi a viceministri anche Mario Giro (Esteri e cooperazione) e Teresa Bellanova (Sviluppo Economico).

giovedì 28 gennaio 2016

UE, COMI: GRAVE ESCLUSIONE assegnisti di ricerca Italiani da Horizon 2020

UE, COMI: GRAVE ESCLUSIONE assegnisti di ricerca Italiani da Horizon 2020 


di Gaetano Daniele


Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia
e vice-presidente del Gruppo PPE

"La Commissione Europea ha stabilito che gli assegni di ricerca (e con questi i co.co.co. e co.co.pro.) non sono ammissibili come "personnel cost" nei progetti finanziati dal programma Horizon 2020 dedicato alla ricerca e all’innovazione dell’Unione Europea. Così Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e vice-presidente del Gruppo PPE ai nostri microfoni, e nota: La decisione sarebbe addirittura retroattiva per l'Italia. Una iniziativa grave e un colpo durissimo all'università e alla ricerca italiana. Basti ricordare che nel 2014 - continua Comi - gli assegni di ricerca sono stati 22.093, molti dei quali coperti dai finanziamenti comunitari per la ricerca (Horizon 2020) erogati a giovani ricercatori. Secondo la Commissione Europea sono ammissibili solo ricercatori con contratto di lavoro dipendente, inoltre la remunerazione si baserà sulle ore di lavoro e non sui risultati. Un passo indietro che accomuna la ricerca a un lavoro impiegatizio. Le alternative proposte dalla Commissione Europea al momento non sono soddisfacenti. Occorre subito un chiarimento tra le parti: Università italiane, Miur, Commissione Europea. Il Governo italiano - conclude Lara Comi - sembra assente come al solito. A rischio il lavoro e il futuro dei tanti giovani di valore che sono un pilastro della competitività italiana. Il Commissario europeo per la ricerca, scienza e innovazione, Carlos Moedas, al quale ho chiesto un incontro urgente, ha risposto positivamente. Di questo lo ringrazio. La settimana prossima ci confronteremo per valutare possibili soluzioni". 

Caivano (Na): L'Architetto Luigi Sirico interviene sulla questione politica locale: Don Camillo, Peppone e....

Caivano (Na): L'Architetto Luigi Sirico interviene sulla questione politica locale: Don Camillo, Peppone e....


a cura di Gaetano Daniele





Dott. Simone Monopoli
Sindaco di Caivano

Caivano - Dopo meno di otto mesi dall’insediamento dell’amministrazione Monopoli: dimissioni del vice sindaco Bellastella e dell’assessore Sorrentino e tante polemiche in maggioranza, tra rilancio amministrativo asini e cavalli. Rimpasto in Giunta o crisi politica? Chiediamo una opinione in merito al leader dell’opposizione in Consiglio Comunale, architetto Luigi Sirico

Architetto Sirico, cosa ne pensa, prego, ci dica. 

Architetto Luigi Sirico
Leader opposizioni (PD)
C’è una figura letteraria che si chiama inversione comica o inversione di senso. E’ una figura antica che si ritrova in Boccaccio, in certa novellistica rinascimentale di sapore goliardico e giunge fino a noi, con Guareschi. Si,  il nostro Giovannino Guareschi, quello di Don Camillo e Don Peppone, che tutti conosciamo. E’ lo stratagemma a cui ricorrono alcuni scrittori per suscitare ilarità e divertimento. Consiste nel dire una cosa dicendo esattamente il suo contrario, in tono ironico. Lo facciamo anche noi nella vita quotidiana. Ad un bambino che ha compiuto un pasticcio diciamo: “bravo hai fatto proprio un bel capolavoro”. 

L’amministrazione Monopoli è maestra dell’inversione comica, anche involontariamente. Assessori e aspiranti assessori, consiglieri eletti e consiglieri potenziali, vecchi politici in disarmo e nuovi politicanti, si affrontano quotidianamente in punta di penna su facebook e sui quotidiani locali, con una scrittura sorprendente se commisurata all’eloquio degli autori (si vede che è cambiato tutto: ai miei tempi i compiti scritti erano più difficili di quelli orali).

Peppone
Ma qual'è il contenuto di tutti questi sproloqui: le cariche di assessori e altri benefici. E allora nel nome di un posto in giunta o nel sottogoverno (come si diceva nella prima repubblica) si cambia partito, si fanno nuove alleanze, si attacca e ci si difende. Ma per fare cosa? Boh. Nessuno ancora lo sa. Se i cittadini di Caivano avessero la pazienza di andare a vedere i provvedimenti portati in Consiglio Comunale, si accorgerebbero che, tranne che per qualche adempimento di legge, sono stati tutti proposti dalla minoranza. 

E sempre la minoranza ha chiesto di porre all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale il tema del nuovo piano regolatore, del piano commerciale,  degli sgravi fiscali per le attività commerciali che si insedino nel centro storico. E stata la minoranza a porre alla attenzione del consiglio comunale la illegittimità di alcuni atti (proroghe di appalti e altre quisquiglie) e il disastro dei lavori del Castello Comunale. 

Don Camillo
E la maggioranza e il sindaco? Sono impegnati del delizioso gioco dell’inversione comica. A loro insaputa come al solito. Per cui la lotta senza quartiere per un posto in giunta la chiamano: “fase due di rilancio amministrativo”. La richiesta di un assessorato diventa: “coinvolgimento democratico nelle scelte politiche e nell’azione amministrativa da intraprendere”. E così via con altre chiacchiere. Ma i fatti ? Stanno ancora a zero. In giro c’è solo un gran disordine e oramai neanche le inversioni comiche suggerite dal ghost writer, pagato con i soldi dei cittadini di Caivano, riesce più a nascondere una superficialità e una insipienza amministrativa ormai sotto gli occhi di tutti.

Si parla tanto di discontinuità. E’ vero c’è discontinuità rispetto al passato. Il sindaco Falco fece il primo rimpasto di giunta dopo circa 18 mesi. Monopoli è stato più veloce. Cambia la giunta dopo meno di otto mesi. 

E per il resto? Sono costretti a intestarsi cose non loro. La Regione approva la variante al Piano ASI dopo dieci anni. I comuni coinvolti sono obbligati a prenderne atto in Consiglio Comunale. La maggioranza con una faccia tosta al limite della spudoratezza se lo intesta, e con una inversione comica dei ruoli, i consiglieri comunali pensano di essere diventati consiglieri regionali.

La minoranza propone ordini del giorno in consiglio comunale, con i quali dimostra la illegittimità di alcuni atti. La maggioranza è costretta a  prenderne atto e revocare le determine già approvate. Dopo qualche giorno leggiamo che la maggioranza ha posto fine a proroghe e gare contra legem: di nuovo con una comica inversione dei ruoli, dove i consiglieri di maggioranza credono di essere i consiglieri di minoranza.

Ora l’inversione comica di Guareschi e quella dei ruoli che si ritrova nella commedia da Plauto in poi, fino alla commedia all’italiana di Monicelli o Scola, ci fa divertire e sorridere, ma quella involontaria di questa amministrazione oltre ad essere stucchevole sta diventando dannosa per il paese. E cari cittadini ormai c’è poco da divertirsi. Davanti a tutto questo allarghiamo le braccia desolati. Come don Camillo.

Diocesi di Aversa: “Tra Memoria e Speranza” verso la GMG di Cracovia

“Tra Memoria e Speranza” verso la GMG di Cracovia


a cura di Gaetano Daniele




Venerdì 29 gennaio al Seminario Vescovile, incontro di riflessione su storia e presente organizzato dalla Pastorale Giovanile e dal Centro Diocesano Vocazioni

Continua il percorso di avvicinamento alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, tracciato in sinergia dalla Pastorale Giovanile e dal Centro Diocesano Vocazioni.

Venerdì 29 gennaio 2016 alle ore 19:30, in occasione della Giornata della Memoria, il Seminario Vescovile di Aversa ospiterà l’incontro di riflessione “Tra Memoria e Speranza”, con la partecipazione del Prof. Sergio Tanzarella, docente presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

“Ci fermeremo a riflettere sulla Shoah e ci siederemo ai Tavoli di Testimonianza per ascoltare e conoscere storie che rendono la memoria fonte di speranza”, commenta don Francesco Riccio, responsabile della Pastorale Giovanile della diocesi di Aversa. “L’auspicio è che questo incontro permetta ai nostri ragazzi di fare memoria con il passato: in tal senso, la preziosa presenza del Prof. Tanzarella potrà certamente indicare ai giovani una corretta riflessione sul significato dello studio della storia”.

Al confronto parteciperanno anche due giovani autori: la giornalista e scrittrice Iolanda Corradino, che da pochi mesi ha pubblicato il suo primo romanzo “Giovanni, con i miei occhi”, opera che racconta la storia di un militare deportato nei campi nazisti; Davide Cerullo, ex detenuto affiliato alla camorra, oggi scrittore impegnato per il riscatto dei ragazzi di Scampia.

Oltre a dialogare e confrontarsi su una dolorosa piaga della storia come la Shoah, l’evento di venerdì sera intende anche centrare l’attenzione sul presente, ovvero su alcune situazioni di grave disagio che si ripetono o rischiano di ripresentarsi. Nella seconda parte della serata, dunque, i ragazzi della diocesi si riuniranno in  circoli e incontreranno giovani testimoni che, dopo aver vissuto situazioni di difficoltà e sofferenza, sono riusciti a riscattarsi. “Ascolteremo testimonianze di profughi che, dopo aver vissuto l’esperienza dei campi in Libia, sono giunti in Italia guidati unicamente dalla speranza di una vita migliore. Non solo, anche l’odissea di alcuni giovani venuti fuori da situazioni di dipendenza da alcol e gioco fornirà sicuramente un contributo interessante al nostro dibattito”.

Ballarò, licenziano Massimo Giannini? Frase "incestuosa" contro Renzi-Boschi

Licenziano Giannini? La frase "incestuosa" contro Boschi-Renzi

di Marco Gorra




La nuova Rai renziana indipendente e libera dai partiti riparte dalle epurazioni e dai bavagli. Per l’ironia della storia, a finire sul banco degli imputati è Rai Tre, la cara vecchia Telekabul che nei decenni uno si era abituato a vedere attaccata a testa bassa dalla destra al grido di «faziosi!» e difesa palmo a palmo dalla sinistra in nome del pluralismo del servizio pubblico. Tutto ribaltato: perché nell’era di Renzi, anche essere di sinistra nel modo sbagliato è passibile di editto etrusco.

L’ultimqa vittima sacrificale di premier e Pd si chiama Massimo Giannini, ed è reo di avere fatto una puntata di Ballarò sul caso Boschi-Etruria. Colpo durissimo alla narrazione tutta oleografia e understatement imposta dallo spin renziano e colpa oltre il grave che invoca il lavacro nel sangue.

Ad istruire la pratica è Michele Anzaldi, parlamentare renzianissimo cui le alte sfere hanno delegato il cruciale compito di vigilare sul settore radiotelevisivo. Il quale istruisce la pratica e, già che c’è, arriva pure a sentenza: Giannini va cacciato. «Ho trovato esagerato il licenziamento di Azzalini (il capostruttura del flop di Capodanno su Rai Uno, ndr)», afferma il deputato, «in Rai si vedono cose ben peggiori, tipo quello che è successo a Ballarò». Un’onta che per il renziano va raddrizzata con ogni mezzo, dalle carte bollate («Il conduttore Massimo Giannini ha affermato che sul caso Boschi-Banca Etruria c’è un “rapporto incestuoso”. È un’affermazione vergognosa, che avrà risvolti giuridici pesanti. Mi auguro che Boschi lo quereli») al benservito («C’è stato un cambio di rotta, ora si vada fino in fondo. Serve la stessa determinazione. Ballarò non è più una trasmissione di qualità»).

Il guaio è che l’idea di farla pagare all’ex vicedirettore di Repubblica va prendendo piede anche a piani più alti di quelli frequentati da Anzaldi. Secondo il renzianissimo consigliere di amministrazione Guelfo Guelfi, quanto andato in onda nella trasmissione di Giannini «è una cosa brutta». Anche al membro del cda non è andata giù l’espressione «rapporto incestuoso» con cui il conduttore ha descritto il coacervo di interessi intorno alla nota vicenda bancaria: «Bisogna avere il controllo di se stessi se si parla al pubblico», rampogna Guelfi, «ci vuole più attenzione con le parole».

Ma non di solo Ballarò vive la rappresaglia democratica. L’altro bersaglio è il Tg3, accusato dai renziani - e non da oggi - di tirare la volata ai Cinque stelle a scapito del Pd. Ieri nuova puntata dello psicodramma, col telegiornale che osa espungere dal servizio sulla sfiducia il battutone di Renzi su Quarto ed i fedelissimi a rampognare per la mancanza. Vale per tutti la renzianissima Alessia Morani: «Taglio chirurgico al Tg3, dalle parole di Renzi in Senato tolti riferimenti a Quarto e M5s. Eseguiti gli ordini del blog di Grillo».

Papà Boschi fregato dal cognato Che gli ha fatto: ballano 10 milioni

Papà Boschi fregato dal cognato Che gli ha fatto: ballano 10 milioni di euro




Nella vicenda della famiglia Boschi e di Banca Etruria spunta il nome dello zio del ministro delle Riforme: Stefano Agresti, 57 anni, ragioniere, fratello di Stefania, professoressa ed ex vicesindaco di Laterina, mamma di Maria Elena. 

Riporta il Giornale che l'azienda in cui lo zio Stefano ha ricoperto per anni incarichi dirigenziali nel cda, la Saico, è tra quelle che hanno accumulato enormi debiti con Banca Etruria e che ha contribuito ad affossare l'istituto. La Saico, fondata nel '73, ha una sede ad Arezzo e una succursale a Laterina, la Saico Refinish, a un centinaio di metri dalla casa della famiglia Boschi.

La Saico fallisce nel 2013, dopo una crisi che determina un fabbisogno di più di 70 milioni di euro. Il 21 marzo 2013 il tribunale di Bologna dichiara il fallimento di Energia & Ambiente, la società che aveva "assunto" il concordato delle imprese rimaste formalmente attive dopo la fine di Saico Refinish. I debiti riguardano i forni (Refinish) e i pannelli frangirumore per le autostrade (Energia & Ambiente): 24,5 milioni spariscono nel crac. Circa 10 milioni di questi sono finanziati da Banca Etruria e non sono mai rientrati.

Stefano Agresti, come si legge sul suo profilo Linkedin è ora "Libero professionista Macchinari industriali" e su Facebook rimanda il suo nome alla Saicozero Sa di Stabio, nel canton Ticino, in Svizzera. Il centralino della Saicozero, però, è allacciato ad una segreteria telefonica

La profezia finale di Belpietro: quando e perché cade Renzi

La profezia finale di Belpietro: quando e perché cade Renzi


di Maurizio Belpietro



Un caloroso messaggio di benvenuto è stato inviato ieri dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, ossia dal più prestigioso quotidiano tedesco, al nostro presidente del Consiglio. In vista dell' incontro che Matteo Renzi avrà venerdì con Angela Merkel, la Faz ricorda che il capo del governo italiano negli ultimi mesi è inciampato in un paio di grane un po' fastidiose. L' ultima riguarda la nomina di Marco Carrai a responsabile della cyber sicurezza italiana, un ruolo che otterrebbe senza un curriculum adeguato se non quello di essere particolarmente vicino al premier, tanto vicino da avere nel passato provveduto a saldare il canone di affitto dell' appartamento utilizzato dall' allora sindaco di Firenze. Altra grana rammentata in occasione dell' importante appuntamento di Berlino, il crac delle banche, con il particolare che di una di queste era vicepresidente il padre del ministro delle Riforme. Per il giornale dell' establishment politico-economico tedesco, per effetto di queste vicende, oggi il presidente del Consiglio sarebbe indebolito, accusato come un Berlusconi qualunque di essere più sensibile al clientelismo che alla meritocrazia.

Può darsi che la Faz abbia ragione e che Renzi abbia perso un po' di smalto. Tuttavia è difficile che il caso Carrai o quello ancora oscuro del fallimento della Popolare di Arezzo siano ostacoli tali da metterlo in difficoltà. Oggi il premier affronterà in Senato la mozione di sfiducia che è stata presentata dal centrodestra e per quanto sia la nomina dell' amico più fidato, sia il contorno di massoni che ha accompagnato la bancarotta dell' Etruria, possano essere difficilmente giustificati e spiegati, è altamente improbabile che il governo vada sotto. Il premier e i suoi ministri sebbene non abbiano fornito chiarimenti circa i fatti in discussione e sebbene sia impensabile che li forniscano durante la seduta di Palazzo Madama, quasi certamente supereranno lo scoglio della fiducia. Non solo perché oggi al Senato la maggioranza può contare sui voti dei senatori attratti da Denis Verdini, che già hanno dimostrato di essere pronti a soccorrere l' esecutivo appena questi sembri in difficoltà, ma perché dentro il Pd non c' è nessuno che abbia davvero intenzione di mandare a casa il presidente del Consiglio.

È vero, nel Partito democratico la maggioranza dei parlamentari rispedirebbe Renzi a Rignano, ma il problema è dato dal fatto che nessuno di quelli che sognano di far secco il premier se lo può permettere. I primi ad essere rispediti a casa infatti sarebbero gli onorevoli che desiderano la morte politica del loro capo. Lo detestano e non vedono l' ora che faccia una brutta fine ma sanno che il loro destino è legato al suo. Via lui, via tutti. Anzi. È più probabile che ad andarsene per primi siano proprio loro e solo in seguito Renzi. Risultato, in molti strillano, anche sui giornali e in tv. Ma quando arriva il momento, si allineano, nel timore che una crisi di governo si risolva con nuove elezioni ma senza di loro.

Dunque, il governo non cadrà su Carrai e nemmeno scivolerà sulle operazioni poco trasparenti che riguardano Banca Etruria. Certo, entrambi i casi sono bruttarelli da vedersi e figuratevi se non lo sono da spiegarsi, soprattutto all' estero, dove a queste cose non sono abituati. Lì i ministri li licenziano solo per aver copiato a scuola, immaginatevi che cosa succederebbe con uno che spaccia il suo amico per il massimo esperto di cyber sicurezza.

Ad ogni buon conto, la Faz non deve preoccuparsi. Indebolito o ammaccato nell' immagine, Renzi resta e non ci saranno unioni civili che tengano a schiodarlo. Passerà tutto. L' unica cosa che non passerà saranno i conti pubblici, che sono assai peggiori di quanto ci si immagini. Sarà quello il vero banco di prova per l' esecutivo e infatti prima che la Frankfurter Allgemeine Zeitung desse il benvenuto a Renzi ci ha pensato l' Unione Europea a mandare un saluto a Palazzo Chigi, sottolineando che il debito pubblico italiano potrebbe non essere sostenibile nel breve periodo. Vi chiedete perché parlare di breve periodo, ossia di 2020 e non di 2016 o 2017? La risposta è semplice: nel passato l' Italia ha firmato un accordo denominato fiscal compact che prevede una riduzione pesante del debito e comporta una manovra finanziaria da paura. In teoria l' operazione taglio dell' indebitamento dovrebbe già essere partita, ma il nostro Paese ha ottenuto un rinvio, promettendo di cominciare a limare nel prossimo futuro la montagna di titoli di stato emessi annualmente per finanziarsi.

Il problema è che dopo un primo rinvio ce ne può essere un secondo e forse un terzo, ma dal 2017 in poi Renzi dovrà cominciare a usare le forbici. E per lui sarà come tagliare l' albero su cui è seduto, perché senza la possibilità di distribuire mance, il ragazzo di Rignano si rivelerà quel che è: uno straordinario illusionista.