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mercoledì 19 ottobre 2016

BANCA A PICCO Deutsche massacra gli italiani: licenziati

Deutsche Bank vuole tagliare l'Italia


di Nino Sunseri



È cominciata la quaresima per Deutsche Bank. Ieri l'agenzia Bloomberg, riprendendo un'indiscrezione della stampa tedesca, ha annunciato che la banca si prepara a tagliare l'attività di investimento in Usa e ridurre la presenza commerciale in Italia e Spagna. Vuol dire che saranno ridotti personale e sportelli. Se non addirittura imboccata la strada di Barclays che, pur di liberarsi delle agenzie italiane, ha offerto una dote di 230 milioni a Mediobanca. Al posto delle insegne azzurre del colosso britannico presto ci saranno quelle gialle di Chebanca.

Faranno la stessa fine gli sportelli Deutsche? È possibile visto che il ministero della Giustizia Usa insiste sulla multa da 14 miliardi per il coinvolgimento del gruppo tedesco nello scandalo dei subprime. Da Francoforte propongono una mediazione a 5,5 miliardi che Washington ha respinto. Ovviamente una soluzione verrà trovata perché è surreale pensare che l'amministrazione Usa voglia far fallire una delle più grande banche del mondo. Resta il fatto che la trattativa sarà lunga. Nel frattempo il conto economico soffre.

Il ritiro dall'Italia sarebbe certamente una grave sconfitta per Deutsche. Lo sbarco in grande stile risale a trent' anni fa quando Deutsche rilevò le agenzie della vecchia Banca d' America e d' Italia nel frattempo diventata Bank of America. Poi aveva assorbito la Popolare di Lecco. L'ultimo investimento risale a quattro anni fa con la ristrutturazione di alcune agenzie e il lancio del modello Easy che rappresenta lo sportello multicanale del gruppo. Poi più nulla ma nel frattempo i tempi si erano fatti difficili.

Oggi il colosso tedesco conta su 627 sportelli e quattromila dipendenti oltre a 1.500 promotori. Dopo la Germania è l' Italia il secondo mercato del gruppo. L'eventuale ritiro avrebbe effetti rilevanti su tutto il sistema bancario nazionale e segnerebbe una sconfitta grave per tutta la banca. Una ritirata che rappresenta la fine di un sogno imperiale: diventare la banca più grande del mondo.

La crisi di Deutsche è precedente alla multa del governo Usa. Le difficoltà sono legate all'insuccesso del modello di business adottato una decina d' anni fa che puntava a far concorrenza ai colossi Usa e scalare la classifica del credito. D'altronde perchè stupirsi: Volkswagen che era un medio produttore europeo è diventato il più grande fabbricante d' auto del mondo. Perchè Deutsche non poteva fare lo stesso nel credito? Da qui l'accelerazione della presenza sui mercati finanziari mettendo da parte il resto. Non c' era più grande operazione nel mondo che non vedesse Deutsche in prima fila: dai subprime negli Usa alla collaborazione con Mps nella sciagurata acquisizione di Antonveneta. Per non parlare ovviamente del cerchio di fuoco dei derivati. Il risultati si vedono: da sette anni i bilanci sono sempre peggiori.

Il nuovo amministratore delegato John Cryan ha annunciato un piano di ristrutturazione sanguinoso. Verrà mandato a casa un dipendente su quattro: ventitremila su un totale di centomila. Il taglio dell'investment bank negli Usa vuol dire che tutte le ambizioni imperiali nutrite da Joseph Ackermann, il ceo che voleva conquistare il mondo, sono finite in cantina. Ora c' è da mettere ordine e, soprattutto, evitare un aumento di capitale che, vista la situazione, avrebbe dimensioni considerevoli. Non meno di otto miliardi. Dove trovarli? Il fondo sovrano del Qatar è pronto a salire dal 10 al 25% . Ma forse non basta.

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