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sabato 31 ottobre 2015

Caivano (Na): Algida, Accordo raggiunto Sospiro di sollievo per 151 operai

Caivano (Na): Algida, Accordo raggiunto Sospiro di sollievo per 151 operai



di Gaetano Daniele



Un accordo nella notte, in extremis, evita 151 licenziamenti forzati inseriti nella procedura di mobilità voluta il 16 settembre scorso dalla Unilever di Pascarola. La Multinazionale, ha chiesto di far estromettere 50 operai, senza una logica precisa. Il sindacato, che da settimane media con l'Azienda, è riuscito a tutelare attraverso la procedura delle dimissioni incentivate e della esclusiva volontarietà dell'operaio ad andare via. Anche se questo beneficio non è del tutto gratificante per un operaio che ha dato tutto per il proprio lavoro. La Unilever ha presentato anche un piano industriale per ampliare e portare alla ulteriore crescita della Multinazionale con eventuali assunzioni, dove attualmente presenta una forza lavoro di 806 lavoratori. Al momento però, i contratti di solidarietà, quelli che hanno consentito ai 151 operai di rimanere in forza alla Unilever, hanno una durata di 36 mesi e, in questo lasso di tempo, non vi saranno neanche perdite salariali. L'auspicio dei lavoratori tutti è di mantenere la loro postazione lavoro fino al termine consentito dalla legge, età pensionabile. 

Il Responso: 
“Gli accordi siglati in data odierna rappresentano per Unilever una risposta equilibrata e responsabile che il “sistema Caivano” nel suo insieme ha saputo dare all’istanza di competitività che proviene dai mercati. Questo sito ha bisogno di un cambiamento organizzativo e culturale importante e gli accordi siglati oggi vanno nella direzione giusta in quanto restituiscono vigore al futuro della fabbrica, salvaguardando la centralità del tema sociale. Infatti, fermo restando l’obiettivo di riduzione dei costi per garantire competitività e futuro sostenibile alla fabbrica, si è limitato il numero degli esuberi a 50 e nel contempo si è cercato di adottare soluzioni organizzative e ammortizzatori sociali (cd. contratto di solidarietà difensiva) che attenuano l’impatto sociale. Siamo fiduciosi che questo accordo sia la risposta convinta e responsabile di un sito produttivo che vuole rialzarsi e tornare a competere in Europa “. Questa la nota sindacale. 

Come far mangiare sano i bambini: tutti i trucchi anti-capricci a tavola

Alimentazione, l'esperto spiega i trucchi per convincere i bambini a mangiare sano




Zucchine e carote, ma soprattutto gli odiatissimi broccoli. E poi pesce e carne, anche questi alimenti ben poco amati dai bambini. Tutti i genitori hanno avuto a che fare, almeno una volta, con i capricci dei propri figli che di mangiare alimenti sani spesso non ne vogliono sapere. Nel convegno organizzato da Rio Mare, il divulgatore scientifico Marco Bianchi ha svelato alcuni semplici trucchi, con cui le mamme e i papà possono convincere i bimbi a mangiare ogni tipo di cibo, dalle zucchine al pesce.

I trucchi - Prima di tutto bisogna invitare i bambini in cucina e coinvolgerli nella preparazione dei piatti. In questo modo la pietanza preparata avrà tutto un altro sapore perché i bambini sapranno di essere stati parte attiva del processo di creazione. Poi serve scegliere alimenti colorati. L'arancione delle carote e il verde delle zucchine possono essere preziosi alleati. E se si vogliono evitare pianti e capricci, bisogna ricorrere a cibi ripieni, dove gli ingredienti si confondono. Un tramezzino, o delle verdure ripiene per esempio. Ma anche mascherare il cibo può servire. Usare i prodotti in scatola, come il tonno per esempio, rende le cose più facili perché i bambini hanno a che fare con un cibo più morbido,non facile da identificare, oltre che ricco di vitamine. E lo stesso vale con le verdure: ai bambini piacciono le patatine, e allora, si possono trasformare delle carote in chips, basta cambiarne la forma. E, come ultima risorsa, in cucina si può far vedere ai più piccoli un po' di magia: l'acqua che bolle o la cottura super veloce del cous cous possono stupire i bambini, e convincerli a mangiare senza fare smorfie.

Sai cosa succede se affetti una verdura? Clamoroso studio, vegani disperati

Scienza, alcuni esperimenti dimostrano che anche le verdure hanno dei sentimenti




Gli scienziati lo sostengono dai primi del Novecento: anche le piante possono provare dei sentimenti. Sono passati circa cent'anni da quando, due esperti in materia, sostenevano di aver visto una carota tremare mentre veniva tagliata. E da quel momento, le indagini non sono mai finite. 

Le ricerche moderne - In tempi più recenti, molti ricercatori hanno tentato di dimostrare come le piante, anche se non sono dotate di neuroni, possono avere comunque una sorta di anima che regola le loro sensazioni. Come scrive Il Giornale, un team di ricercatori torinesi ha pubblicato su una prestigiosa rivista l'esperimento che prova quanto detto: un bruco sgranocchiava una foglia, e la pianta attaccata si difendeva chiaramente secernendo sostanze chimiche. In più, allertava le altre piante lì intorno dell'imminente pericolo. Il dottor Chamovitz dell'università di Tel Aviv, invece, ha condotto un esperimento su una mimosa. E ha scoperto che se si buttano sui suoi petali dei liquidi irritanti, la pianta si chiude. Ma se prima la si cosparge di anestetico, questa rimane aperta. Se altre prove dovessero alimentare la teoria del sentimentalismo delle piante, chissà cosa direbbero i vegani, che a questo punto, per anni, avrebbero mangiato frutta e verdura dotate di emozioni. 

Boy George sputtana una superstar: "Sono andato a letto con lui". Chi è

Boy George rivela: "Sono andato a letto con Prince"




Boy George ha rivelato, durante la registrazione del programma The Voice, di aver dormito con Prince. Il leader dei Culture Club, si legge sul Mail Online, stava conversando con i colleghi Will.i.am, Ricky Wilson e Paloma Faith: si parlava delle collaborazioni più importanti. Il cantante londinese ha detto: "Ho duettato con alcuni dei più grandi artisti soul, come Luther Vandross e Smokey Robinson". A quel punto la Faith ha replicato: "Va bene, se vogliamo parlare di grandi musicisti soul, io ho duettato con Prince". Immediata la controreplica di Boy George: "Lascia stare, tesoro, io ho dormito con Prince".

L'imbarazzo tra tutti è stato evidente. Il gelo è calato tra i giudici. Solo il cantante dei Black Eyed Peas, gli avrebbe stretto più volte la mano. I produttori dello show non hanno gradito affatto questa uscita, tanto da aver interrotto la registrazione e aver parlato con il giudice.Boy George subito dopo ha cominciato a ritrattare dicendo che in realtà non aveva davvero dormito con Prince, ma che aveva un suo poster attaccato in camera.

Obama vuole schierare le Forze speciali Mossa anti-Putin, trema il Mediterraneo

Obama vuole schierare le Forze speciali. La mossa anti-Putin: ecco chi aiuterà 




Anche gli Stati Uniti sono pronti a intervenire con il proprio esercito nel conflitto siriano. In tempi brevi soldati scelti delle truppe speciali americane saranno schierati nel Nord della Siria, con almeno 50 unità. Un primo passo verso un sempre più imminente intervento Nato, considerando che tutte le forze militari dell'Alleanza atlantica sono impegnate nella più grande simulazione di guerra nel mar Mediterraneo dai tempi della Seconda guerra mondiale.

L'operazione - In Siria gli Usa invieranno Seals e Delta force, con il compito di affiancare i miliziani curdi e le forze ribelli al governo di Assad impegnate nel contrasto all'avanzata dei miliziani dello Stato islamico. Una presenza ridotta nel numero per il momento, ma che si va ad affiancare a un potenziamento dell'assistenza militare e di intelligence in Giordania e Libano. L'obiettivo degli americani è mettere in piedi in quelle zone una task force per le operazioni speciali, andando a colpire direttamente i leader dell'Isis, scampati finora ai raid aerei partiti da settembre 2014. Obama ha dato il via libera anche all'invio di altri aerei, compresi gli A-10S che faranno base in Turchia a Incirlik.

Nazi-torta, fascio littorio e simbolo SS: chi è il big della politica nella bufera

Massimo Giorgetti festeggia il 56esimo compleanno, per lui torta con fascio littorio e simbolo SS

Chi si sente Camerata lo esterna anche a costo di perdere le elezioni: ma non dopo averle vinte



Una festa di compleanno a sorpresa, con amici "camerati", caraffe di Gin Tonic e "una torta meravigliosa". Massimo Giorgetti, vicepresidente del consiglio regionale del Veneto, ha festeggiato i suoi 56 anni con un dolce davvero speciale. Sulla torta comparivano decorazioni in glassa che rappresentavano un fascio littorio e strati di panna e cioccolato che, sulla sommità, formavano il simbolo delle SS. Per questo pensiero speciale, che l'esponente di Forza Italia ha documentato con una foto sul suo profilo Facebook, Giorgetti ha voluto ringraziare "amici e camerati di tante battaglie".

La giustificazione - Immediate le polemiche nel mondo politico a cui Giorgetti ha risposto serafico, sostenendo che si trattasse solo di una "goliardata", una di quelle che i suoi amici sono soliti fare."Quel fascio peraltro corrispondente alla targa del cantone svizzero di San Gallo. Allora bisognerebbe dire che ogni svizzero che viene in Italia...", ha poi commentato il vicepresidente. E ha chiuso la questione con un perentorio: "Se volessi fare apologia di qualcosa sceglierei un altro modo, non sono uno stupido. Se qualcuno poi vuol far polemica, la faccia".

Marchionne, richiamate 894mila auto Problemi a freni e airbag: i modelli

Marchionne richiama 894mila auto. Guai ai freni e agli airbag: i modelli




Fiat Chrysler ha cominciato la campagna di richiami su 894mila vecchi modelli di Suv prodotti principalmente negli Stati Uniti per correggere difetti di fabbricazione ai sistemi frenanti e agli airbag. In tutto saranno 894mila i modelli che dovranno tornare in officina, individuati dopo le pressioni della Nhtsa, l'agenzia per la sicurezza stradale statunitense, che già lo scorso luglio aveva multato la Fca per 105 milioni di dollari. L'azienda guidata da Sergio Marchionne aveva trovato un accordo extragiudiziale, accettando di pagare in relazione a proprie negligenze su 23 richiami per la sicurezza di 11 milioni di automobili.

I modelli - Il primo richiamo riguarderà 542mila automobili per i modelli Dodge Journeys e Freemont, prodotti tra il 2012 e il 2015. In un secondo step saranno riparate 352mila Jeep Grand Cherokee e Jeep Liberty prodotti tra il 2003 e il 2004.

Dal Fisco, arrivano 65mila lettere Chi rischia di pagare (e quanto)

Arrivano 65mila lettere dal Fisco. Ecco chi rischia le sanzioni e quanto paga




L'Agenzia delle Entrate ha individuato 65mila ritardatari che non hanno inviato la propria dichiarazione dei redditi per il 2014 o hanno inviato documentazione incompleta. Sono contribuenti con partita Iva che entro lo scorso 30 settembre avrebbero dovuto mettersi in regola e che ora dovranno fare i conti con una serie di sanzioni previste dal Fisco che aumenteranno man mano che trascorreranno i giorni dalla notifica spedita per posta o Pec, la posta elettronica certificata.

Le lettere - Nell'avviso inviato dall'Agenzia delle entrate saranno presenti tutte le informazioni da perfezionare, dopo che il Fisco ha potuto mettere a confronto i dati delle presentazione annuale dei dati Iva con quelli relativi alla presentazione della dichiarazione annuale, nella quale sarà stato compilato il solo quadro VA.

Le sanzioni - Come scrive Italia Oggi, grazie alle modifiche della legge sul ravvedimento operoso, si può regolarizzare la propria posizione con l'applicazione di sanzioni minime senza limiti di tempo. E il Fisco non potrà più negare il ricorso al ravvedimento, che quindi sarà sempre ammesso, fatta eccezione per i casi con accertamento fiscale o quando arriva una comunicazione di irregolarità dopo un controllo formale. Una scadenza in realtà esiste, considerando che la sanzione sarà equivalente a un decimo del minimo, nel momento in cui il contribuente presenti le correzioni entro 90 giorni dal 30 settembre 2015.

L'eccezione - Caso più particolare riguarda chi ha presentato la dichiarazione compilando il quadro VA nella dichiarazione con partita Iva. Per loro la sanzione equivale a 1/9 entro i 90 giorni e a 1/6 entro l'anno successivo.

ACCOLTELLATO DAL PD Marino, addio al veleno: la sua frase (raggelante)

Roma, Ignazio Marino e l'addio al veleno contro Renzi e Pd: "Accoltellato da un unico mandante. Col premier nessun rapporto da un anno"


di Claudio Brigliadori
@Piadinamilanese



"Chi mi ha accoltellato ha 26 nomi e cognomi e mi pare un unico mandante". L'addio dell'ormai ex sindaco di Roma Ignazio Marino, che i consiglieri del Pd hanno fatto decadere dimettendosi, non poteva essere più velenoso. Nella conferenza stampa in Campidoglio, Marino va giù durissimo con il premier Matteo Renzi e i dirigenti democratici: "Certo quando un familiare ti accoltella, pensi è stato un gesto inconsulto o un gesto premeditato? Io questa riflessione non l'ho ancora fatta". Di sicuro, spiega, "il Partito democratico che ho fondato e per la cui segreteria nazionale ho corso (nel 2009, ndr) mi ha deluso per i comportamenti dei suoi dirigenti" e perché "ha rinunciato ad agire dentro i confini della democrazia, negando il proprio stesso nome e il proprio dna". Quanto a Renzi, la replica di Marino è sprezzante: "Non avuto rapporti turbolenti con il presidente del Consiglio. Nell'ultimo anno non ho avuto nessun rapporto".

Sfiducia a viso aperto - Da giorni Marino chiedeva la possibilità di un confronto in Aula, in Campidoglio, che però il Pd ha voluto negare: "Avrei accettato una eventuale sfiducia a viso aperto e avrei stretto la mano a tutti i consiglieri o le consigliere. Avrei chiesto di continuare a servire le istituzioni e non di servirsi delle istituzioni". Il bilancio di questi due anni e mezzo da sindaco, secondo il "Marziano" è comunque positivo: "Lasciamo un segno profondo e auspico che dalle nostre scelte si riprenda perché non è in gioco il futuro di Ignazio Marino ma il futuro di Roma. Si può fermare una squadra ma non si possono fermare le idee". Spazio per autocritiche? "Certamente ho fatto degli errori, ma in medicina si dice che l'unico chirurgo che non sbaglia è quello che non entra in sala operatoria. Per fortuna di chirurghi così ce ne sono pochi, mentre sono molti i politici che preferiscono non entrare in sala operatoria".

ARRIVA IL "MILANESE" Roma ha un nuovo "sindaco": chi ha scelto Renzi

Roma, scelto il nuovo commissario: è il prefetto di Milano Franco Tronca




È l'attuale prefetto di Milano, Franco Tronca, l’uomo scelto per guidare come commissario il Comune di Roma dopo lo scioglimento del Consiglio comunale. Una scelta che vuole rappresentare un chiaro segnale in vista del Giubileo, perché l'evento possa avere la stessa riuscita dell'Expo, come auspicato dal premier Matteo Renzi intervistato da Bruno Vespa poche ore dopo la decadenza del sindaco Ignazio Marino. 

Via al "dream team" - Comincia così il periodo di transizione che accompagnerà i romani alle urne anticipate, previste tra la primavera e l'autunno 2016. Il premier ha già annunciato l'intenzione di formare un "dream team" di assessori tecnici "di altissimo profilo" per gestire le emergenze in corso e quelle che verranno, legate all'affluenza di pellegrini e turisti per l'Anno Santo. 

"Orgoglioso e felice": il ritratto - A botta calda Tronca si è detto "orgoglioso e felice". Nato a Palermo il 31 agosto 1952, è un grande esperto di sicurezza pubblica, mediazione sociale, immigrazione e gestione di emergenze. A Milano è famoso soprattutto per il pugno duro usato contro gli scioperi dei trasporti pubblici soprattutto durante il periodo dell'Expo in cui non ha lesinato sulle precettazioni. Come riporta la biografia sul sito del Viminale, dopo le due lauree nel 1975 a Pisa in Giurisprudenza e Storia è entrato in Polizia nel 1977, iniziando a Varese per poi passare nel 1979 alla prefettura di Milano, come capo della segreteria del prefetto, vicecapo di gabinetto, capo di gabinetto e, infine, viceprefetto vicario di Milano nel luglio 2000. Dal 2003 al 2006 è prefetto di Lucca, fino al 2008 a Brescia e dal 2008 capo del dipartimento dei vigili del fuoco fino a tornare a Milano, come prefetto nel 2013. Non possono tornare alla mente le parole, freschissime, del commissario anti-corruzione Raffaele Cantone secondo cui Roma è corrotta e non ha gli anticorpi per reagire, a differenza di Milano. La scelta del "milanese" Tronca sembra andare in questa direzione. 

venerdì 30 ottobre 2015

Caivano (Na): Forza Italia, Ponticelli Ricuce lo strappo con il Sindaco Monopoli

Caivano (Na): Forza Italia, Ponticelli ricuce lo strappo con il Sindaco Monopoli


di Gaetano Daniele


Gaetano Ponticelli
Capogruppo Forza Italia

Il matrimonio s'è rifatto. Una ricucitura totale, almeno stando alle ultime indiscrezioni, quella tra Forza Italia e il primo cittadino Simone Monopoli, grazie alla mediazione del Capo Gruppo consiliare, Gaetano Ponticelli. Raccolto dunque, l'invito del capogruppo di Forza Italia. Ponticelli, ha più volte sottolineato la consapevolezza che Forza Italia può offrire un significativo contributo al servizio e in favore dei cittadini caivanesi. Alla ritrovata compattezza maggioritaria, faranno di sicuro da contraltare le frecciate dell'opposizione. Insomma, ricucito lo strappo, si volta pagina e si guarda al futuro del Paese. 

Marino, anche la fine è una farsa: il Pd lo fa decadere, cosa succederà

Roma, il sindaco Ignazio Marino è decaduto: 26 consiglieri comunali si dimettono




Per Ignazio Marino è ufficialmente finita: i consiglieri comunali del Pd insieme ad altri di maggioranza ed opposizione si sono dimessi e così facendo hanno staccato la spina al sindaco di Roma. Giovedì il primo cittadino della Capitale aveva ritirato le dimissioni e aspettava un confronto in aula. Ma all'ora di pranzo si sono riuniti i consiglieri negli uffici di Via del Tritone e si sono contati: 26 le firme che mettono la parola fine. Lasciando Via del Tritone, i consiglieri si sono recati tutti in Campidoglio dove attendono la chiusura dell'atto da parte del notaio che dopo andrà al protocollo. 

Palla a Gabrielli - Queste dimissioni in blocco faranno scattare automaticamente la decadenza di sindaco e intero consiglio, con conseguente commissariamento disposto dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli. Il sindaco stamattina aveva rilanciato: "Mi chiedo - aveva detto davanti al nuovo Cda della Fondazione Musica per Roma - perché se un sindaco chiede un confronto in un luogo democratico come l'aula, le forze politiche usano qualunque strumento, anche le dimissioni di massa, per impedire questo confronto". Ora si aprirà la partita del cosiddetto "interregno": prima di tornare alle urne, infatti, il governo avrebbe l'intenzione di far insediare nella Capitale un commissario giubilare con assessori tecnici per traghettare Roma nell'anno del Giubileo in vista delle elezioni da fissare tra la primavera 2016 e l'autunno seguente. Il premier Matteo Renzi aveva già battezzato la nuova squadra "Dream team", squadra da sogno con personalità "di altissimo profilo". Per ora, però, rigorosamente sulla carta.

Marino indagato - Il giorno dopo il ritiro delle dimissioni, per Marino si era riaperto il fronte delle note spese e il sindaco, ora risulta indagato per peculato. Accusa confermata dal suo legale ed in relazione all'uso della carta di credito assegnata dall'amministrazione comunale, per le cene di rappresentanza o istituzionali. Stamattina, inaugurando una targa toponomastica che intitola il Parco di Tor Vergata a Salvador Allende, Marino aveva citato una sua celebre frase: "Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli". Parole che il presidente Allende riferì alla nazione in un discorso tenuto poco prima di morire. E così, dopo Che Guevara già citato da Marino, era toccato a Salvador Allende e le parole del Presidente cileno possono assumere un valore simbolico vista la situazione politica che coinvolge il primo cittadino. 

Maggioranza "allargata" - Intorno alle 16, è arrivato l'annuncio del consigliere comunale di Ncd, Roberto Cantiani e il sipario cala: "Le firme ci sono tutte, sono 26. Il notaio sta ora preparando l'atto e poi andiamo tutti insieme in Campidoglio a firmare ufficialmente". Cantiani ha riferito che le 26 firme di dimissioni sono così composte: 19 consiglieri del Pd, 2 consiglieri della lista Marchini (compreso lo stesso Alfio Marchini), 2 consiglieri fittiani, 1 consigliere di Ncd, 1 consigliere di Centro Democratico, la consigliera Svetlana Celli, eletta nella Lista civica di Marino. 

Napoli: Intervista all'Amministratore del blog Gaetano Daniele

Napoli: Intervista all'Amministratore del blog Gaetano Daniele


di Angela Bechis



Gaetano Daniele
Amministratore il Notiziario sul web

Grazie per aver accettato l'intervista. Una bomba d'acqua ha messo in ginocchio Caivano, cosa ne pensa in merito, ma soprattutto, cosa pensa dell'attuale amministrazione a guida Monopoli...

Grazie a Lei. Quello che penso io importa a pochi o a nessuno, ma tenterò di fare il punto della situazione su quanto accaduto, per rispondere all'attuale politica locale che, non sempre quello che si promette in campagna elettorale poi viene rispettato. 

Cosa intende dire?

Il Sindaco Monopoli, in un'intervista rilasciata a questo stesso blog, in campagna elettorale, promise il reddito di cittadinanza. Ciò non è stato ancora preso in considerazione, tanto meno messo in bilancio 2015. Monopoli, promise discontinuità con le passate amministrazioni, ciò non è avvenuto. Anzi. Sono stati affidati lavori a fratelli di consiglieri comunali della sua maggioranza che sicuramente non avevano bisogno di quel piccolo lavoretto, di fatto però, è stato assegnato e i lavori sono stati eseguiti. Altra tegola, sono stati affidati piccole commesse al marito di un assessore di maggioranza vicino a Monopoli. Sicuramente sono persone rispettabili e che anche in passato hanno mantenuto rapporti di lavoro con l'Ente, ma se si parla di discontinuità lo si deve fare a 360°, e certe cose non possono accadere, sono appunto, l'A,B,C della discontinuità, e sono venute meno. 

Somme Urgenze?

Il Sindaco Monopoli quando era all'opposizione, su questo stesso blog in diverse interviste o Post, denunciava l'allora amministrazione Falco di negligenza, non solo, ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia, una denuncia da presentare poi al Paese, per essere eletto, e mettere una pietra sopra al passato, appunto, discontinuità. Bocciava e denunciava affidamenti diretti senza gara d'appalto, denunciava parentopoli, sarò ripetitivo, basti entrare nel motore di ricerca di questo stesso blog per capire bene quali erano le intenzioni dell'aspirante sindaco, poi divenuto. Insomma, come dicevo poc'anzi, ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Monopoli in meno di 6 mesi di consiliatura si è contraddetto su tutto ciò che aveva promesso agli elettori. Su tutto. 

Come vede il futuro di questa maggioranza?

Politicamente parlando, nero. Basti leggere l'ultima diatriba interna a Forza Italia. 5 consiglieri di maggioranza chiedono in due missive più rispetto delle regole. A dirlo appunto, non è stata l'opposizione nè la Cisl o l'Ugl, ma il suo primo partito di riferimento. Ciò è di una gravità inaudita, e quando si arriva a tanto, in meno di 6 mesi di consiliatura, vuol dire che il giocattolo si è rotto, e quando il giocattolo si rompe, dopo, non c'è colla che tenga. Si rompono gli equilibri, si entra in personalismi e ad ogni intoppo ne si fa una questione di principio, insomma, si perde il lume della ragione e a pagarne le conseguenze è il Paese. Basti vedere appunto, la spazzatura per le strade. Monopoli promise che ai primi di settembre sarebbe sparita, ad oggi è triplicata se non quadruplicata. Si, è vero, si è sanzionato la ditta, ma ai caivanesi cosa importa dei retroscena politici o del libro dei sogni, ai cittadini interessano interventi immediati e significativi.

Qual'è la sua ricetta?

Guardi non sono nè un politico nè un tecnico. Si pagano tanti soldi per consulenti, funzionari e tecnici, e poi si vuole la risposta da altri? Se i tecnici, i funzionai o chi per esso, hanno fallito, perchè solo chi non opera non sbaglia, andassero a casa e lasciassero spazio a chi è più competente. L'utilità dell'inutile e far credere di essere utile. Con questi presupposti non si arriva da nessuna parte. 

Berlusconi, la super villa a Cannes e il mistero di Monte dei Paschi...

Silvio Berlusconi, la super villa in Costa Azzurra e il mistero di Mps




Sulla mega villa in Costa Azzurra della seconda ex moglie di Paolo Berlusconi, c'è una fideiussione di Silvio. Ma Monte dei Paschi di Siena, riporta il Fatto Quotidiano, anziché recuperare la somma (ben 9 milioni di euro) direttamente dal Cavaliere ha deciso di rivalersi sulla sua ex cognata Antonella Costanzo con una ipoteca e la minaccia di pignorare i suoi beni.

La vicenda - Nel 2007 Silvio Berlusconi ha firmato una fideiussione a favore del Monte dei Paschi per 7,2 milioni di euro, poi elevati a 8,3 milioni per garantire una linea di credito a favore della Costanzo che con quel prestito ha poi comprato Villa Lampara a Cannes: 500 metri quadrati di lusso, 2mila metri di giardino, con piscina. Quattro anni fa la Costanzo l'ha messa in vendita a 20 milioni di euro. Ma nessuno l'ha acquistata, forse il prezzo era fuori mercato.

Il pignoramento e un dubbio - Qualche mese fa la villa è però tornata in vendita. Con una bella ipoteca di Monte dei Paschi che ha ottenuto l'ok dal tribunale per rientrare così in possesso dei soldi prestati, che con gli interessi oggi sono saliti a quasi 9 milioni di euro. Non solo. Mps ha già fatto mettere un'ipoteca su una casa di Milano (4 milioni di euro) e potrebbe anche pignorarle il conto corrente e l'assegno di mantenimento che le versa Paolo Berlusconi. Ma, si chiede il Fatto, perché Mps, non chiede i soldi a Silvio Berlusconi? Se li chiedessi a lui li otterrebbe subito. La Banca risponde: "Nell'esercitare le attività di recupero la banca agisce in tutti i casi, senza eccezione alcuna, secondo criteri oggettivi di legalità, diligenza e correttezza e, parimenti, con le modalità che ritiene più efficaci per il recupero, sempre soltanto sulla base delle norme applicabili, della prassi e dell'esperienza professionale".

ALTRO SCHIAFFO AL PAPA Violati i segreti nel pc: nuovo giallo in Vaticano

L'ultimo schiaffo a Francesco: violati i segreti nel computer




Una nuova rivelazione sul Vaticano. Luigi Bisignani durante la tramissione "Virus", condotto su Rai2 da Nicola Porro, ha rivelato che è stato violato il computer del Revisore Generale delle Finanze del Vaticano, Libero Milone. Come spiega Il Tempo, Milone ha il compito di sovrintendere i conto e i bilanci delle società della Santa Sede. Ha in mano il bilancio del Vaticano. La violazione è avvenuta nei giorni scorsa ha spiegato Bisignani al quotidiano romano e ora sono in corso delle indagini. Bisignani non ha dubbi: per lui l'intrusione nel pc di Milone "si inserisce nel contesto riguardante il nuovo corso nelle finanze vaticane che Papa Francesco vuole imprimere nel segno della trasparenza". Bisignani non ha dubbi l'intrusione telematica è collegata anche alla storia del presunto tumore benigno al cervello del Papa. Poi si sofferma sul nemico principale di Bergoglio: "Si trova in Vaticano". Bisignani precisa che il Papa è in salute, in questo periodo mangia molto tartufo che gli piace molto ed è molto seguito dalla sua dietologa, Sara Farnetti "che gli suggerisce di stare attenta al colesterolo".

Guardare la televisione vi uccide L'allarme: otto patologie mortali...

Guardare la televisione uccide: cresce del 47% il rischio di contrarre patologie mortali




Cancro, infarto, ictus, polmonite, diabete, influenza, malattie al fegato, e anche il morbo di Parkinson. Ogni volta che guardiamo la tv per ore e ore aumentiamo la probabilità di ammalarci di una di queste patologie mortali. Una nuova ricerca pubblicata sull'American Journal of Preventive Medicine, ha rivelato che la posizione in cui fruiamo del piccolo schermo, in estrema sintesi, può portare alla morte.

L'analisi - Gli esperti del National Cancer Insitute del Michingan hanno monitorato 221 mila persone sane di età compresa tra i 50 e i 71 anni. Il risultato emerso ha confermato i sospetti: le persone che guardavano la tv per 3-4 ore al giorno hanno il 15% in più di probabilità di morire per qualsiasi causa rispetto a coloro che invece ne hanno passato solo un'ora. E la situazione è ancora più grave se si pensa che per coloro che la guardavano per più di 7 ore al giorno la percentuale sale fino al 47%. Gli esperti però non si sono basati solo sul tempo passato in poltrona ma hanno considerato anche le cattive abitudini (dal fumo all'alcool fino all'alimentazione) che le persone avevano. Nonostante questi vizi, il rischio di ammalarsi non cambiava in presenza della sedentarietà.

Lo sport non aiuta - Le persone che guardavano la tv non riuscivano nemmeno a trarre beneficio dall'attività fisica. "Sapevamo che guardare la tv nel tempo libero è l’abitudine prevalente collegata all'essere sedentari e anche se abbiamo dimostrato che l'esercizio fisico non ha eliminato completamente i rischi associati con la visione prolungata del piccolo schermo, certamente per coloro che vogliono limitare l’immobilità nella loro giornata, l’esercizio fisico dovrebbe essere la prima scelta", ha affermato la dottoressa Sarah K. Keadle, autrice principale dello studio. I ricercatori hanno sottolineato però che i risultati potrebbero essere applicati anche alle ore passate alla guida, a chi sta sempre seduto mentre lavora o predilige attività sedentarie nel tempo libero come stare davanti a tablet o computer.

Pansa, strategia d'assalto a Renzi "Vi dico l'unico modo per batterlo"

Pansa intervista Pansa: "Devo tutto alla guerra"


di Giampaolo Pansa



Caro Giampaolo, come ti senti adesso che hai compiuto gli ottant' anni?

«Tutto sommato, mi sento bene, a parte qualche acciacco inevitabile alla mia età. Ma il resto funziona e non posso che ringraziare il Padreterno. La testa è ancora lucida e la voglia di scrivere tanta. Devo confessare che il piacere di scrivere, invece di diminuire, con l' età è cresciuto. La mattina mi alzo presto  e una delle prime cose che faccio è accendere il computer. Poi mi dedico a un articolo, al capitolo di un mio nuovo libro, a una lettera da inviare a un amico. Impegnarmi ogni giorno in questo esercizio mi gratifica molto. E mi ricorda che sono sempre stato un uomo fortunato».

In che cosa consiste la tua fortuna?

«Prima di tutto, nella data di nascita. Sono un ex ragazzo del 1935. L' essere venuto al mondo in quell' anno mi ha regalato molte opportunità. La prima è stata di vedere con i miei occhi il disastro di una guerra mondiale. È iniziata nel 1940 quando avevo cinque anni ed è finita nel 1945 quando mi avviavo a compierne dieci. Quello che ho visto, sia pure con lo sguardo di un bambino, mi ha insegnato che non bisogna mai lamentarsi di quanto ci accade, perché il peggio può sempre arrivare».

Il tuo ricordo più orribile del tempo di guerra?

«I bombardamenti aerei. Casale Monferrato, la mia città, non era un obiettivo strategico, ma aveva due ponti sul Po, uno pedonale e l' altro ferroviario, abbastanza vicini al centro. A partire dall' estate del 1944, gli apparecchi angloamericani tentarono di distruggerli come avevano iniziato a fare con tutti i ponti della Pianura padana. Nella convinzione che, dopo la liberazione di Roma, la guerra stesse per finire e dunque fosse necessario ostacolare la ritirata dei tedeschi. Il ponte pedonale lo colpirono subito, quello ferroviario mai. Per questo i bombardieri alleati ritornavano di continuo all' assalto».

E allora?

«Allora ho nella memoria lo schianto delle bombe. Un rumore da film degli alieni, che si insinuava dentro di te, si impadroniva del tuo corpo e ti faceva temere di morire. Invece l' andare nei rifugi antiaerei durante la notte, per me era divertente. Può sembrare una bestemmia, lo so. Ma da ragazzino precoce mi sentivo attratto dalle donne sempre un po' discinte. Se qualcuno mi chiedesse quando ho cominciato a osservare l' altro sesso, risponderei: nel grande rifugio della marchesa della Valle di Pomaro, situato a cento metri dal nostro appartamento, un palcoscenico straordinario di varia umanità».

Ma non avevi paura?

«Dopo il primo bombardamento sì, ho provato il terrore di essere ucciso. Poi mi sono abituato. Tanti anni dopo, nel leggere quel che era accaduto in Gran Bretagna, ho compreso che l' Italia, soprattutto nelle piccole città, era stata una specie di paradiso. Gli abitanti di Londra e di altri centri inglesi, come Coventry avevano vissuto l' inferno dei continui bombardamenti tedeschi. Gli inglesi stavano assai peggio di noi. Hanno sofferto la fame, da loro il tesseramento è rimasto in vigore sino agli anni Cinquanta. Noi ce la siamo cavata molto meglio».

Che cosa dicevano i tuoi genitori della guerra?

«La consideravano un castigo di Dio e speravano che finisse presto. Ma non hanno mai lasciato trasparire le loro paure con me e a mia sorella Marisa. Mio padre Ernesto, classe 1898, da giovanissimo si era sciroppato gran parte della Prima guerra mondiale, nel Genio radiotelegrafisti della III Armata, quella del Duca d' Aosta. E aveva visto gli orrori di quel conflitto. Gli inutili assalti alla baionetta, i cadaveri straziati dalle cannonate, i tanti feriti, i mutilati, i soldati con la malaria e il colera abbandonati in lazzaretti di fortuna. Era un uomo buono e pessimista, rimasto orfano di padre da bambino, insieme a cinque tra fratelli e sorelle. Mia madre Giovanna, invece, era una donna ottimista. Aveva un negozio di mode in centro, guadagnava tre volte lo stipendio di papà, operaio guardafili delle Poste. Insieme mi hanno insegnato come si deve stare al mondo».

Quando hai scoperto che ti piaceva scrivere?

«Alla conclusione della terza media. Eravamo nell' estate del 1947 e avevo dodici anni e mezzo, poiché nelle elementari avevo fatto insieme la quarta e la quinta. Come premio per un' ottima pagella, papà mi regalò una macchina per scrivere di seconda mano: una Underwood del 1914, fabbricata in America. Ho imparato subito a usarla e mi sono accorto di avere una vocazione: quella di diventare un giornalista. Cominciai presto a collaborare al settimanale della mia città, Il Monferrato. Non mi pagavano, però mi lasciavano fare. Quando sono andato all' università di Torino, a Scienze politiche, ho dedicato tutto il mio tempo alla tesi di laurea. L' argomento era la guerra partigiana tra Genova e il Po. L' avevo iniziata per partecipare a un concorso indetto dalla Provincia di Alessandria. Divenne un malloppo pazzesco, di ottocento pagine».

E che cosa accadde?

«Mi laureai con il massimo dei voti e la dignità di stampa. Era il luglio del 1959 e avevo 23 anni e nove mesi. Nel novembre del 1960 la mia tesi vinse il Premio Einaudi che mi fu consegnato dall' ex capo dello Stato, Luigi Einaudi, nella sua villa di Dogliani, con una cerimonia solenne. Quel premio convinse il direttore della Stampa, Giulio De Benedetti, a convocarmi per capire che tipo ero. Il nostro incontro durò meno di un quarto d' ora. E lui mi assunse, come in seguito fece con altri giovani laureati. Voleva svecchiare la redazione, così mi venne detto».

Un altro colpo di fortuna…

«Sì. Ma anche il risultato di una serie di circostanze che non riguardavano soltanto me. Quando iniziai a lavorare alla Stampa era il gennaio 1961. L' Italia era appena uscita del suo primo boom economico. I grandi quotidiani andavano a gonfie vele. A insidiarli non esisteva la televisione e meno che mai il maledetto web. Vendevano molte copie, raccoglievano tanta pubblicità, avevano la cassa piena di soldi».

Condizioni oggi irripetibili...

«Non c' è dubbio. Gli stipendi erano più che buoni, compresi quelli dei redattori alle prime armi. In compenso bisognava lavorare, o ruscare come diciamo noi piemontesi. Dieci ore di presenza dalle due del pomeriggio a mezzanotte. Nessuna settimana corta. Un rigore assoluto, garantito dai capi servizio, a loro volta onnipotenti. De Benedetti era un dittatore indiscusso. Quando entrava nella grande sala della redazione, tutti ci alzavamo in piedi. Soltanto quando Gidibì ringhiava: "Signori, seduti!", il lavoro riprendeva».

Fammi un esempio del rigore della «Stampa»…

«Eccone uno. Lavoravo da parecchio al notiziario italiano, quando Carlo Casalegno, il giornalista assassinato nel 1977 dalle Brigate rosse, mi chiese una recensione per la terza pagina, quella culturale. Riguardava un libro appena uscito in Italia: Il giorno più lungo di Cornelius Ryan, sullo sbarco alleato in Normandia nel giugno del 1944. La scrissi e la riscrissi con il cuore in gola. La consegnai al direttore e Gidibì la tenne nel cassetto per una settimana. Poi mi convocò e ruggì: "Questa non è una recensione, ma una cattiva cronaca dello sbarco in Normandia". Quindi iniziò a stracciarla in pezzi sempre più piccoli. E li fece nevicare sotto gli occhi».

Poi hai lasciato la «Stampa». Come mai?

«È un altro esempio della fortuna che assisteva un ragazzo del 1935. Negli anni Sessanta, un direttore che apprezzava il tuo lavoro aveva il potere assumerti da un giorno all' altro. Una circostanza irreale se guardiamo ai giorni nostri. Italo Pietra, allora direttore del Giorno, nel 1964 mi offrì un contratto da inviato speciale. Mi chiese: "Dove vuoi essere mandato in servizio: a Voghera o nel Golfo del Tonchino dove sta per cominciare una guerra che si estenderà al Vietnam?". Da monferrino sveglio risposi: "A Voghera, direttore". Pietra sorrise: "Risposta esatta. Ti assumo. Ecco il contratto da firmare. Se dicevi il Tonchino, non ti avrei mai assunto"…».

Quanto sei rimasto al «Giorno»?

«Sino alla fine del 1968. Poi Alberto Ronchey, il successore di Gidibì, mi rivolle alla Stampa, sempre come inviato. La mia base era Milano, una metropoli sconvolta dalla violenza e dagli attentati. Cortei militanti a tutto spiano, l' omicidio dell' agente di polizia Annarumma, la strage di Piazza Fontana, la fine oscura dell' anarchico Pinelli, l' arresto di Valpreda, i primi segni di vita delle Brigate rosse. Ho imparato a conoscere l' Italia, un paese ingovernabile, travolto dall' estremismo politico».

Se non sbaglio, nel 1973 sei passato al «Messagero» dei Perrone…

«Sì, a fare il redattore capo, un mestiere che non era il mio. Ma la fortuna continuò ad assistermi. Piero Ottone mi volle al Corriere della sera. Ci rimasi sino al 1977, poi Eugenio Scalfari mi assunse a Repubblica, nata l' anno precedente. Rimasi con Barbapapà un' infinità di tempo. Quindi andai all' Espresso con Claudio Rinaldi, ero il suo condirettore. Nel 2008 lasciai il gruppone di Scalfari e mi arruolai nel Riformista di Antonio Polito. Di lì sono passato a Libero, dove sto con grande soddisfazione mia e, spero, del direttore Maurizio Belpietro e dell' editore Giampaolo Angelucci».

In tanti anni di professione, immagino che tu sia stato costretto ad affrontare non poche delle emergenze che hanno tormentato l' Italia. Quale di loro ricordi?

«Almeno tre. La prima è il terrorismo, soprattutto quello delle Brigate Rosse. Oggi non ce ne ricordiamo più, ma è stata una seconda guerra civile durata quasi un ventennio. Con un' infinità di morti ammazzati, centinaia di feriti, allora si diceva gambizzati, e un delitto che ricordo come fosse avvenuto ieri: il sequestro e l' assassinio di Aldo Moro. Tuttavia l' aspetto peggiore, e infame, di quel mattatoio fu il comportamento di una parte importante della borghesia di sinistra. Ecellenze della cultura, dell' università, del giornalismo, delle professioni liberali. E della politica comunista e socialista. Per anni negarono l' esistenza del terrorismo rosso. Sostenevano che si trattava di fascisti travestiti da proletari. Soltanto qualcuno ha fatto ammenda di quella farsa tragica. Ma pochi, per non dire pochissimi. Molti pontificano ancora e si considerano la crema dell' Italia».

E la seconda emergenza?

«È la corruzione, un cancro che intacca, con una forza sempre più perfida, partiti, aziende, pubblica amministrazione. È un virus che si estende anno dopo anno. Ha avuto un picco al tempo di Mani Pulite o di Tangentopoli. Era il 1992 e allora sembrò che le indagini del pool giudiziario di Milano avessero la meglio. Invece era soltanto una pausa breve. Infatti tutto è ricominciato alla grande. Devo dire la verità? L' Italia è una repubblica fondata sulla mazzetta. Non può consolarci il fatto che tante nazioni siano uguali a noi».

La terza emergenza?

«È il discredito sempre più devastante che ha mandato al tappeto il sistema politico italiano. Per anni ho seguito da vicino e ho raccontato la crisi dei nostri partiti. Li ho visti ammalarsi, peggiorare, arrivare vicini all' estinzione. Adesso mi sembrano malati terminali. Molte parrocchie politiche sono già morte. E altre moriranno. Alla fine resteranno in piedi soltanto pochi personaggi, i più scaltri, i più demagoghi. È facile prevedere che saranno loro a comandare in Italia».

Stai pensando a Matteo Renzi, il nostro presidente del Consiglio?

«Certo, penso al Fiorentino, ma non soltanto a lui. Renzi oggi comanda e temo che continuerà a comandare per parecchio tempo. Avremmo bisogno di un nuovo De Gasperi, ma l' Italia del 2015 è messa peggio di quella del 1948. Allora eravamo un paese senza pace, alle prese con tutti i guai del dopoguerra. Ma avevamo fiducia in noi stessi, voglia di rinascere, capacità di sacrificio, entusiasmo politico, anche faziosità all' ennesima potenza. Oggi siamo una nazione di morti che camminano, non parlano, non si occupano di quello che un tempo veniva chiamato il bene pubblico. Prevale la paura di diventare sempre più poveri».

Come vedi il futuro dell' Italia?

«Buio e tempestoso. Adesso qualche gregario di Renzi dirà che sono un vecchio gufo menagramo, ma è proprio il personaggio del Fiorentino a indurmi al pessimismo. Non è un leader politico poiché non ha la statura intellettuale e umana per esserlo. È soltanto l' utilizzatore finale di una crisi antica della Casta dei partiti, cominciata molti anni fa. Renzi sta dominando su uno scenario di macerie. A lui interessa soltanto il potere. Non è un generoso come sanno esserlo i veri numero uno. È un piccolo demagogo, egoista, vendicativo, che si è circondato di una squadra di yes man incompetenti, pronti a obbedirgli e a seguirlo fino a quando resterà in sella. Nessuno lo scalzerà dalla poltrona e lui seguiterà a vincere per abbandono di tutte le controparti».

Nemmeno il centrodestra riuscirà a scalzare Renzi?

«Ma non raccontiamoci delle favole! Il centrodestra mi ricorda l' ospizio dei poveri della mia città. Sono convinti, o fingono di esserlo, che soltanto loro abbatteranno il Fiorentino. Ma è un pio desiderio, nient' altro. In realtà tutti i capetti di una volta si combattono per spartirsi il poco che è rimasto dell' impero di Silvio Berlusconi. Giocano con il pallottoliere e, sommando una serie di piccoli numeri, si illudono di sconfiggere Renzi. Il loro futuro è persino più nero di quello italiano. Ce lo conferma la crisi drammatica del Cavaliere. Ha un anno meno di me e nel 2016 taglierà il traguardo degli ottanta. Gli auguro di conservare la villa di Arcore e di non sentire che un giorno, all' alba, bussa alla sua porta qualche scherano di Renzi con un' ordinanza di sfratto».

Sei certo che gli oppositori attuali di Renzi non siano in grado di fermarlo?

«Forse potrebbe farcela un' alleanza che oggi sembra una chimera. Quella fra Grillo, Salvini, la Meloni e quanto resta di Forza Italia. Ma nel caso molto improbabile che questo asse prenda forma, chi può esserne il leader? Viviamo in un' epoca che considera la figura del capo un fattore indispensabile per contendere il potere politico, con la speranza di conquistarlo.
Però dove sta il nuovo leader del centrodestra? Io non lo vedo».

E del centrosinistra che cosa mi dice?

«Che sta peggio del centrodestra. Quando esisteva ancora la Democrazia cristiana, un anziano deputato doroteo di Caltanissetta mi disse: "Il mio partito ricorda la masseria dello curatolo Cicco: il primo che si alza, pretende di comandare". Non rimpiango di certo la scomparsa del Pci, ma la sua fine ha lasciato un vuoto enorme. Si sta realizzando una profezia del vecchio Pietro Nenni: rischiamo di diventare una democrazia senza popolo. È quello che accade in Italia, pensiamo al grande numero di elettori che non vanno più alle urne».

Nella prima e nella seconda Repubblica tu hai votato sempre a sinistra, se non sbaglio…

«Sì, ho votato per il Pci, per il Psi e per i radicali. Poi non sono più andato a votare, da quando ho scoperto la vera natura della sinistra italiana. Me ne sono reso conto del tutto nel 2003, dopo aver pubblicato il mio libro dedicato a quanto era accaduto dopo il 25 aprile 1945: Il sangue dei vinti. Un lavoro minuzioso, che non ha mai ricevuto una smentita o una querela. Posso definirlo una prova di revisionismo storico da sinistra? Eppure la sinistra italiana, in tutti i suoi travestimenti, mi ha maledetto. E non ha smesso di sputarmi addosso nemmeno quando si è resa conto che quel libraccio aveva un successo enorme. A tutt' oggi ha venduto un milione di copie».

Tu fai il giornalista dal 1961, ossia da cinquantaquattro anni. Ha ancora senso questo nostro mestiere?

«Penso di sì, anche se è diventato una professione proibita ai giovani. Nessuno li assume, i compensi per chi vuole iniziare sono minimi. Ma io sono difeso dalla mia età. A ottant' anni mi protegge un antico imperativo del filosofo tedesco Immanuel Kant. Recita: fai quel che devi, avvenga quel che può».

La Merkel denunciata da 400 tedeschi Accusata di "alto tradimento": perché

Merkel denunciata da 400 tedeschi furiosi. L'accusa di "alto tradimento": ecco perché




La cancelliera tedesca Angela Merkel è in grossi guai secondo un'indiscrezione del quotidiano di Berlino Tageszeitung. Contro di lei, infatti, ci sarebbero circa 400 denunce per alto tradimento presentate alla Procura generale, frutto di una campagna organizzata da gruppi di estrema destra che hanno addirittura distribuito dei modelli prestampati per presentare le denunce. L'accusa contro la Merkel è di aver tradito la Germania con l'apertura indiscriminata dei confini agli immigrati siriani. Secondo i gruppi che hanno avanzato le denunce, la cancelliera avrebbe messo in pericolo l'esistenza stessa della nazione tedesca e il suo ordine costituzionale. Le istanze però, chiarisce il quotidiano, hanno pochissime possibilità di superare l'esame preliminare, visto che in Germania l'alto tradimento prevede aver commesso azioni violente o averle minacciate.

Attentato Isis, enorme numero di vittime Panico tra gli 007: "Un piano mai visto"

Inghilterra, il capo dell'MI5 sulle minacce dell'Isis: "Mai allerta simile in 35 anni di carriera"




Lo Stato islamico vuole attaccare il cuore dell'Occidente, e nel suo mirino ora c'è la Gran Bretagna. Secondo gli 007 inglesi, il rischio di attentati dell'Isis nel Paese non è mai stato così alto. Ed è subito allerta. La preoccupazione di Londra è tangibile, soprattutto dopo che il capo dell'MI5, i servizi di sicurezza di sua maestà, Andrew Parker, ha ammesso: "Non ho mai visto un livello di allerta maggiore in 32 anni di carriera". Secondo il Daily Telegrpah, la Gran Bretagna non si sta facendo cogliere impreparata e già 4 mila uomini dell'MI5 sono impegnati a sventare le minacce dei terroristi che si muovono oggi su nuove frontiere. "Lo Stato islamico utilizza un'intera gamma di moderni strumenti di comunicazione per diffondere il proprio messaggio di odio, e per invitare gli estremisti, a volte giovani ragazzi, a condurre attacchi in qualsiasi modo possibile", hanno precisato da Londra.

Bombardieri russi sfiorano portaerei Usa Si alzano gli F-18, parapiglia nei cieli

Bombardieri russi su portaerei Usa: 4 F-18 si alzano in volo




Quattro caccia F-18 della Marina militare Usa sono decollati dalla portaerei Reagan dopo che due giganteschi aerei anti-sommergibile russi TU-142 detti ’Bear’ hanno volato a meno di un miglio nautico dalla nave. Lo riferisce un funzionario della Marina e alcuni media riferiscono che l’incidente è avvenuto in acque internazionali a est della penisola di Corea. I jet hanno scortato i velivoli russi lontano dalla portaerei.

Nuzzi e la "Via Crucis" di Francesco: Papa intercettato, trema il Vaticano

Vaticano, esce "Via Crucis", il nuovo libro di Nuzzi sulla guerra nella Chiesa




Registrazioni e documenti inediti per svelare la (difficile) lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa. Il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi ha un titolo che è tutto un programma, Via Crucis, e promette di far tremare il Vaticano dalle fondamenta come già capitato con il precedente Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI che nel 2012 aveva sollevato l'epocale caso del "Corvo" alla Santa Sede e accelerato, con ogni probabilità, la decisione clamorosa di Papa Ratzinger di dimettersi. 

Le conversazioni intercettate - Nel libro (edizioni Chiarelettere, in uscita il prossimo 9 novembre) trovano posto alcune intercettazioni decisamente forti: "Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come custodiamo le anime dei fedeli, che non si vedono?", confessa Papa Francesco in un incontro riservato con gli alti vertici del Vaticano. E ancora: "Abbiamo saputo che sta lavorando a un nuovo libro e ci piacerebbe poter rispondere a eventuali sue domande", recita una mail inviata dallo Ior allo stesso Nuzzi lo scorso 16 luglio, tre mesi prima che la notizia dell'uscita del libro fosse ufficiale. D'altronde, è dai tempi ci Vaticano Spa che le mosse di Nuzzi destano attenzione (e preoccupazione) in Vaticano. E lo stesso giornalista, per la prima volta, in Via Crucis è riuscito ad ascoltare conversazioni assolutamente top secret, come quella in cui il Santo Padre, a tre mesi dalla sua elezioni, sbotta contro i collaboratori: "I costi sono fuori controllo. Ci sono trappole...". La politica di trasparenza di Bergoglio si sarebbe scontrata con i privilegi dei Cardinali, la "fabbrica" dei santi, le offerte dei fedeli sottratte alla beneficenza, i furti e le truffe commerciali, il buco nero delle pensioni, veline e veleni

giovedì 29 ottobre 2015

MARINO RITIRA LE DIMISSIONI La farsa e la sfida (totale) a Renzi

Marino ritira le dimissioni. La farsa e la sfida (totale) a Renzi




Ignazio Marino ha ritirato le dimissioni. Il chirurgo ha intenzione di continuare a fare il sindaco di Roma, ma dovrà affrontare ora la prova dell'aula del Consiglio comunale che potrebbe sfiducirarlo. Pochi minuti dopo la notizia della lettera di Marino, il presidente del Pd Matteo Orfini ha convocato nella sede del partito per pianificare la sfiducia contro il sindaco.

La strategia - Perché Marino sia sfiduciato dal Consiglio comunale, è necessario che si dimettano 25 consiglieri eletti, cioè la metà più uno. Il Pd può contare su 19 consiglieri, ai quali si aggiungerebbe uno di Centro democratico e due della lista civica di Marino. Sarebbero quindi 22 in tutto dalla maggioranza, ne basterebbero appena tre dall'opposizione.

Gli abbandoni - Fuori i consiglieri sul piede di guerra, dentro altri pezzi di giunta comunale fanno le valigie, come programmato ormai da diversi giorni. A dimettersi sono tre assessori di Marino, a partire da Alfonso Sabella, che ha Skytg24 ha garantito che tornerà al suo vecchio lavoro: "Io per lunedì avevo già pagato una ditta di trasloco perché venisse a portare via i miei scatoloni e ora ho speso troppi soldi a causa del Comune di Roma per perdere anche questi". A rimettere il proprio incarico nelle mani di Marino è stato anche il suo vice, Marco Causi, e Rossi Doria, entrambi del Partito democratico.

Caivano (Na): Allagamenti e piene come il Canal Grande Il Sindaco chiude le scuole

Caivano (Na): Allagamenti e piene come il Canal Grande Il Sindaco chiude le scuole 


di Gaetano Daniele


Piazza Russo

Via Necropoli

Via Visone 

Zona Mercato

Caivano come il Canal Grande. Il Paese sommerso dall'acqua: "Ma siamo nel Medioevo?" Ora serve prevenzione. Le previsioni meteorologiche avevano preannunciato piogge, ma nessuno immaginava che si sarebbe arrivati a tanto, difatti in alcune zone l'acqua ha raggiunto anche i 15 centimetri, allagando ingressi di abitazioni. Una situazione incresciosa che ha gettato nel panico l'intera cittadina creando disagi al traffico, ma soprattutto, a chi doveva recarsi a lavoro e ha dovuto fare i conti con l'acqua quasi a raggiungere l'entrata delle proprie abitazioni. "Ma dove siamo nel medioevo" urlava qualche caivanese in preda al panico. "Come possono accadere ancora certi disagi" esclamavano altri. Ad essere finiti sotto accusa, infatti, sono stati anche gli interventi di rifacimento di alcune strade. Per non parlare delle griglie otturate e dei marciapiedi dissestati, un pericolo per tutti già in condizioni normali. Intanto, il primo cittadino Simone Monopoli, non potendo fare altrimenti, con un ordinanza, ha disposto la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole materne e gli asili nido pubblici e privati. Insomma, una risoluzione tampone. I cittadini, auspicano un intervento incisivo in tal senso affinchè questi episodi di scarsa manutenzione non avvengano più!. 

Putin lancia il nuovo super-missile: Allarme Europa e Usa: "Posso colpirvi"

Putin lancia il super-missile anti-scudo spaziale




Vladimir Putin continua a mostrare i muscoli all'Occidente. La Russia ha infatti testato un missile balistico intercontinentale Rs-24 in grado di trasportare testate nucleari. Lo ha riferito il portavoce del ministero della Difesa russo,  Igor Yegorov, all’agenzia di notizie ’Interfax’. Il missile è stato lanciato dal centro spaziale Plessezk, nella parte nord-occidentale della Russia,  finendo a circa 6mila chilometri di distanza, nel campo di addestramento di Kura, nella  Penisola della Kamchatka, nell'estremo oriente russo.

Oltre a precisare che l’obiettivo doveva provare l’affidabilità della tecnica, Yegorov ha affermato che il nuovo missile dovrà aumentare la forza da combattimento militare russa, così come la sicurezza del Paese e dei suoi alleati. Il missile, ha aggiunto, è stato anche pensato per evitare lo scudo antimissili in Europa progettato dagli Stati Uniti.

Ora è ufficiale, sta esplodendo il Pd: un altro super-big ha mollato Renzi

Pd, Corradino Mineo lascia il gruppo al Senato




Corradino Mineo lascia il gruppo del Pd al Senato. "Da oggi lascio il gruppo, auguro buon lavoro ai senatori Democratici e continuerò la mia battaglia in Senato, cominciando dalla legge di Stabilità che, come dice Bersani, sta isolando il Pd". Queste le parole del senatore dem dissidente. Mineo, da tempo, in rotta di collisione con la maggioranza, spiega che "ieri Luigi Zanda mi ha dedicato, senza avvertire né me né altri di quale fosse l’ordine del giorno, una intera assemblea, cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti buoni, Amati, Casson e Tocci e del cattivo, Mineo. Il Pd non espelle nessuno, ha detto Zanda, ma nelle conclusioni ha parlato di incompatibilità tra me e il lavoro del gruppo. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate".

Il dissidente - Mineo, da tempo, era molto critico con gran parte dei provvedimenti presi dalla maggioranza: in primis la riforma costituzionale del Senato. Critico anche su Jobs act, Rai e Italicum. Il senatore era uno dei principali rappresentanti del gruppo di dissidenti democratici a Palazzo Madama, e il rapporto col premier, Matteo Renzi, si è rivelato ostico sin dal principio.

Il percorso - L'ex direttore di Rainews24 ha anche ripercorso le tappe della sua esperienza a Palazzo Madama. "Perché lascio il gruppo del Pd? Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una Italia Bene Comune. Non amo i salta fossi e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d'affare e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto".

Volkswagen in rosso dopo 15 anni E nel 2016 arriveranno altri guai

Volkswagen, primo rosso in 15 anni. Nel terzo trimestre 1,67 miliardi di perdite nette




Dopo una storia di successi, Volkswagen paga lo scandalo Dieselgate con il primo rosso in 15 anni: sono 1,67 i miliardi di perdite nette che la casa automobilistica tedesca ha registrato nell'ultimo trimestre. In rosso anche il risultato operativo che si è attestato a -3,48 miliardi. E lo scenario si aggrava ancor di più se si considerano le dichiarazioni rilasciate dai vertici di Volkswagen, che hanno stimato che anche gli utili di fine anno "saranno significativamente inferiori" rispetto a quelli del 2014. L'unica nota positiva è rappresentata dall'incremento delle vendite, con un +5% che corrisponde a 51,5 miliardi di euro. 

Coinvolte anche Audi e Porsche - Matthias Mueller, amministratore delegato di Volkswagen, dovrà faticare molto per riconquistare la fiducia degli investitori. Non solo perché  i costi complessivi legati allo scandalo dei motori truccati, stimati dagli analisti, oscillano tra i 20 e i 78 miliardi di euro. Ma anche perché, sull'azienda, sono piovute centinaia di cause, sia negli Stati Uniti che in Europa. E il gruppo, per risollevarsi, ha fatto sapere che taglierà anche le spese di Audi, che vale circa il 40% del profitto consolidato. Cattive notizie anche da Porsche. La casa automobilistica di Stoccarda ha detto infatti di aspettarsi, per il 2015, utili sensibilmente ridotti rispetto a quanto stimato nei mesi scorsi.

Rassicurazioni - Ma Mueller ha assicurato: "Faremo tutto il possibile per riconquistare la fiducia perduta". E sembra che la Borsa di Francoforte abbia già dato una risposta positiva, anche se sotto le aspettative degli esperti, con un +3% per Volkswagen. Perché, nonostante gli "oneri finanziari considerevoli", le vendite per il 2015 saranno stabili, assicurano i tedeschi.