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martedì 31 marzo 2015

Cristiano De Andrè nel torrente in auto: la donna misteriosa e le "urla selvagge"

Cristiano De Andrè finisce in auto in un torrente (insieme a una donna misteriosa). Il testimone: "Ha inveito contro i carabinieri per l'etilometro"





Brutta avventura per Cristiano De Andrè in Sardegna. Il cantante, riporta l'Unione Sarda, era in compagnia di una donna misteriosa quando è stato salvato dai carabinieri che l'hanno estratto dalla sua macchina finita nel torrente Vignola mentre viaggiava su una strada vicina al villaggio di Portobello di Gallura. Il figlio del grande Fabrizio era con una amica cagliaritana quando con la sua utilitaria è scivolato in acqua in un punto pericoloso nella zona di Aglientu. Il corso d'acqua infatti era ingrossato dalle forti piogge che hanno colpito la regione in questi giorni. De Andrè ha toccato e superato la campata di un ponticello. Il cantante e la donna sono stati soccorsi dai carabinieri: un militare si è immerso nel fiume per trarli in salvo. Secondo quanto dichiarato da un testimone, il pubblicitario Filippo Magri, quando l'auto è caduta nel torrente la prima ad uscire dal mezzo sarebbe stata la donna, che si sarebbe poi aggrappata all'auto per non essere trascinata via dalla corrente. A salvare la coppia, poi, sarebbe stato un poliziotto che si è gettato in acqua e li ha portati a riva. Successivamente, spiega sempre Magri su Facebook, un carabiniere della pattuglia ha chiesto le generalità ai due coinvolti, e Cristiano De Andrè, dopo la richiesta di sottoporsi all'etilometro, avrebbe urlato frasi intimidatorie contro l'agente.

Ora Bossetti minaccia la madre: "Mi hai rovinato. Se esco da qui..."

Massimo Bossetti, la lettera con cui ripudia la madre: "Mi hai rovinato. Se uscirò dalla cella ti affronterò di persona"

di Alessandro Dell'Orto 



Rabbia, tanta rabbia. Ma anche delusione. E rancore, incredulità. Perfino ironia. Massimo Bossetti, il Massimo Bossetti che in questi dieci mesi di carcere abbiamo conosciuto come persona dall’emotività fin troppo controllata e avara di sentimenti, barcolla e improvvisamente - dopo aver ricevuto altri esiti del test del Dna - si apre, si sfoga. Esplode. Scrivendo una lettera (resa nota dalla trasmissione «Quarto Grado») di rivolta contro la persona che più di tutte l’ha sempre difeso ciecamente (e forse ottusamente): la madre Ester Arzuffi, che di tutta questa vicenda resta il personaggio più controverso, complicato da capire, difficile da credere. La donna che ha sempre negato l’illegittimità dei figli andando perfino contro la scienza.

Quelle usate da Massimo Bossetti - il muratore di 44 anni in carcere dal 16 giugno con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni sparita da Brembate Sopra il 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo a Chignolo d’Isola - sono parole pesanti, durissime, che ti entrano dentro e ti travolgono e stravolgono l’anima se solo provi a immaginare lo stato d’animo di chi scrive. «Cara mamma, è con tantissima rabbia che purtroppo ti scrivo questa mia lettera. Dopo tutto quello che mi hai detto, sei venuta due volte e mi hai stretto la mano e mi hai detto che il Dna lo dimostrerà... e mi hai guardato negli occhi, dicendo: “Credi in me e vedrai che la scienza ha sbagliato e sarà come dico io”. Complimenti, i risultati hanno dimostrato perfettamente tutto quello che dicevi... Solo come mai, in 43 anni, con tutte le occasioni in cui hai potuto dirmelo... Mi chiedo anche se tuo marito sapeva tutto e per questo tempo me l’ha tenuto nascosto. Pensavi che tutto questo non sarebbe venuto a galla, vero?».

Già, un modo per prendere le distanze da Ester, che era sempre stata la sua confidente, e scaricarla, accusandola di aver mentito sulla paternità (l’autista Giuseppe Guerinoni morto nel ’99), dandogli così la speranza - fino all’ultimo - che il suo Dna non fosse quello di Ignoto 1, ma che corrispondesse a Giovanni Bossetti, l’uomo che per 43 anni aveva considerato padre naturale. «Tu sapevi e mi hai tenuto all’oscuro di tutto - scrive Bossetti - e non mi hai dato nemmeno l’opportunità di poter conoscere il nostro vero padre. Bene, allora ti dico grazie mamma per il fortissimo dolore e rabbia che mi hai procurato. L’ultima speranza che avevo in te al 100% di poter uscire subito, è svanita completamente. Grazie di cuore, tanto io sono abituato a soffrire.

Non preoccuparti più per me. Mi auguro che tuo marito stia sempre bene e meglio mamma. Mamma, mi hai ferito profondamente e io ti avevo creduto ciecamente, ma evidentemente mi sono sbagliato, pazienza. Hai voluto tu che andasse così. Ma ti chiedo per favore almeno di smettere di mentire davanti a tutti e di dire la verità come sta. Rifletti su questo che ti dico allora». Ester Arzuffi ha sempre negato che Massimo (e la gemella Laura) fossero figli illegittimi (è stato dimostrato che anche Fabio, il terzo figlio, non è del padre). Malgrado il Dna e un’inchiesta che - almeno per questo aspetto - è stata inattaccabile.

Bossetti continua. Cerca di farsi forza («Se riuscirò a uscire ti prometto che ti affronterò di persona, chiedendo spiegazioni su quello che mi hai sempre messo in testa per tanto tempo... le lettere dove per tutto questo tempo mi hai fatto credere solo menzogne... Te le farò vedere») e racconta la sua dura vita da carcerato («Se solo tu potessi vedere, lo stato in cui mi trovo, forse potresti capire. Sono diversi giorni che non mangio» e «mi sono chiuso in me stesso, ormai sono sfinito, ogni giorno che passa è sempre peggio andare avanti. Mi hai bloccato la mente e ti ringrazio, non me lo sarei mai aspettato)».

Poi ancora accuse e rimpianti «Con ansia ho aspettato i risultati perché sapevo che ero vicino alla libertà, per tutto questo tempo ho combattuto e per i miei figli. Neppure le preghiere sono servite. E se dovesse capitarmi qualcosa, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me prima di scoprire il Dna» e per finire un pensiero alla moglie: «Mi dispiace tantissimo per i miei figli ma so che Marita è bravissima ad andare avanti anche senza di me e riuscirà a far capire ai miei bambini quanto gli voglio bene. E gliene vorrò sempre... purtroppo come me, era (è) stato sempre più doloroso andare avanti, non sapendo più del papà, del Dna, del vero papà. Statemi tutti bene. Ciao Massimo».

Madia taglia gli stipendi agli statali Carriere e soldi: ecco cosa cambia

La riforma degli statali: carriere, concorsi e stipendi, ecco cosa cambia





Gli statali saranno licenziabili e avranno un tetto allo stipendio. Se ne era parlato tanto, ma la riforma del lavoro pubblico sta per prendere forma. Domani la Commissione Affari costituzionali del Senato deve sciogliere gli ultimi nodi della delega sulla Pubblica amministrazione. Per quanto riguarda la dirigenza pubblica, la strada sembra già tracciata: si entrerà dopo un corso-concorso o dopo un concorso pubblico. Nel primo caso si accede quindi agli uffici pubblici come funzionari, poi dopo quattro anni e dopo un esame si potrà diventare dirigenti. Chi entra dopo un concorso sarà assunto a tempo determinato e, dopo tre anni, potrà sostenere un esame e se lo si supera il contratto sarà trasformato a tempo indeterminato.  Ci sarà un unico ruolo dove finiranno tutti i dirigenti, quelli dei ministeri, Fisco, Inps, Istat, enti di ricerca. Di fatto dunque verranno eliminate le assunzioni dirette e i dirigenti dovranno comunque sostenere un test e un concorso per accedere alla Pa nei ruoli dirigenziali. 

La Commissione ad hoc - Secondo il ministro Marianna Madia  i dirigenti saranno della Repubblica e non proprietà privata delle singole amministrazioni. Si potrà, anzi  si dovrà, passare da un' amministrazione all' altra. Sarà istituita - come ricorda il Messaggero - una Commissione per la dirigenza statale, un organismo indipendente che vigilerà sulla correttezza del conferimento degli incarichi ma che detterà anche dei criteri generali alle singole amministrazioni da seguire quando vengono selezionati i dirigenti. 

Salari e premi - Ogni tre anni i dirigenti dovranno ruotare nei loro incarichi. La loro carriera sarà legata alla loro valutazione. Chi non riuscirà ad ottenere un incarico continuerà a percepire solo la parte fissa del suo stipendio. Dopo un certo numero di anni senza incarico (potrebbero essere tra 3 e 5) il rapporto di lavoro potrà essere sciolto. Per quanto riguarda poi la retribuzione: la riforma prevede la "definizione di limiti assoluti del trattamento economico complessivo". I dirigenti non potranno guadagnare più di una determinata cifra. Attualmente vige il tetto dei 240mila euro annua ma è possibile che i nuovi tetti saranno più bassi. Lo scopo è quello di recuperare dai tagli dei mega-stipendi circa 500milioni di eruo.  Molto cambierà anche per la struttura della retribuzione. Basta con i premi a pioggia.

Renzi mette il bavaglio ai ribelli del Pd: "La legge elettorale è questa, votatela o..."

Legge elettorale, Matteo Renzi in direzione Pd: "Basta discussioni, entro maggio si vota". Diktat alla minoranza





"Questa sia l'ultima volta che si discute di legge elettorale in direzione di partito". Matteo Renzi mette subito in chiaro come dovrà finire sull'Italicum, consegnando alla minoranza Pd un pacchetto prendere-o-lasciare. E la direzione riunita al Nazareno si adegua, approvando all'unanimità la relazione del premier anche perché la minoranza si è astenuta. Quello di Renzi è un diktat, a cominciare dai tempi: il 27 aprile il testo deve essere in aula e a maggio "dobbiamo mettere la parola fine" senza ridiscutere il tutto in Senato. In caso contrario, ha spiegato il premier alla direzione democratica, "si darebbe il senso della politica come un gioco dell'oca: quando siamo al traguardo dobbiamo fare tre passi indietro". Serve, in sostanza, un voto che sia un giudizio su quanto è stato fatto finora e "un mandato su quanto faremo": "Bloccare la legge elettorale adesso sarebbe un grave colpo alla credibilità riconquistata dall'Italia". Le parole e la strategia di Renzi sono chiare: blindare l'Italicum al destino del governo, una fiducia doppia. Chi dentro al Pd voterà contro la legge elettorale, di fatto voterà per mandare a casa l'esecutivo. 

Renzi: "Basta coi ricatti" - "Sostenere che in democrazia non ci debba essere chi decide, non è democratico, anzi è pericoloso - ha difeso la sua posizione il presidente del Consiglio nonché segretario del Pd -. Dire che uno che vince delle elezioni debba governare è una banalità in tutto il mondo, tranne che da noi. Democrazia è quel modello di organizzazione in cui si consente in libertà a qualcuno di decidere non con i blocchi e i veti, ma con i pesi e contrappesi". Per questo, aggiunge, "il punto chiave di tutta la riforma elettorale è il ballottaggio, perché permette di avere un vincitore o meno". La minoranza Pd ha chiesto un ritocco alla Camera: "Lo ritengo del tutto legittimo - ha puntualizzato Renzi -, ma faccio una distinzione netta tra la richiesta di ritocco e quella di ricatto". "C'è una parte minoritaria della minoranza, che è quella del ricatto. Lo dico a D'Attorre che dice che senza modifiche c'è il voto segreto. E' un ricatto dentro il partito di fronte al quale non prendo nemmeno in considerazione di discutere". E sul premio di maggioranza il premier è netto: va al partito, non alla coalizione: "Potevamo restare Ds e Margherita se dovevamo continuare a favorire le coalizione. Pensare che la coalizione sia il momento decisivo e non il partito ci spinge verso le divisioni". 

D'Attorre: "La fiducia è ricatto al Parlamento" - E la minoranza? La reazione è stata morbida: il capogruppo Roberto Speranza si è offerto come mediatore, Gianni Cuperlo ha annunciato che non parteciperà al voto finale proponendo la modifica su capilista bloccati e non apparentamento al ballottaggio. Il più irriducibile però è proprio Alfredo D'Attorre citato da Renzi: la fiducia sull'Italicum "segnerebbe un vulnus gravissimo dal punto di vista politico e parlamentare, e quello sì che sarebbe un ricatto al Parlamento. Questo Italicum non c'è da nessuna parte del mondo, così come congegnato è incompatibile con la logica parlamentare". Stefano Fassina usa invece l'ironia, paragonando il conformismo della direzione Pd a quello del Partito comunista nordcoreano: "Ravviviamo la discussione. In 13 mesi di segreteria Renzi non mi pare di aver avuto esempi eccellenti, di aver ascoltato un renziano che si sia mai differenziato o abbia espresso un dubbio sulle posizioni del segretario".

"Quando vedo Salvini e Landini in tv..." - Al Nazareno non sono mancate le stoccate ai suoi due principali oppositori. A destra, Matteo Salvini: "Smettetela di lamentarvi di Salvini in tv: più va in tv e più gli italiani lo conoscono. E' un personaggio-soprammobile da talk televisivo". A sinistra, Maurizio Landini: "Quando lo vedo in una trasmissione televisiva mostrare di non conoscere, da sindacalista, la legge di Stabilità mi rendo conto che la politica diventa una rappresentazione mediatica che non ha alcun rapporto con la realtà". Da animale televisivo e pop, Renzi usa proprio la televisione per spiegare agli scettici dem il senso ultimo dell'Italicum: "Chi guarda Masterchef sa che quando arriva la mistery box non sai cosa c'è dentro. La mistery box è quello che accade col Porcellum. Non sai chi c'è. Con l'Italicum 1.0, che poi abbiamo cambiato, puoi indicare una lista di nomi, sei al massimo, accanto al simbolo. Con l'Italicum 1.0 affermiamo il principio che va ridotto il potere dei partiti". 

TUTTA LA VERITA' DI LUMUMBA "Amanda è colpevole, vi spiego perché"

Patrick Lumumba: "Amanda Knox? Se me la trovassi davanti le chiederei dei soldi"





Patrick Lumumba, il "calunniato" del processo di Perugia, dopo l'assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito dice la sua a La Zanzara di Radio24. Lumumba, all'epoca dell'omicidio di Meredith Kercher, finì in carcere dopo le accuse (false) della Knox, che lavorava proprio nel bar di Lumumba. La ragazza di Seattle lo accuso dell'omicidio, ma Lumumba non c'entrava nulla. E intervistato da Giuseppe Cruciani e David Parenzo punta il dito: "L'assoluzione di Amanda mi ha addolorato. E' colpevole, ne sono certo". E ancora: "Amanda si è salvata perché è americana e approfitta della posizione del suo Paese, che è un Paese potente. Ha fatto molti soldi, e la giustizia di oggi sulla terra non condanna mai i ricchi".

Contro lo Stato - Il congolese continua: "Oltre alle cose certe che sono venute fuori sulla sua colpevolezza c'è il fatto che mi ha calunniato. Per quale motivo? Non ci credo che era sotto stress". Secondo le ricostruzioni dell'inchiesta, tra Lumumba e la sua dipendente Knox non correva buon sangue, tanto che prima dell'omicidio pensava di licenziarla per gli atteggiamenti troppo "libertini" che aveva con i clienti del suo bar. Lumumba riprende, puntando il dito anche contro lo Stato: "Ho preso solo 8mila euro di risarcimento (per ingiusta detenzione, ndr), ma Amanda è negli Stati Uniti. Se me la trovassi di fronte le chiederei dei soldi, sicuramente. Ma dipende solo dalla sua volontà".

Il risarcimento - "E' lo Stato italiano che mi ha danneggiato - prosegue il congolese - perché non è stato in grado di valutare quello che ha detto contro di me. Alla fine mi ha dato solo 8mila euro, ma ha una grande responsabilità". E ancora: "Non capisco niente della giustizia italiana, veramente niente. Ma sono sicuro che Amanda sa chi ha ucciso la povera Meredith, deve sapere cosa è successo. Sono convinto. Lei è furba, furbissima. Una grande attrice, un grande talento per recitare. Non è una battuta, sa come ottenere quello che vuole", conclude sibillino Lumumba.

lunedì 30 marzo 2015

Risparmiare e scegliere il meglio: le 7 regole d'oro per fare la spesa

Risparmio, le sette regole d'oro per fare la spesa senza buttare via i soldi

di Attilio Barbieri 



La spesa ha regole precise e si svolge su un terreno, quello dei supermercati, in cui le relazioni dei clienti con i beni che acquistano, sono studiate apposta per stimolare la spesa. Nulla di scandaloso: i consumi non sono il male assoluto. Anzi: se non ripartono rischiamo di rimanere in recessione per altri cinque anni. Questo non significa però che nel rispetto dei ruoli di ciascuno, il consumatore non debba attrezzarsi per fare la spesa con la testa. Dopo anni di frequentazioni assidue delle corsie di super e ipermercati ho deciso di organizzare pubblicare sul blog una serie di accorgimenti per spendere con la testa. Lo confesso: in questo sono stato aiutato anche dalla lettura di alcune pubblicazioni ad «uso interno» della grande distribuzione in cui mi sono imbattuto quasi per caso.

Ci sono infatti alcune tecniche messe in campo dalle catene per stimolare gli acquisti che, se conosciute, consentono ai clienti di non abboccare alle innumerevoli esche di cui abbondano i punti vendita. Ecco una breve guida per evitarle. O perlomeno abboccare consapevoli.

LISTA. Prima di uscire di casa per recarsi al supermercato compilare con attenzione una lista della spesa. Cercate di non dimenticare nulla e attenetevi all’elenco. Più prodotti dimenticate di scrivere e più rischiate di acquistarne di inutili durante il via vai per i banconi.

ORDINE. Compilando la lista delle cose da prendere cercate di seguire l’ordine in cui le portate in tavola: bevande, antipasti, primi, secondo, contorni, dolci. E rispettate questa sequenza anche al supermercato. La prima tappa, ad esempio, dev’essere nel reparto delle bevande: l’acqua minerale e la birra, da sole, riempiono una buona parte del carrello che non vi sembrerà più vuoto e quindi «leggero» anche per il portafogllio. Non è un caso se la minerale, in tutti i supermercati, si trova nel punto più lontano dall’ingresso. Il cliente ci arriva dopo aver fatto parecchi acquisti, proprio invogliato dall’effetto «carrello vuoto».

SURGELATI & C. I cibi cucinati e surgelati, come quelli precotti, sono in genere molto costosi. Da soli possono raddoppiare il costo del carrello. Acquistateli se ne avete una reale necessità e comunque soltanto se li avete inseriti nella lista della spesa, un buon trucco per non cedere alla tentazione di un istante.

OFFERTE. Occhio alle offerte speciali. Quasi sempre i prodotti scontati sono posti in espositori collocati nei punti di maggior passaggio del negozio. Così, però, sono lontani dal bancone dove sono esposte le referenze dello stesso tipo. Trovare una birra scontata del 30% ma in bottigliette da 33 centilitri, non significa fare un affarone: invariabilmente nel reparto dei beveraggi si troveranno birre nella stessa pezzatura a prezzi inferiori e di qualità analoga, se non superiore.

CASSE-RICHIAMO. Vicino alle casse si trovano spesso gli espositori con i prodotti più soggetti all’acquisto d’impulso. Basta una sosta di qualche minuto, in attesa che si smaltisca la coda, per farci cadere in tentazione. Personalmente utilizzo questo stratagemma: se proprio mi accorgo di avere necessità di un prodotto che trovo esposto alle casse, faccio una corsa al reparto dove ci sono pure le marche concorrenti. Oppure esco dalla fila. Provate anche voi: in 8 casi su 10 vi accorgerete che quello esposto alle casse è l’articolo più caro di tutto l’assortimento.

BANCONI. È ancora molto diffuso il trucco di collocare i prodotti più costosi negli scaffali a portata d’occhio dei banconi. Li ci sono i prodotti meno convenienti. Le vere offerte, di solito, stanno nei ripiani più bassi. Talvolta, per leggere i cartellini dei prezzi è necessario inginocchiarsi.

PAGHI 2 PRENDI 3. Inconsciamente tendiamo a confondere l’offerta che sconta del 33% il prodotto con quella che ce ne regala il 33% in più. Nel primo caso spendiamo meno, nel secondo spendiamo di più. Il nostro cervello tende a considerare le due proposte come equivalenti. L’effetto sul portafoglio è però opposto.

CLIENTI CHIAVE. Le catene della grande distribuzione suddividono la clientela in cinque fasce: clienti potenziali, neoclienti, clienti “da poco”, clienti chiave e clienti persi. Il loro obiettivo è farci diventare tutti clienti chiave, che spendono tanto e regolarmente. I punti vendita sono studiati per questo.

ACQUISTI SOLIDALI. Attenti alle offerte che fanno leva sulla “responsabilità sociale”: la mission dei supermercati, così come quella delle imprese alimentari, non è di affrancare le popolazioni sottosviluppate dalla loro condizione miseranda, ma di vendere.

DIMOSTRAZIONI. Assieme agli assaggi sono pericolosissime: le vendite di una macchinetta per il caffè espresso si moltiplicano per 20 o 30 in presenza di una “demo”. Non sempre chi la acquista ne ha un reale bisogno perché magari ne possiede già una simile e perfettamente funzionante.

CORSI. Show cooking, corsi di cucina e pure di economia domestica vanno vissuti con il giusto senso critico. Quasi sempre nascondono «offerte imperdibili» degli sponsor che se ne sobbarcano i costi. Così c’è chi ha la dispensa piena di frullatori, robot da cucina e piccoli elettrodomestici che non userà mai.

TRAPPOLE PER MARITI. I migliori clienti in assoluto della Gdo sono i mariti: diversamente dalle mogli interpretano con fantasia la lista della spesa e cedono facilmente alla tentazione dell’acquisto d’impulso. Alcune catene hanno introdotto dei reparti di bricolage con l’offerta della settimana proprio per attrarre la clientela maschile. Mariti, papà e nonni: quando sono entrati nel negozio, comperano sì l’avvitatore multifunzione che hanno visto sul volantino delle offerte speciali. Ma anche molto altro. Non sempre necessario.

Nell'inchiesta sulle coop rosse e Pd spunta D'Alema: l'acquisto di vini, libri e tanti soldi alla sua Fondazione

Ischia, nell'inchiesta sulle coop rosse spunta il nome di Massimo D'Alema: CPL Concordia comprava il suo vino e pagava la fondazione





Spunta anche il nome di Massimo D'Alema nell'inchiesta che ha portato all'arresto tra gli altri del sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino, del Pd, e dell'ex presidente della Coop rossa emiliana CPL Concordia Roberto Casari e del responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo Francesco Simone (ex segretario di Bobo Craxi). Un'indagine dai risvolti potenzialmente devastanti, che punta a mettere in luce il giro di corruzione tra politica e impresa e i legami delle istituzioni con i clan della camorra. 

Soldi alla fondazione e vino - D'Alema non è indagato, ma finisce nelle carte in quanto la stessa Coop CPL Concordia nel 2014 aveva acquistato cinquecento copie del suo libro Non solo euro (insieme al libro di Giulio Tremonti) e duemila bottiglie di vino prodotte dall'azienda vinicola che l'ex premier gestisce con la moglie a Otricoli, in Umbria. Durante una perquisizione nella sede dell'azienda, inoltre, i carabinieri hanno trovato 3 bonifici da 20mila euro ciascuno a favore della fondazione di D'Alema Italianieuropei. Tutto lecito, tutto alla luce del sole e dichiarato, ma sarebbe questo uno degli elementi che confermano le entrature politiche nel mondo della sinistra da parte della coop emiliana. 

Lupi e i due pesi Pd - Fatte le debite proporzioni, è naturale il parallelo con l'ormai ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, travolto dall'inchiesta sulle Grandi opere e costretto alle dimissioni anche se non indagato per i regali ricevuti dagli imprenditori arrestati. Il Pd ha spinto per far lasciare Lupi ma ha sempre difeso i suoi rappresentanti, anche quando formalmente indagati (come la sottosegretaria Barracciu): difficile che il premier Renzi e gli altri leader dem facciano un processo morale proprio a D'Alema.

Adesso Sollecito presenta il conto: ecco quanti soldi chiederà all'Italia

Raffaele Sollecito, ecco quanto chiederà





Raffaele Sollecito chiederà 516mila euro come risarcimento per “ingiusta detenzione”. Il ragazzo pugliese e i suoi legali, dopo la sentenza di assoluzione della Corte di Cassazione che lo ha assolto per l’omicidio di Meredith Kercher, sono pronti a chiedere i danni alla giustizia italiana per averlo lasciato in carcere da innocente per quattro anni. Si aspetta la lettura delle motivazioni della sentenza: Sollecito ha due anni di tempo dalla pubblicazione della sentenza definitiva. Da qui partono le ragioni per ottenerlo ma è difficile e non scontato. Intanto i conteggi sono stati già fatti: "La cifra massima prevista- dice l' avvocato Maori a Il Giorno - è di 516mila euro. Somma che scaturisce moltiplicando i 500 euro al giorno previsti dalla legge per gli anni trascorsi ingiustamente in carcere da Raffaele. Se le motivazioni ce lo consentiranno, dimostreremo tutte le sofferenze subite da Sollecito". Non solo. "Potremmo rivolgerci anche alla Corte di giustizia europea per i danni patrimoniali subiti dalla famiglia Sollecito, che in questi otto anni ha dovuto sostenere molte spese economiche sia per la difesa anche tecnica di Raffaele, sia per raggiungere fisicamente ogni settimana il ragazzo che era rinchiuso nel carcere di Terni. Ogni venerdì il papà di Raffaele, terminato il lavoro, si spostava da Bari in Umbria per fare visita al figlio, che non è mai stato lasciato solo un momento".

La conferenza -  Raffaele Sollecito, in una conferenza stampa organizzata con Giulia Bongiorno e  Luca Maori - ha detto che non "accetterò mai più che qualcuno mi chiami 'assassino". Sette anni e cinque mesi è un tempo lungo, ora ho bisogno di tempo per guarire"

La famiglia di Mez Poi un pensiero alla famiglia Kercher: "Vivono una situazione psicologica molto difficile. Ma non è vero che non ci sono colpevoli per l' omicidio di Meredith. L' unico colpevole è, da sempre, Rudy Guede. Che in fondo è anche il vero vincitore...Pur avendo commesso un delitto atroce è stato condannato a soli 16 anni e a breve comincerà a usufruire di permessi premio. Che almeno ci dica la verità finalmente, la smetta di prenderci in giro. Purtroppo temo che se la voglia vendere questa verità e temo che troverà qualcuno disposto a pagargliela. Spero che Rudy abbia modo di leggermi se dovesse fare una cosa del genere, sarebbe orribile"

"Svelati gli intrecci tra Pd, Coop e clan" Arrestato il sindaco Pd di Ischia

Arrestato il sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino





Il sindaco di Ischia Giuseppe "Giosi" Ferrandino è stato arrestato dai carabinieri assieme ad altre otto persone a causa di un'inchiesta su tangenti pagate per la metanizzazione dei comuni dell'isola campana. I reati di cui è accusato il primo cittadino vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione all'emissione di fatture per operazioni inesistenti. L'inchiesta era iniziata lo scorso aprile 2013 ed aveva portato alla luce un sistema di corruzione basato sulla costituzione di fondi neri in Tunisia da parte della CPL Concordia con cui retribuire pubblici ufficiali per ottenerne i "favori" nell'aggiudicazione di appalti.

Tutti in manette - In carcere, su disposizione del gip Amelia Primavera, sono finiti, oltre al sindaco, suo fratello Massimo Ferrandino, il responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo CPL Concordia Francesco Simone, l'ex presidente Roberto Casari, il responsabile commerciale dell'area Tirreno Nicola Verrini, il responsabile del Nord Africa Bruno Santorelli, il presidente del consiglio di amministrazione della CPL distribuzione Maurizio Rinaldi e l'imprenditore di Caserta Massimiliano D'Errico. Arresti domiciliari, invece, per il dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune di Ischia Silvano Arcamone, mentre per Massimo Continati e Giorgio Montali, direttore amministrativo e consulente esterno della CPL, è stata disposta una misura cautelare ll'obbligo di dimora nel Comune di residenza.

Le accuse - Sarebbe stato proprio grazie all'interessamento del sindaco ed alla complicità dell'architetto Silvano Arcamone che l'appalto di metanizzazione dello stesso Comune (capofila del progetto) e di quelli di Lacco Ameno e Casamicciola Terme è stato affidato alla CPL. La cooperativa quindi avrebbe provveduto al pagamento attingendo a dei fondi neri costituiti mediante l'emissione di fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl). Secondo il Pm, come si legge dagli atti dell'inchiesta, i dirigenti della CPL Concordia avrebbero fatto "sistematico ricorso ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali".

Socci: ecco cosa ci dice la tragedia della Germanwings L'11 settembre dell'Europa che precipita senza Dio

Lubitz e la strage Germanwings, Antonio Socci: "L'Europa ha chiuso Dio fuori dalla cabina di quell'aereo"


di Antonio Socci 


Le cronache sulla tragedia dell' aereo precipitato in Alta Provenza descrivono tutto nel dettaglio, ma ne manca sempre uno. Essenziale. Anche nei giorni del dolore di tante famiglie, nell'elaborazione del lutto, quando si cerca di arginare l' oceano di lacrime che sale dal cuore con la rabbia, manca dalle cronache la sola presenza capace di illuminare la notte oscura del male e della morte: Dio.  È stato notato che i giornali parlano di soccorritori, volontari e psicologi, ma mai della presenza di sacerdoti... Forse nella Francia della «laicité», la Francia che legifera contro i segni religiosi negli spazi pubblici, Dio continua ad essere come il pilota che è stato chiuso fuori dalla cabina: fuori dalla scena pubblica, fuori dalla storia. Del resto è stato proprio un poeta francese come Jacques Prévert a cantarlo: «Padre nostro che sei nei Cieli/ Restaci./ E noi resteremo sulla terra». Totalmente diverso il comportamento degli americani dopo l' 11 settembre 2001 e dopo altre tragedie simili. Oltreoceano il dolore della comunità assume subito un orizzonte religioso, si esprime con la preghiera, con segni e riti che rimandano alla grande speranza che vince il male e la morte. Negli Stati Uniti la religione cristiana esprime la forza morale che illumina la vita comune, la democrazia e la libertà personale (non a caso è consuetudine che il giuramento del presidente venga fatto sulla Bibbia).

È stato detto, banalmente, che questa dell' Alta Provenza è la prima tragedia aerea europea: volo partito dalla Spagna, diretto in Germania, precipitato in Francia con passeggeri di tutte le nazionalità. Ma è una tragedia europea anche perché mostra lo smarrimento spirituale della nostra Europa, incapace di dare un nome al mistero del Male e di accogliere la testimonianza di un Bene più forte della morte. In fin dei conti potremmo dire che questa tragedia assume un valore simbolico. Perché l' oscura follia individuale del copilota, che ha causato la strage, evoca le nostre follie collettive e i loro fiumi di sangue.

L'epoca dei Totalitarismi - È un po' la metafora del Novecento europeo, il tempo delle ideologie, dei totalitarismi e delle due guerre mondiali. Forse qualcuno troverà eccessivo o arbitrario questo parallelo. Ma l' immagine di un uomo solo, perso nei meandri della sua mente, che impedisce al vero pilota di rientrare nella cabina, e - suicidandosi - porta a schiantarsi sulla roccia tutta un' umanità, fotografa in modo impressionante il Novecento europeo. Somiglia al secolo in cui si è preteso di espellere Dio dalla cabina della storia e l' uomo, solo, nel suo delirio di onnipotenza, nel suo superomismo che ha partorito tiranni sanguinari, ha prodotto l' inferno sulla terra.

E oggi? Oggi che apparentemente quelle ideologie e quei totalitarismi, in Europa, sono stati spazzati via? Siamo sicuri che i loro veleni non circolino ancora nelle nostre vene? Siamo certi che la laica tecnocrazia europea, così politically correct, nichilista e accanita gendarme dei parametri economici, non ci stia portando in picchiata contro la montagna? Oggi che continuiamo a tenere il Pilota fuori dalla cabina della vita sociale e della storia, stiamo andando verso un mondo più umano? Siamo sicuri che stavolta l' espulsione di Dio ci sta facendo volare nei cieli della felicità e della libertà? La potenza tecnologica e scientifica di cui disponiamo, mirabile come il jet della Lufthansa, appare guidata da un' ideologia tecnocratica faustiana che è incapace di distinguere il bene dal male e addirittura rifiuta di porsi il problema del Bene e del Male. Infine rifiuta i «limiti» che si devono imporre al «copilota», cioè all' uomo. Crediamo che così ci arridano davvero le magnifiche sorti e progressive? Molti segni dicono l' esatto contrario. Non c' è solo la perdurante crisi economica che sembra condannare l'Europa a un declino che porterà povertà e crisi sociali devastanti, mentre veniamo «comprati» dall' imperialismo economico di giganti totalitari come la Cina o dalla finanza petrolifera islamica. Ma c' è di più: c' è la sistematica guerra contro la vita e contro la famiglia, il vertiginoso restringimento delle libertà personali e dei diritti dei popoli, il disprezzo verso ogni riferimento morale e spirituale, l' incapacità totale di far fronte alla pesantissima minaccia islamista, se non con il dileggio satirico delle religioni e delle cose sacre.

C'è il declino demografico, l' immigrazione massiccia, il nichilismo dilagante che rende un deserto la vita spirituale delle giovani generazioni. Sono solo alcuni dei segnali di allarme che ci dicono: attenzione, l' «aereo Europa» perde vertiginosamente quota e sta andando in picchiata contro una montagna. Poi come sempre l' Europa trascina con sé il mondo. Un grande filosofo francese contemporaneo, René Girard, in un suo libro recente, analizzando proprio questi segni, scriveva: «L' impressione è che l' intera umanità si stia recando a una sorta di appuntamento planetario con la propria violenza». Girard, grande convertito, ritiene che la sorte della civiltà si giochi nel prendere posizione di fronte a Gesù Cristo, colui che ha tagliato in due la storia umana e che pone ogni epoca davanti al bivio: o lui o la violenza distruttrice del Male. Del resto è quello che la Chiesa ha provato a ripetere per tutta la modernità. Scrisse il grande John Henry Newman: «L' eccesso dell' iniquità è l' indizio di una morte prossima. Se si rimuovesse dal mondo la Chiesa, il mondo giungerebbe in breve tempo alla sua fine». Anche Benedetto XVI, che nei nostri anni è la voce del «Pilota divino» rifiutato dal mondo, nell' enciclica sulla speranza ha messo a tema «la fine perversa di tutte le cose» come conseguenza della cancellazione definitiva del cristianesimo.

«La fine perversa di tutto» - Lo ha fatto con una citazione di Kant molto eloquente: «Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore (…) allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un' opposizione contro di esso; e l' anticristo (…) inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull' egoismo). In seguito, però, poiché il cristianesimo, pur essendo stato destinato ad essere la religione universale, di fatto non sarebbe stato aiutato dal destino a diventarlo, potrebbe verificarsi, sotto l' aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose». È un pensiero drammatico, quasi apocalittico. Ma c' è una controprova? Sì e ce la fornisce la storia. Infatti lìEuropa, che era il continente più piccolo e svantaggiato, messo al tappeto dalle invasioni barbariche, ha potuto letteralmente conquistare tutto il pianeta alla sua civiltà proprio grazie all' energia intellettuale e morale che si è sprigionata dai secoli cristiani, che non sono solo quelli del Medioevo, ma anche quelli dell' umanesimo, del Rinascimento e dell' epoca barocca post-tridentina.

Proprio in questi giorni rileggevo due pensieri di un grande sociologo e storico delle religioni, Rodney Stark (non cattolico) che parlando ai moderni europei li ammoniva così: se il cristianesimo non avesse fatto irruzione nella storia «la maggior parte di voi non avrebbe imparato a leggere e gli altri leggerebbero papiri scritti a mano». E ancora: «Senza una teologia affidata alla ragione, al progresso, all' uguaglianza morale, il mondo intero sarebbe oggi più o meno dove le società non europee erano, diciamo, nell' 800: un mondo pieno di astrologi e alchimisti ma non di scienziati. Un mondo di despoti, senza università, banche, fabbriche, occhiali, camini e pianoforti. Un mondo dove la maggior parte dei bambini non raggiunge i 5 anni di vita e molte donne muoiono dando alla luce un figlio. Un mondo che vive veramente in "secoli bui"». L' uomo contemporaneo, credente o no, deve tutto al cristianesimo. Eppure lo disprezza e volendo escludere la fede, rischia di perdere la ragione. E di suicidarsi. 

Forza Italia, ecco tutta la verità Che veleni tirano tra i big: chi dice cosa

Forza Italia e Berlusconi, tutti i veleni tra i big: cosa pensano Romani, Brunetta, Santanchè & co.





In Forza Italia si allarga il fronte degli scontenti. Adesso affiora anche il malessere di Paolo Romani, stanco di essere in un «partito diviso e litigioso». In realtà il dissenso del presidente dei senatori azzurri non è cosa nuova. Risale ai giorni del Quirinale, alla rottura del patto del Nazareno e alla rappresaglia forzista sulle riforme. Un testo a cui Romani ha contribuito e che Silvio Berlusconi alla fine ha archiviato come «deriva eversiva». Per non parlare di Renato Brunetta: «Oramai siamo riconosciuti solo per i litigi», si sfoga Romani parlando alla convention azzurra di Milano, «i peggiori di noi vanno in tv solo per dire stupidaggini, dalle intransigenze stile Brunetta alla melassa a cui appartengo...». Immediata la replica del capogruppo alla Camera: «Meglio intransigenti che inesistenti!».

Le parole di Romani levano il tappo. L'ex ministro dello Sviluppo economico ha da dire anche sulla classe dirigente («Ci vuole un criterio di selezione ragionevole e razionale») e sugli alleati: «Salvini dice cose terrificanti, Alfano è il servo sciocco di Renzi». Bisogna darsi una mossa e lui prova a scuotere il partito: «Non va bene nulla» e da questa consapevolezza «bisogna ripartire». Romani incassa l'applauso di Osvaldo Napoli: «Forza Italia non può andare avanti contando da un lato gli inchini e dall' altro le risse. Mi chiedo se un partito possa affidare le proprie speranze di futuro a un manipolo di funzionari del tutto estranei alla politica». Nella polemica si butta ovviamente anche Raffaele Fitto: «Le parole di Romani sono realisticamente pessimiste, e mi chiedo: si aprirà una riflessione davvero libera in Forza Italia?». Non solo lo sfogo del presidente dei senatori azzurri. C'è anche Mariastella Gelmini che propone le primarie per la scelta del sindaco di Milano. «Un tema», ricorda Fitto, «che mi ha procurato attacchi inauditi. Spero», conclude, «che non si farà finta di nulla e non si prosegua con epurazione, esclusioni e commissariamenti».

Bene «la presa di coscienza che in Forza Italia ci sono dei problemi», dichiara Daniela Santanchè, «fare gli struzzi, mettere la testa sotto la sabbia, significa solo non volerne prendere atto, dunque non volerli risolvere». Il partito deve «tornare compatto», cosa che può succedere «se si apre un dibattito franco». La presa d' atto che le cose non vanno potrebbe facilitare una mediazione con i fittiani, dice Altero Matteoli. Il quale nega di aver litigato al telefono con Berlusconi: «Gli ho solo detto che non condividevo la circolare della senatrice Rossi», quella che impone un limite ai mandati dei consiglieri regionali. Berlusconi? Dopo giorni di silenzio, Silvio si manifesta telefonicamente alla convention milanese di Forza Italia. Annuncia che il riscatto del centrodestra partirà proprio da lì, dalle elezioni per il sindaco: «Ricordiamoci che a Milano, in Lombardia e in Italia noi siamo la maggioranza vera, naturale. Il 50% degli italiani che dichiara di non voler andare a votare non è di sinistra, è composto da moderati come noi che sono disgustati da questa politica e da questi politici». Il Cavaliere attacca Renzi («Purtroppo ha dimostrato che mira soltanto ad occupare il potere, la sinistra cambia faccia ma non la sua sostanza»), ma poi glissa sulle polemiche interne a Forza Italia. Preferisce parlare alla base del partito. Invita i militanti a essere «capillari», parlando ovunque, «a casa, nei posti di lavoro, al bar, in parrocchia», per spiegare «i nostri programmi e la necessità assoluta che i moderati tornino a fare sentire la loro voce». Berlusconi rimane in Brianza. Poca comprensione per i tormenti dei suoi dirigenti, zero voglia di affrontare le questioni di partito, ancor meno di correre dietro agli alleati per chiudere la trattativa in vista delle Regionali. In queste ore avrebbe dovuto incontrare Matteo Salvini: «Si sono sentiti al telefono», informa Giovanni Toti. Circostanza smentita dal segretario leghista: «Anche se tutti dicono che siamo sempre lì per incontrarci...».

Quegli inquietanti pizzini per Renzi: "Sembri il Duce, il Cav e Craxi..."

Matteo Renzi, le bordate da sinistra: per Landini è peggio di Berlusconi, a Pansa ricorda Mussolini. E Padellaro: "Ricordati di Craxi"





"Renzi? Sta mettendo in pratica le indicazioni che venivano dalla lettera della Bce e sta proseguendo come i governi precedenti Monti e Letta e anche con un peggioramento rispetto al governo Berlusconi". A dirlo è il segretario Fiom Maurizio Landini: sì, per lui Matteo Renzi è pure peggio di Silvio Berlusconi. Il dato più significativo è proprio questo: prima ancora di Matteo Salvini e dei leghisti, forse le critiche più dure al premier nonché segretario del Pd arrivano proprio da sinistra. 

Pansa: "Renzi, l'Italicum e il Duce" - Ad esempio Giampaolo Pansa, firma storica del giornalismo progressista e oggi editorialista di Libero ma sempre spirito autonomo e controcorrente, lo ripete da tempo. A Renzi per ora manca ancora un balcone, la il parallelo con il Duce è concreto e preoccupante. Pansa lo ha ribadito anche su Libero di domenica 29 marzo: Renzi, scrive, "si propone di diventare il padrone politico dell'Italia". E i paragoni con i leader del passato si sprecano: "E' un impasto originale del bullismo fiorentino e dell'astuzia che ha sempre connotato i cervelli della città gigliata. No, è un figlioccio di Silvio Berlusconi, il Royal Baby descritto da Giuliano Ferrara. Macché, è quasi un gemello di Benito Mussolini. Lo dice la voglia spasmodica di una nuova legge elettorale super maggioritaria, l'Italicum, un desiderio ritornato prepotente in questi giorni". Secondo Pansa è questo il parallelo più calzante: "Anche il capo del fascismo voleva una legge elettorale all'incirca per la stessa ragione che muove Renzi". Le elezioni del 1924 che videro il Listone fascista demolire le opposizioni democratiche nasce proprio dalla volontà di Mussolini di togliere spazio e voce a socialisti, comunisti e popolari per controllare in toto il Parlamento. Più o meno, nota con inquietudine Pansa, la stessa ambizione di Renzi sia pur per esigenze che non sono sete di totalitarismo ma semmai volontà di controllo di tutta la catena decisionale. Il premier del "fare" che non tollera le lungaggini della burocrazia parlamentare e la palude dei confronti politici. L'errore che commise Mussolini nonostante molti consiglieri l'avessero messo in guardia dal rischio insito nel monopolio del Parlamento. 

Padellaro: "Matteo come Bettino. Occhio che..." - Berlusconi o Mussolini? Antonio Padellaro sceglie un altro riferimento. L'ex direttore ed oggi editorialista del Fatto quotidiano fa il nome di Bettino Craxi partendo da una suggestiva, inquietante citazione: "Si vedono uomini cadere da un'alta fortuna a causa degli stessi difetti che li avevano fatti salire". Secondo Padellaro l'ascesa del leader socialista e del rottamatore ha notevoli punti di contatto: "Il congresso dell'acclamazione, l'esibizione del potere, la calca dei cortigiani, la ressa dei postulanti, il partito nuovo degli emergenti e del made in Italy". Come sta accadendo nel Pd e con la componente più di sinistra di esso, "ciò che restava dell'antico socialismo dei valori e della testimonianze fu bruscamente emarginato. Ero presente al famoso congresso di Rimini del 1982 quando Craxi dopo aver lanciato lo slogan Cambiamento (ma guarda un po'), nell'apoteosi degli applausi, dei garofani agitati al cielo, nella calca delle televisioni impazzite, stretto tra mille fans, invocato da nani e ballerine viene avvicinato da un signore anziano che timidamente prova a mormorargli: Bettino sono un vecchio compagno.... E lui sarcastico e tra le risate della corte: Che sei vecchio lo vedo. Forse fu lì che cominciò la discesa". Insomma, tra Matteo e Bettino ci sono "la stessa presa di potere del partito con un blitz che non farà prigionieri. Lo stesso scontro interno con una sinistra interessata unicamente alle proprie rendite di posizione e che il giovanotto prima divide e quindi incamera. La stessa immagine di un partito ringiovanito, di una forza nuova, rinnovatrice che entra in campo sgomitando e scalciando. Poi, la stessa rapida conquista di Palazzo Chigi. Lo stesso disprezzo per il Parlamento retrocesso a ente inutile. La stessa corsa a salire sul carro del vincitore. La stessa sudditanza dei giornaloni. Lo stesso disegno per mettere sotto controllo la Rai. La stessa guerra alla Cgil. Lo stesso spirito d'intesa con la Confindustria. Allora, il taglio di 4 punti della Scala mobile. Oggi, la modifica dell'art. 18". E poi il colpo finale: "Lo stesso asse di potere con la destra. C'è molta differenza tra il Caf di Craxi con Forlani e Andreotti e il patto del Nazareno di Renzi con Berlusconi?". Come sia finito Craxi, nota Padellaro, è noto: nello stesso turbine di corruzione che avvolge ancora oggi l'Italia.

Stravince Sarkozy, bene la Le Pen: "I francesi mandano a casa Hollande"

Francia, secondo turno amministrative: stravince l'Ump di Sarkozy, Hollande e socialisti demoliti. Marine Le Pen: "Front national al 40%"






Ora è ufficiale: Nicolas Sarkozy è tornato. L'Ump, il partito conservatore dell'ex presidente francese, ha vinto il secondo turno finale delle elezioni locali transalpine. In attesa dei risultati definitivi, tutti gli exit poll assegnano a Sarkò tra i 66 e i 70 dipartimenti. Sconfitto, ma in crescita, il Front National di Marine Le Pen, che potrebbe aver ottenuto fino a due dipartimenti. Confermata la débacle dei socialisti di François Hollande, successore di Sarkozy all'Eliseo, già pesantemente battuti al primo turno e che ora dovrebbero perdere circa metà dei 61 dipartimenti guidati fino a oggi. "Questa sera la destra repubblicana ha vinto le elezioni dipartimentali, è incontestabile. La sinistra, troppo dispersa, troppo divisa al primo turno, è in netto regresso", è l'autocritica del premier Manuel Valls. 

Sarkozy: "I francesi hanno mandato a casa Hollande" - Esulta, come ovvio, Sarkozy che ora punta forte a tornare di nuovo presidente: "L'alternanza è ormai avviata e niente la fermerà". "E' il risultato della campagna attuata da mesi dai candidati. Questo risultato supera di gran lunga le considerazioni locali. Il disconoscimento nei confronti del potere è senza appello. Mai un potere in carica aveva suscitato una tale sfiducia. E' un fallimento a tutti i livelli", è l'attacco del leader dell'Ump a Hollande. "Senza unità, niente sarà possibile in futuro - ha proseguito l'ex presidente -. Accelereremo la preparazione di un progetto realistico. Si apre una nuova tappa. Rinasce la speranza per la Francia. So che il cammino sarà lungo e difficile". 

La Le Pen: "Front National al 40%" - Soddisfatta, nonostante tutto, anche la Le Pen: "Il secondo turno vede una forte progressione del Front National. Siamo intorno al 40%. Dei risultati in progressione molto alta. Partivamo con molto svantaggio, un solo eletto uscente su 4mila... A questo si è aggiunta una campagna amara". "L'obbiettivo si avvicina - conclude la leader della destra anti-euro francese -: arrivare al potere. Disponiamo ormai di una moltitudine di eletti locali dappertutto in Francia, che aiuteranno nelle vittorie future". Quello del secondo turno, avverte, è un "risultato eccezionale, sarà la base delle vittorie di domani".

domenica 29 marzo 2015

Grande Vettel e super Marchionne La Ferrari torna a vincere dopo 2 anni

Formula 1, la Ferrari di Vettel trionfa a Sepang






Sebastian Vettel trionfa nel Gp di Malesia e riporta la Ferrari sul gradino più alto del podio dopo quasi due anni. Il pilota tedesco si impone davanti alle due Mercedes del campione del mondo in carica e leader iridato l’inglese Lewis Hamilton e del connazionale Nico Rosberg. Quarto posto per l’altra Rossa del finlandese Kimi Raikkonen che precede le due Williams del brasiliano  Felipe Massa e del connazionale Valtteri Bottas. A completare la top ten le due Toro Rosso dell’olandese Max Verstappen e dello spagnolo Carlos Sainz jr e le due Red Bull del russo Daniil Kvyat e  dell’australiano Daniel Ricciardo.

La gioia - "Grazie mille ragazzi, dai, forza Ferrari". L’urlo liberatorio all’arrivo di Vettel che firma il quarantesimo successo della sua carriera il primo alla guida del Cavallino rampante, dopo na gara durissima disputata con un caldo e un’umidità asfissianti. Con questo successo il quattro volte campione del mondo avvicina anche Hamilton in vetta al mondiale, l’inglese guida con 43 punti e il  tedesco insegue a meno tre. Al semaforo verde partenza regolare con Hamilton che precede Vettel e Rosberg. Sfortunato Raikkonen che buca un pneumatico per una ’pizzicatà da parte della Sauber di Felipe Nasr dopo pochi metri, il finlandese è costretto a fermarsi ai box al termine del primo giro, ripartendo dall’ultima posizione. Al quarto passaggio va fuori Verstappen ed entra la safety car sconvolgendo le strategie, Hamilton  decide di montare le gomme dura a differenza di Vettel che non rientra ai box e passa in testa, davanti alla Force India di Nico Hulkenberg e alla Lotus di Romain Grosjean, una volta che la safety car esce di scena.Hamilton invece riparte sesto e ci mette qualche giro di troppo per  risalire, il 30enne di Stevenage torna al secondo posto alla decima tornata ma intento il 27enne di Heppenheim gli ha guadagnato dieci secondi e mantiene inalterato il vantaggio fino al diciottesimo giro quando rientra ai box per il cambio gomme.

Marchionne - Un trionfo del presidente Sergio Marchionne che si è detto convinto che la Ferrari sarebbe tornata a vincere "anche prima del 2018". La situazione della Ferrari non era buona quando sono arrivato ma gli uomini e le donne della Ferrari in questi quattro mesi hanno fatto un lavoro eccezionale". Ora, "sarà il circuito a dire se siamo competitivi. Saremo alla pari con la Red Bull quando andremo sul circuito, non mi voglio sbilanciare né essere critico. Andiamo in pista e vediamo, i piloti sono gasati, vedremo", aveva detto. I fatti gli hanno dato ragione. 

Quel muro della vergogna che imbarazza la Moretti: la faccia di Alessandra e il porno-manifesto

Veneto, spunta il manifesto porno accanto a quello di Alessandra Moretti e si scatenano i leghisti






A sinistra il manifesto di Alessandra Moretti, a destra - chissà se affisso prima o dopo - quello di un imperdibile spettacolo osè con un tre giovani "artiste" che posano ammiccanti. A diffondere il muro un po' imbarazzante per la candidata Pd è stata la pagina Facebook "Matteo Salvini leader" seguito da Luca Morisi, spin doctor della comunicazione del leader leghista. "Involontarie simmetrie" ha scritto Morisi che ha poi aggiunto l'hashtag #iostoconzaia. Pioggia di like per il muro dell'infamia, tra i quali anche quello del senatore leghista Gian Marco Centinaio e un fiume di commenti scatenati dei leghisti: "In effetti - si legge in un commento - Questa è l'unica cosa che potrebbe venirgli bene..." anche se qualcuno ha dubbi anche su questo.

Pansa butta Renzi giù dal balcone "Quando e perché lo faranno fuori"

Giampaolo Pansa a nudo, dalla cugina "con le tette perfette" al libertino Scalfari. E poi Renzi: "Un bluff, vira al nero, gli manca il balcone"






Dalla zia dalle "tette perfette" al libertino Scalfari, fino al Renzi ganassa che vira al nero. Giampaolo Pansa non ha mai avuto paura di andare controcorrente, correndo il rischio di venire etichettato come "traditore" dalla "sua" sinistra come accaduto dopo aver scritto I figli dell'aquila e Il sangue dei vinti sulla guerra civile italiana, gettando una luce cupa su alcuni aspetti della Resistenza. Intervistato dal Fatto quotidiano, l'editorialista di Libero si diverte a smitizzare personaggi, professioni, situazioni ripercorrendo i suoi quasi 80 anni di resistenza. 

La cugina, la mamma, la guerra - Si parte con gli aspetti più intimi e privati, affrontati sempre con burbera ironia.  Il nonno bracciante morto a 38 anni mentre zappava. L giovane zia Carolina, "la ragazza con le tette più belle della città. Mia madre, che faceva la modista, diceva sempre: non c’è nessuna donna, nessuna ragazza che ha delle tette come quelle di zia Carolina. A onor del vero anche mia madre aveva delle gran tette". Poi la giovinezza a Casale Monferrato, in Piemonte, "una città di provincia tutta affacciata sul Po", il padre Ernesto socialista non iscritto al partito e impiegato alle Poste telegrafi, "lo zio Francesco unico comunista dei fratelli", la "miseria più nera" da cui il papà è sfuggito facendo il militare nella Grande Guerra ("L'esercito mi ha dato per la prima volta un cappotto e finalmente un paio di scarponi nuovi - ricordava Pansa senior -. Per la prima volta, sotto l'esercito, ho mangiato due volte al giorno, e c'era sempre un pezzo di carne oppure il baccalà. Ho mangiato il cioccolato, ho bevuto il cognac. E poi, per la prima volta, sono andato a donne nei bordelli militari della Terza armata. La prima volta è stato con una donna di quarant'anni, io ero un ragazzo. Però meglio che niente, mi ha svezzato"). Tra tutte svetta la figura della mamma, "donna pazzesca, forte, energica". Quando un giorno, nel maggio '44, il piccolo Giampaolo e sua sorella sentono il rombo dei bombardieri pensano sia arrivata l'ora della fine. "No, no Giampa – mi chiamava così – non dobbiamo morire, adesso dobbiamo mangiare le frittelle che ho appena cucinato". 

Dalla Stampa a Barbapapà - Giornalista precoce perché spinto dal maestro, Pansa ha trascorso la carriera dal '59 a oggi in tutte le più prestigiose testate italiane: La Stampa con il direttore Giulio De Benedetti (che gli assegnò uno stipendio da 120mila lire al mese per trasferirsi a Torino), al Giorno chiamato dall'(allora) amico Giorgio Bocca, al Messaggero, al Corriere della Sera con Piero Ottone. Infine nei santuari di sinistra, Repubblica prima e l'Espresso poi. Con Scalfari "ci sono stato la bellezza di 16 anni. Dopodiché ne ho fatti altri 17 all'Espresso: 33 anni con quelli lì". "La grande lezione di Scalfari è che il direttore di un giornale, specie di un giornale che ha bisogno di crescere, deve pensare al giornale 24 ore al giorno. E deve viverci dentro almeno 12 o 13". Una volta Barbapapà predicava il giornale libertino, in grado di sconfessarsi e smentirsi. Oggi invece "è diventata una caserma, siamo al servizio militare portato all'estremo". Un po', forse, come vorrebbe Matteo Renzi e il suo partito della nazione. 

"Renzi? Gli manca solo il balcone" - E proprio a Renzi è riservata la parte finale dell'intervista. "Anche lui vorrebbe ridurci al pensiero unico, ma non ci riuscirà perché gli italiani sono anarchici, e gli piace essere comandati da un uomo dal polso duro. Però poi si stufano". "Il premier è un bluff - prosegue Pansa -: purtroppo nella palude, nel vero senso della parola, della politica italiana di oggi lui giganteggia. È il nuovo leader della destra, lo dico in questo ultimo libro che è uscito per Rizzoli, La destra siamo noi. Deve solo imparare a fare i discorsi da un balcone... E' arrogante, disprezza chi non la pensa come lui. Renzi è un parolaio bianco, speriamo non diventi nero. Circondato da troppe persone inesperte, amici degli amici degli amici. In politica la forma è sostanza. Mi ricorda una vecchia battuta su cui Forattini aveva costruito una vignetta, che diceva Quando il sole è al tramonto anche l’ombra del nano si allunga: il disegno riguardava Fanfani. Però pensaci un po' bene: quando il sole è al tramonto anche l'ombra del nano si allunga...". Il tempo di Renzi però non è infinito: "E' vero che gli italiani sono un popolo un po' anarchico, non amano ubbidire, gli piace essere comandati e possono anche fingere di obbedire, però in fondo non gli va: è una cosa che Renzi non ha ancora capito. La gente è stufa dei politici ganassa, vedremo cosa succederà quando gli italiani si renderanno conto che la grande ripresa non c'è, che soprattutto sta nascendo un modo di far politica accentratore... Ma scusa, questo è andato dal presidente della Repubblica a dire: adesso tengo io l’interim del ministero delle Infrastrutture. Ma siamo pazzi?"

Il giallo degli sms della sera del dramma L'inchiesta sulla morte di Pino Daniele

Pino Daniele, l'inchiesta sulla morte del cantante





I pm che indagano sulla morte di Pino Daniele sono partiti dagli sms. Sono partiti da quello che la compagna Amanda Bonini han mandato la sera del primo gennaio scorso al cardiologo di fiducia del cantante morto per l’ostruzione di uno dei suoi bypass. L’inchiesta non vede nessun nome iscritto nel registro degli indagati, ha disposto l’acquisizione dei tabulati telefonici delle chiamate che la coppia ha fatto dalla sera del 31 dicembre. Anche le mail del cantante saranno vagliate dagli inquirenti che hanno già provato a fare una ricostruzione. E’ la notte di Capodanno quando Daniele comincia a sentirsi male. Amanda allora manda un messaggino - secondo la ricostruzione riportata dal Corriere della Sera - al cardiologo di fiducia dell’artista. “Buonasera Achille, Pino mi preoccupa perché è diverso tempo che ha dolori alle spalle. Non sta bene.... Fammi sapere se posso portarlo nei prossimi giorni, anche domani se ci sei”. Il medico risponde. “Sentiamoci ogni quattro ore”. Amanda poi insiste per portare Pino Daniele in ospedale, il cardiologo risponde: “Sono fuori, torno domenica”. Ma al mattino il cantante sembra stare meglio fino alla sera del quattro gennaio, quando i dolori si acutizzano e il cantante vuole andare a Roma per farsi visitare. Da qui la decisione di salire in auto e di fare due ore di auto, dalla Toscana dove si trova fino a Roma.

Landini in piazza per il corteo anti-Renzi "Abbiamo più consensi del suo governo"

Roma, primo corteo per la Coalizione sociale di Maurizio Landini: "Abbiamo più consenso del governo di Matteo Renzi"





Il corteo organizzato a Roma da Maurizio Landini è di fatto l'esordio della nascente Coalizione sociale, il soggetto politico per tanti aspetti ancora sconosciuto lanciato dal sindacalista della Fiom. Più che una manifestazione di piazza, questo per Landini può diventare il primo esame politico, un modo per contare le forze effettive che lo appoggiano e convincere quei partiti della frastagliata sinistra che ancora non sanno che fare da grandi. Per unire, Landini punta tutto sulle bordate a Matteo Renzi: "Oggi inizia una nuova primavera - ha detto a corteo appena partito - Renzi stia tranquillo che noi abbiamo più consensi del governo".

Polemica - Dalla Cgil la stessa Susanna Camusso aveva rimproverato al leader della Fiom di voler fare politica con un partito. Landini ha incassato, sapendo che senza il sostegno del sindacato va poco lontano. E ringalluzzito dalla giornata di manifestazione ha rilanciato: "In questo Paese tutti fanno politica e questa teoria che il sindacato non fa politica è una sciocchezza. Se il sindacato proclama uno sciopero contro il governo non è un atto politico?"

Ecco la clamorosa idea di Berlusconi: Mara Carfagna leader di Forza Italia

L'idea di Silvio Berluconi: Mara Carfagna leader di Forza Italia





Da una parte ci sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che fondamentalmente farebbero a meno l’uno dell’altro ma che, al momento, hanno bisogno l’uno dell’altro. Sono quindi costretti ad un’alleanza in vista delle Regionale, un’alleanza a “loro insaputa”, come scrive il Corriere della Sera. O loro malgrado. Ma dall’altra parte che quel magma che si muove dentro Forza Italia e, più in generale, nel centrodestra. Per quanto riguarda gli azzurri, c’è il caso “Fitto” con l’ex governatore pugliese che sarebbe pronto allo strappo con i suoi uomini per fondersi con tutti gli insoddisfatti di Ncd e con i delusi da Salvini (con Tosi in testa).

La strategia - Ma c’è anche chi dice che in realtà Berlusconi vuol costringere Fitto a rompere per farlo contare nelle urne, addebitargli la sconfitta nelle urne. C’è poi quella voce sul gruppo autonomo di Verdini ma, secondo quanto scrive il Corriere, si tratterebbe di una mossa per mantenere un “ponte” con Renzi. Berlusconi si tiene stretto i pochi fedelissimi e, tra questi, c’è Mara Carfagna che scrive Francesco Verderami, il Cav vorrebbe al vertice del partito per dare un segno concreto del cambio generazionale. 

L'intervista al senatore Barani: "Qui si sniffa, vi dico chi sono i drogati"

Lucio Barani: "Tanti senatori sniffano cocaina"


Intervista a cura di Barbara Romano 


Lucio Barani da Aulla, classe 1953, senatore iscritto al gruppo delle Grandi autonomie e libertà. Socialista più craxiano di Craxi, come certificano i suoi continui pellegrinaggi ad Hammamet («la terra santa degli orfani di Bettino») e il garofano che ammicca dal taschino. Ha appena messo a segno un record: è il primo parlamentare della Repubblica che prenderebbe a sberle la seconda carica dello Stato. Prova a smussare: «No, io non ho detto questo. Ho detto che sono pronto a dare quattro ceffoni a chiunque cita a sproposito Calamandrei e i padri costituenti che ci hanno dato questa Costituzione garantista».

Resoconto stenografico dell’Aula, seduta del 26 marzo. Il senatore Barani rivolto al presidente Grasso: «Credo che anche i suoi genitori le abbiano dato ceffoni, e forse, se gliene avessero dati di più l’avrebbero educata meglio». «Gli ho detto che avremmo dovuto avere un’educazione riformista dai nostri genitori, che avrebbero dovuto darci qualche scappellotto in più. A tutti noi, compreso Grasso. A scopo educativo».

Grasso è maleducato?

«No, ma non è adatto alla politica. Ha fatto il magistrato, quindi è abituato solo a emettere sentenze. E non è in grado di capire quali sono i mali del Paese, la diagnosi e la cura. Il suo ddl anticorruzione aumenta le pene e non risolve niente. È come se dinanzi a un tumore, se non funziona la chemioterapia, il medico dicesse: “Ok, aumentiamo la dose”». 

C’è chi lo fa.

«Da medico le assicuro che così il malato muore. Lo stesso vale per la corruzione: l’aumento sic et simpliciter della pena non guarisce il reato, anzi. Portare la prescrizione a 30 anni ammazza il paziente».

Secondo la sua metafora Grasso è un assassino.

«No, però ragiona da pm. Lui e la politica sono agli antipodi. È come se dicesse: “Siccome ho fatto il capo dell’Antimafia, mi metto a pilotare un aereo”. Un disastro».

Da capo dell’Antimafia qualche competenza in materia Grasso l’avrà pure ottenuta.

«Secondo me lo ha fatto con dubbi risultati. La mafia non l’ha sradicata, anzi è più viva che mai. Di sicuro combina disastri ogni volta che presiede l’aula, perché gli mancano le basi politiche. Non ci si improvvisa legislatori da un giorno all’altro. Lui è un magistrato».

È il fatto che sia un magistrato il motivo per cui le sta tanto sulle scatole?

«Ma no, a pelle mi sta pure simpatico. È un bambinone».

E allora perché lo attacca in modo così duro?

«Perché è un dilettante allo sbaraglio, non è in grado di affrontare nessuna questione politica. S’intende solo di pene, giustizia e repressione. E perché è totalmente asservito alla maggioranza. È un militante del Pd, nelle cui file è stato eletto. Se lui continua a fare come gli pare in aula, chiederò d'istituire una commissione d'inchiesta sui presidenti della Repubblica e su quelli del Senato che, come Grasso, hanno svolto il loro ruolo in modo fazioso, non garantendo le minoranze e i regolamenti»
.
Lei ha presentato emendamento che propone la fucilazione per i rei di corruzione. 

«Proprio perché sono un garantista, nel secondo comma ho scritto: “La pena non può comportare la morte del reo”. Ovvio che la mia era una provocazione, una boutade. Io parlo per parabole, come nostro Signore».

Barani come Gesù.

«Se la corruzione è di così grave allarme sociale fuciliamo tutti i corrotti, no? Come si faceva con i briganti, torniamo indietro di 150 anni. La mia era una presa in giro per dire che i processi dobbiamo farli subito, su-bi-to! Non possiamo lasciare uno venti anni a bagnomaria, scherziamo? È anticostituzionale».

Craxi, il suo mentore, fu condannato per corruzione. Lo vuole vendicare? 

«Craxi era innocente per davvero. Mentre i magistrati sono gli unici in Italia che non pagano mai per i loro errori. Hanno in mano la vita delle persone, io li sottoporrei a visite psicoattitudinali. Per estirpare la corruzione ci vorrebbero degli statisti, non degli ubriaconi. È come dare l’Avis in gestione a Dracula. Non abbiamo messo Poletti, il capo delle coop rosse, al minist
ero del Lavoro? Lo stesso vale per Grasso».

Che c’entra adesso Poletti?

«Poletti al Welfare ovviamente farà gli interessi delle coop. E se metti il capo dell’Antimafia alla presidenza del Senato, cosa farà? Vorrà inquisire tutti, no?».

Lei in Senato ha anche detto: «In quest’Aula c’è chi si droga». A chi si riferiva?

«C’è gente che soffre di cretinismo politico, poi tira di coca e viene in Aula a blaterare».

Ci sono senatori che pippano cocaina?

«Certo. Ce ne sono tanti. Io sono medico, ho fatto diagnosi per molti anni. Basta che li guardi negli occhi, so riconoscere le pupille di chi sniffa. Poi chiedono la parola e parlano a sproposito».

In quali partiti sniffano di più?

«In quelli di nuova formazione, dove dilaga il cretinismo politico. La colpa non è solo della impreparazione, ma anche dell’assunzione di sostanze stupefacenti».

Ci pensa uno straniero a salvare l'Italia Contro la Bulgaria è 2-2, l'ira di Conte

Nazionale, Eder salva l'Italia contro la Bulgaria finisce 2-2





Strappa un pareggio a Sofia una Nazionale italiana sprecona e sciupona. E a evitare la figuraccia ci pensa l'oriundo Eder che trova la seconda rete azzurra dopo aver passato tutto il secondo tempo in svantaggio, ma sempre in attacco. A fine partita la faccia nerissima del ct Antonio Conte dice più di mille discorsi: "Per le occasioni create meritavamo la vittoria su un campo storicamente non semplice - ha detto ai microfoni di Raisport - A me la squadra è piaciuta sotto ogni punto di vista, abbiamo raccolto il minimo ma sono comunque soddisfatto". La maschera di ghiaccio del tecnico non cambia quando il discorso passa alle polemiche sull'infortunio di Claudio Marchisio: "No - ha risposto lapidario - fate voi le vostre considerazioni". In conferenza stampa ha poi detto: "Nella vita ho sempre lavorato, l'unica cosa che chiedo è che mi si lasci in pace. Mi faccio scivolare tutto, ma non le affermazioni subdole: io ho una memoria da elefante".

I gol - L'Italia sembrava essere partita con il piede giusto quando al 3' su cross dalla sinistra di Antonelli, c'è Minev a intercettare al centro in anticipo su Zaza con il rimpallo che beffa il bulgaro mandando la palla in rete. Si arriva all'11' per il pareggio della Bulgaria con una palla in verticale sulla quale Bonucci buca letteralmente l'anticipo, Popov frega tutti e si porta avanti per pochi metri facendo partire un destro preciso sul palo più lontano, 1-1. Sei minuti dopo è ancora la Bulgaria a dettare i tempi, la difesa azzurra si fa prendere controtempo sul passaggio filtrante di Popov su cui Milanov crossa per la testa di Mitzanski: è il 2-1. Nella ripresa si gioca solo contro la porta dei padroni di casa, con gli azzurri che sprecano l'impossibile con Immobile - c'è anche una traversa di Popov - e Gabbiadini. Al 37' Chiellini appoggia in profondità, Eder spalle alla porta stoppa si gira fa un passo e piazza il destro a giro sul palo lontano con un colpo di biliardo dei suoi. 2-2 che non si sblocca neanche nei 4' di recupero.

Girone H - Goleada in casa della Croazia contro la Norvegia. Finisce 5-1 per i biancorossi con i gol di: Brosovic, Perisic, Olic, Schildenfeld e Pranjic. Gol della bandiera norvegese invece per Samuelsen. Vince anche l'Azerbaigian con Malta (2-0), con i gol di Huseynov e Nazarov. La classifica: Croazia 13 pt, Italia 11, Norvegia 9, Bulgaria 5, Azerbaigian 3, Malta 1. Il 12 giugno si giocherà il prossimo turno, l'Italia potrà puntare al primo posto del girone nello scontro proprio contro la Croazia. La Bulgaria andrà invece a Malta e la Norvegia ospiterà l'Azeirbagian.